Raffinato, etereo, jazz, con momenti importanti di canzone d’autore. Così appare all’ascolto Il biciclettista, secondo lavoro di Fiumanò Domenico Violi dopo “Ero jazz e non lo sapevo” del 2005. Innegabile la forza comunicativa di Violi, ricca di sfumature swinganti che però non sovrastano mai le atmosfere complessive dell’album, fatte di morbidezze, sospiri, immagini soft colme di sentimenti d’amore ma anche di malinconie e umori mutevoli. L’uso sapiente del pianoforte e della fisarmonica producono un continuo saliscendi di rilassatezza e tensione, a cui si aggiungono i contributi dei musicisti coinvolti, dal pianoforte di Luca Scarpa alla tromba di Marco Brioschi. Titolare e strumentisti lavorano tutti insieme per sottrazione, limando i suoni ma anche le parole, che sono sempre dosate al punto giusto e mai sopra le righe. E’ un disco raffinato “Il biciclettista”, che richiede tanti ascolti e una buona dose di attenzione. Come certi grandi film o certe grandi opere d’arte all’inizio risulta poco attraente ma poi esce fuori piano piano, sornione ed elegante. Via via conquista, rapisce, lasciando addosso quel gusto irripetibile che hanno le cose non immediate ma decisamente profonde.

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