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Bancale

Frontiera

Il primo disco dei Bancale - un assaggio delle loro sonorità lo abbiamo avuto dall'omonimo ep uscito nel 2009 - finalmente regala una rappresentazione più organica del progetto, decisamente sopra le righe, del gruppo bergamasco che, tra lamiere e letteratura, è senza dubbio una tra le realtà più originali del nostro panorama musicale. Tutti i brani sono infatti caratterizzati da un gusto personale nel declinare generi e riflessioni. Randagio, il brano che apre Frontiera, è di forte impatto e introduce la tematica che pervade tutto il disco: una certa lapidaria presa di coscienza nel relazionarsi alla frontiera, al luogo-non-luogodell'oltre, calata in un contesto reale, provinciale (nella dimensione più umana) e quotidiano. In questa prima canzone recitato sofferto di Luca Barachetti è violento, impertinente nello scandire parole e immagini con un gusto che lo rende inconfondibile e si adagia sul rincorrersi di strumenti (anche inusuali se si pensa alle lamiere) arricchiti dalla chitarra dell'ecclettico Xabier Iriondo degli Afterhours (ma anche NoGuru, Uncode Duello, The Shipwreck Bag Show e molto molto altro), produttore - insieme alla band - di questo album. In Un paese è un sussurro malato a guidare chi ascolta in una introspezione cullata dai suoni e da una elettronica disarmante e perfetta affidata, questa volta, a Iriondo.

Nell'inquietudine nostalgica di Lago del tempo, un brano lungo, d'atmosfera, vengono dipinti paesaggi sonori stranianti che accolgono parole infuocate e pregnanti «trilobiti (granulazioni e scheletri)/la tua paura in migliaia di anelli/tutto quello che vedi è già pietra». Si accentuano le sonorità più violente nelle prime battute di Corpo (giorno che scorno) per poi rarefarsi e dissiparsi in una rincorsa folle e inusuale riconducibile ad un post-punk dal sapore decisamente "Bancale". Il suono di una lamiera rassegnata guida le prime note di Calolzio che si manifesta in una sorta di narrazione tanto vera da apparire surreale, mentre ormai nell'ascolto si è quasi presi per mano dal recitato quasi ineluttabile, interrotto in Frontiera - il primo singolo - solo per lasciare alle percussioni il compito di manifestare significati altrimenti impossibili: il risultato è un brano intenso e spiazzante. Megattera scava con sonorità e sentenze negli ambiti più reconditi di un noise che si fonde con una lirica che è tra le migliori dell'album in una conclusione che si fa ossessivamente ripetitiva.

Un testo e un tessuto sonoro incalzanti fanno di Catrame - regno di chitarre e percussioni - uno dei brani più belli dell'album, seguito da Cavalli forte di immagini descrittive, quasi nauseanti, nella continua riflessione sulla fine e sulla vita in un susseguirsi di rimandi allegorici con ritmi rallentati che si lascia arricchire nel finale da un recitato di Pasolini.

Sorprende proprio fino alle ultime battute questo bel Frontiera, lasciando a Suonatore Cielo, una ballata lieve - ma feroce - in cui il recitato in certi tratti si fa anche cantato, una conclusione inaspettata.

Un esordio coraggioso, ma ben consapevole, originale e davvero ben riuscito... da ascoltare e riascoltare nella scoperta di altro anche negli angoli - sonori e lirici - più reconditi di ogni canzone. 

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In dettaglio

  • Produzione artistica:  Xabier Iriondo e Bancale
  • Anno: 2011
  • Durata: 46:00
  • Etichetta: Ribéss Records / Fumaio Records

Elenco delle tracce

 01. Randagio

02. Un paese 03. Lago del tempo 04. Corpo (giorno che scorno) 05. Calolzio 06. Frontiera 07. Megattera 08. Catrame 09. Cavalli 10. Suonatore Cielo  

Brani migliori

  1. Randagio
  2. Lago del tempo
  3. Suonatore Cielo

Musicisti

 Luca Vittorio Barachetti: parole e voce Fabrizio Colombi: percussioni e lamiere Alessandro Adelio Rossi: chitarra, elettronica, harmonium