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Oteme

Il Giardino Disincantato

Stefano Giannotti tiene corsi di musica sulla storia del repertorio musicale sperimentale del ‘900, e questo è il primo dettaglio importante; gli Oteme sono, per attitudine e strumentazione, un ensemble da camera, altro particolare interessante.
Va da sé che, unendo queste due caratteristiche non può che scaturire qualcosa di sicuramente curioso e accattivante, anche se non certamente non disco, come dire, “easy listening”. E difatti Il Giardino Disincantato, debutto di questo gruppo radunato dal polistrumentista lucchese, è un disco che al primo ascolto può davvero risultare non solo complesso, ma anche ostico.

Testi a tratti surreali che, probabilmente, se scritti in inglese verrebbero considerati avanguardistici ed anche ricchi di suggestioni derivanti dal rock psichedelico della fine degli anni ‘60 nonché dal successivo rock progressivo di settantiana memoria, mentre in italiano, forse perché più facilmente comprensibili dal punto di vista sintattico, possono suonare “strani”.
Certamente, anche ad un ascolto superficiale, le tracce di musica “da camera” sono pressochè inesistenti, mentre molto ben presenti, specie per chi ne conosce i suoni, sono le sperimentazioni di King Crimson e Soft Machine, qualche traccia del minimalismo di Cage e spunti, perché no, del free jazz di Archie Shepp, avanguardistici ma che non si spingono mai verso le realizzazioni più estreme di Ayler o dell’ultimo Coltrane.

Non mancano, né poteva essere altrimenti considerando il fatto che buona parte degli strumenti sono acustici, richiami precisi al mondo del folk: Dal recinto, ad esempio, o anche Palude del diavolo, sono ballate agresti che avrebbero potuto tranquillamente essere inserite in un album di Anthony Phillips o dei primissimi Genesis.
Il clima che si respira è quello di un approccio musicale artigianale, ma nel senso alto del termine, ovvero effettuato sperimentando nel modo più completo possibile le potenzialità di questi strumenti anche, e soprattutto, oltre i loro confini naturali, spingendosi verso un’avanguardia acustica che, questa si in modo chiaro ed inequivocabile, si riallaccia concettualmente alle sperimentazioni (elettriche) del primo progressive, quello a cavallo fra la fine degli anni ’60 e la prima metà degli anni ’70. La title track dell’album Il giardino disincantato ne è un esempio chiarissimo.

L’atmosfera risulta davvero decisamente rilassata, mai plumbea, mai angosciante, per una serie di brani che dipingono con lievità quadri dai colori morbidi, che tangibilmente richiamano immagini di campagna, di colline; eppure la carne al fuoco è tanta, perché queste immagini vengono “inquadrate” in modi sempre differenti, ed il caleidoscopio che ne risulta ha un bel sapore di “antico”, di legna che arde, magari di pioggia che cade, ed anche questo, perché no, è un modo per fare poesia…

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Stefano Giannotti, Oteme
  • Anno: 2013
  • Durata: 61:35
  • Etichetta: EDD Strapontin(s)/ Ma.Ra.Cash

Elenco delle tracce

01. Mattino
02. Caduta massi
03. Dal recinto
04. Palude del diavolo
05. Tema dei campi
06. Ed io non c’ero
07. Dite a mia moglie
08. Il giardino disincantato
09. Sopra tutto e tutti
10. Per mano conduco Matilde
11. Terre emerse (Bolero primo)

Brani migliori

  1. Dal recinto
  2. Il giardino disincantato
  3. Sopra tutto e tutti

Musicisti

Valeria Mazzocchi: flute, piccolo, vocals  -  Nicola Bimbi: oboe, english horn  -  Lorenzo del Pecchia: clarinet, bass clarinet  -  Maicol Pucci: trumpet, flugelhorn  -  Stefano Giannotti: lead voice, classic guitar, electric guitar, banjo, componium, harmonica, synth, teponatzli, metallophone, plastic bottle  -  Valentina Cinquini: harp, vocals  -  Emanuela Lari: piano, organ, vocals  -  Gabriele Michetti: bass guitar, doublebass, vocals  -  Matteo Cammisa: drums, xilophone, tympani  -  Thomas Bloch: glassharmonica