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Le capre a sonagli

Il fauno

Il nome del gruppo, i titoli dei brani: ovvio che venga immediatamente spontaneo chiedersi quale sorta di follia collettiva abbia generato il terzo lavoro di questo combo proveniente da Osio Sopra, Le capre a sonagli, ma soprattutto che personaggi siano questi quattro musicisti che, peraltro, sono in giro già da una quindicina d’anni (già come Mercuryo Cromo fino al 2011), e dunque non sono affatto di primo pelo.

Tre lustri di carriera, dunque, passati a scorazzare fra rock, blues, folk, garage-punk, stoner-rock, raccontando storie “psichedeliche”, popolate da personaggi improbabili, punteggiate da esclamazioni irriverenti, il tutto condito da una (in)sana e pazzoide ironia. Si potrebbe discutere sull’approccio lo-fi, che di questi tempi pare essere diventato una sorta di punto di riferimento per i gruppi cosiddetti indie, ed eccepire sul fatto che, secondo alcuni, non renda spesso il giusto merito alle performances strumentali, ma questo rischia di diventare un dialogo fra, e per, addetti ai lavori, e quindi poco funzionale all’ascolto.

Meglio perciò concentrarsi sui brani, ovvero sulle quattro mini-suite che compongono questo lavoro: quattordici pezzi che confermano e rilanciano uno stile maturato negli anni e che si è via via affinato senza perdere però la schiettezza e la spontaneità originaria. La band, da subito, inizia a “giocare” con la propria musica creando atmosfere stralunate, quasi da vaudeville, che paiono uscite da una novella di Lewis Carrol oppure dai fotogrammi di un film che parla di pirati, avventure di mare, osterie, pugni battuti sui tavoli, grandi bevute e risate a piena voce.

E’ interessante anche l’uso della voce che rimane per lo più a metà fra il cantato ed il recitato, proponendo di fatto una sorta di narrazione, o di affabulazione, quasi sussurrata, che dice e non dice, che trasporta l’ascoltatore in mondi fantasiosi senza però offrirne le coordinate precise. Non è facile riuscire a “stare dietro” a questa favola in quattro parti, proprio perché mancano i punti di riferimento; non siamo di fronte ad una vicenda univoca ed i cambi di ritmo e di interpretazione oltre che stupire, spiazzano anche, ed in maniera improvvisa. Un album, Il fauno, che necessariamente dividerà gli ascoltatori: chi ci si immergerà trovandolo sì straniante, ma affascinante; chi si smarrirà invece lungo l’ascolto e, perdendo la strada, fatalmente perderà anche l’interesse a capire come (o se) andrà a finire. Quello che è certo è che comunque questo lavoro non lascia indifferenti ma presuppone un modo di ascoltare la musica che probabilmente non è da tutti.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Le capre a sonagli
  • Anno: 2015
  • Durata: 30:19
  • Etichetta: Appropolipo Records/(R)esisto Distribuzione

Elenco delle tracce

01. Piccolo di Joe Koala:
Celtic
Ciabalè
02. La suite del demonietto:
Tre e 37
Demonietto all’organetto
Serpente nello stivale
Giù
03. … e ci si buttò:
Nonno Tom
Uhaa!
Slow
Pausa pranzo
04. La fuga del cavallo defunto:
Anatra
Bobby Solo
Joe
Goo porpacuttana

 

Brani migliori

  1. Ciabalè
  2. Nonno Tom
  3. Anatra

Musicisti

Stefano Gipponi: voce, chitarra  -  Matteo Lodetti: basso, armonica  -  Enrico Brugali: batteria, percussioni, elettronica  -  Giuseppe Falco: chitarra, banjo, elettronica