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Ruben

Il lavoro più duro

Pur essendo un disco difficile da giudicare, da recensire, da raccontare, ci sono cose che meritano di essere segnalate in questo lavoro di Ruben, cantautore veneto, uscito ormai da qualche mese.

C’è una grande cura dei testi, per esempio, che non vuol dire per forza ricercatezza dei termini o una sintassi ostentata, ma piuttosto  una scrittura che riesce a trattare con semplicità e leggerezza tematiche per nulla facili. Ascoltare il Il lavoro più duro vuol dire immergersi in uno spaccato di vita quotidiana che ha come comune denominatore alcune delle professioni con cui tutti i giorni ci troviamo a fare i conti. Le chiamiamo “professioni”, ma forse sarebbe meglio dire che Ruben raccoglie e da’ voce a chi veste i panni e incarna lavori classici, storici, come possono essere l’Avvocato o l’Insegnante, ma si fa’ carico di dare una propria interpretazione a nuove figure che hanno ormai un ruolo preciso nella società moderna. Per esempio l’uomo che cura le Pubbliche Relazioni (“e si crede una star…”) il Disoccupato, che seppur il lavoro non ce l’ha più possiamo ormai considerarlo una professione suo malgrado, così come il Precario che dalla parola precarietà non si riesce più a staccarsi, o la Lucciola (qui più che nuove figure andiamo indietro nella notte dei tempi…) fino al Comico “Lo so ben io che il mestiere più duro è il mio, che la tristezza è una bestia troppo dura da ammaestrare…”), forse il brano più riuscito dell’album. A questi si aggiungono poi riflessioni su ruoli meno scontati, come il Prete (ottima la parte musicale sostenuta dal tocco magico di Michele Gazich, ospite di spicco del disco), l’Addetto delle pompe funebri o il Killer, brano che apre il lavoro.

Una citazione a parte merita Primo Maggio (un sindacalista), brano che è riuscito ad entrare in rotazione su molte radio proprio in “quel periodo” grazie anche al certosino lavoro di ufficio stampa messo in piedi da Davvero Comunicazione, che è riuscito a far coincidere la naturale attenzione mediatica sull'argomento con l'uscita del disco. Si è riusciti così a dare una buona visibilità ad un artista che con le poche poche forze messe in campo (il disco è uscito con Vrec, una piccola ma tenace etichetta veronese, che seppur giovane ha già un catalogo interessante) è riuscito a far parlare di sé anche su circuiti nazionali.

Insomma, un lavoro che è un pout pourri di stati d’animo, di incazzature e di sorrisi amari giocati sempre sul filo dell’ironia. Ma Ruben si guarda bene dal giudicare, lascia che a parlare siano i personaggi stessi, poco aggiunge a quel che tutti sappiamo o immaginiamo si nasconda dietro quei mondi. Ma lo fa con quella leggerezza a cui facevamo riferimento prima, a rischio (a volte concreto) di cadere nella retorica e nel didascalico, ma pur sempre con una buona dose di esperienza cantautorale (Ruben ha già alle spalle una manciata di album) che almeno per la parte letteraria rende il lavoro interessante. Quel che invece non convince, a parere di chi scrive, è la voce (tra i “lavori” più duri, mettiamoci anche quello di dare un giudizio sapendo che non c’è nulla di più complicato che giudicare la musica e le emozioni che trasmette….). Detto questo siamo però consapevoli di come lui sappia utilizzarla al meglio per rendere credibile, in maniera diversa su ogni pezzo, il testo.

Come dire, l’idea generale del disco è valida (e spesso in molti lavori, anche con voci paradisiache, è proprio quello che manca…) e scegliere di raccontare il presente attraverso alcuni “mestieri” (avevamo dimenticato di citare La casalinga, il Camionista, e il “Choosy” di Forneriana memoria) era ed è una chiave su cui è stato possibile costruire un buon progetto musicale. La penna c’è, e come abbiamo visto ci sono anche le idee, siamo quindi a metà dell’opera. Inoltre dobbiamo aggiungere che Ruben negli anni ha stretto parecchie amicizie e collaborazioni, dimostrando di sapersi muovere bene anche come organizzatore e operatore culturale sul territorio, risultando promotore di varie iniziative che si sono svolte in Veneto negli ultimi dieci anni. Sappiamo bene come sia difficile per la nostra società considerare “lavoratore” chi fa’ l’artista, ma Ruben secondo noi ha le idee molto chiare anche in questo senso, anzi lo ha scritto direttamente nel titolo dell’album…

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica:  Ruben
  • Anno: 2012
  • Etichetta: Vrec / Venus

Elenco delle tracce

01. Killer (un assassino a pagamento)

02. Prega per me (un prete)

03. Disoccupato

04. Anche questo è andato (un impresario di pompe funebri)

05. P.R. (pubbliche relazioni)

06. Vinceremo! (un avvocato)

07. Ridere (un comico)

08. Ti racconterò (un insegnante di lettere)

09. L’ozio (intermezzo)

10. Primo maggio (un sindacalista)

11. Bucato (una casalinga)

12. Mammolo (un camionista)

13. Contratto a termine (un precario)

14. Lucciola (una puttana)

 

Brani migliori

  1. Prega per me (un prete)
  2. Ridere (un comico)
  3. Disoccupato

Musicisti

Ruben: voce, chitarra acustica  -  Carlo Poddighe: armonium, chitarra acustica, chitarra classica, mandolino, piano, fisarmonica, batteria, percussioni  -  Bianca Caraman: violino  -  Michele Gazich: violino  -  Marco Pennacchio: violoncello  -  Carmelo Leotta: piano, contrabbasso  -  Stefano Naclerio: sax tenore  -  Carlo Barbieri: sax alto  -  Paolo Malacarne: tromba  -  Cek Franceschetti: dobro  -  Andrea Poddighe: cori  -  Isaia Mori: cori