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Massimo Bubola

Il testamento del Capitano

È davvero una questione importante quella tra Massimo Bubola e la Grande Guerra. Dopo Quel lungo treno (uscito nel 2005), infatti, è ora arrivato un nuovo album, Il testamento de Capitano a raccontare le storie di guerra lontane ormai quasi cento anni nella storia eppure tanto vicine nel ricordo soprattutto delle terre dell’est. Di combattenti realmente sopravvissuti non ve ne sono più per ovvie ragioni anagrafiche, ma le memorie, i ricordi sono passati attraverso i ricordi dei “veci” e dei “bocia” che quella guerra maledetta l’hanno fatta e subita realmente.
Non era tempo dei social media, allora, ma la parola raccontata dai protagonisti, dalle canzoni cantate durante e dopo il conflitto, hanno lasciato il segno nella memoria e nei cuori di molti nipoti e figli di quei combattenti. Così, dopo il precedente omaggio (qui la copertina di quel disco), Bubola ha voluto ritornare sui sentieri di quella guerra raccontare per di quel tempo e di quel dolore, cantando vecchie canzoni ed altre scritte appositamente per questo album. Con i tempi che corrono ci si può chiedere, davvero, che senso ha produrre e proporre un album di questo genere.
Eppure se ben ci pensiamo Bubola con questo nuovo lavoro rimarca ulteriormente l’importanza della memoria, della storia, del ricordo delle fatiche e delle morti giovani ed innocenti. Morti per andare in guerra a poter dire che l’Italia era una potenza europea quando, in verità, gli austriaci avrebbero ceduto le cosiddette terre irredente senza bisogno di guerra alcuna. Ma come sempre c’era bisogno di un po’ di morti per difendere l’onore del Paese. Morti che saranno ben altro che un po’…Bubola, che è un artista fine e di capacità di scrittura ben note, ha avuto la “s-fortuna” di avere in famiglia quelle storie con i prozii Ottorino ed Antonio Bubola  morti proprio nella prima guerra mondiale e ricordato, il primo, con la stupenda Rosso su verde e, quindi non poteva “sottrarsi al dovere” di ricordare a modo suo quello che è stato. Allora ecco il secondo capitolo di questa saga (e pensiamo che, visto che suo padre è stato anche un resistente partigiano, qualche sorpresa potrà arrivare…Eurialo e Niso, impareggiabile canzone sulla resistenza, attende un seguito…).

Come dicevamo, in questo lavoro Bubola (qui in una foto con a fianco il fido Enrico Mantovani scattata da Andrea Furlan) mescola canzoni/canti dell’epoca (come non citare proprio Il testamento del Capitano, una delle canzoni simbolo di quel conflitto e memoria degli anni a venire) insieme a canzoni inedite come Neve su neve, con immagini piene fatica, di paura, di dolore, di speranza; con le parole che si aprono all’infinito della speranza e dell’amore. Oppure Da Caporetto al Piave che è una canzone cinematografica straordinaria nella quale si “vede” la disfatta italiana di Caporetto (oggi è territorio Sloveno e porta il nome di Kobarid).
Una straordinaria canzone che racconta, anche in maniera geografia, quegli eventi drammatici e quelle storie ignote che hanno colpito migliaia di famiglie italiane. Il ritmo è lento, morbido, senza ansia, mentre racconta di una sequela di morti, di sconfitta, di disfatta. Un incedere lento, come una ritirata dimessa e nel silenzio della vergogna. Vergogna non certo dei soldati ma dei comandi militari inetti, capaci solo di mandare i carabinieri (vergogna!) nelle retrovie a sparare addosso a coloro che si ritiravano dalle prime linee, incalzati dai sodati tedeschi. Vita di trincea è un altro brano di straordinario impatto che ha al suo interno tutta la visionarietà della scrittura buboliana dove emerge tutto il campionario della vita e della morte in trincea (qui un'immagine presa da una foto d'epoca).
Lo sguardo è su tutti gli angoli di una trincea e tutto si manifesta con immagini che potrebbero essere le ultime di una vita giovane e già, forse, giunta al suo culmine e termine ed alla fine, dopo tante immagini di guerra il cielo si spegne e non sappiamo se mai più si alzerà. Il dolore che si accompagna ad una canzone così intensa viene appaiato da Sui monti Scarpazi, una canzone tradizionale piena di dolore e di rincrescimento per la vita giovane fuggita per sempre. Cantata dalla bella voce di Lucia Miller (alla seconda voce c’è Bubola) questa canzone, con l’arrangiamento musicale con la quale è stata proposta, arriva direttamente al cuore di chi ascolta e non lascia scampo alla malinconia ed allo struggimento nell’ascoltare il dolore per una storia di morte senza ritorno.

Altra canzone della storia patria è La tradotta, struggente immagine della morte che incombe sulla gioventù di quegli anni. Senza scampo il viaggio nella tradotta (qui una foto d'archivio di uno dei tanti musei dedicati alla memoria della "grande guerra") che ormai non si ferma più nelle fermate intermedie perché bisogna arrivare presto al fronte…per farsi ammazzare quanto prima…Una bella versione in chiave popolare con la fisarmonica che alleggerisce il senso di dolore disperso dalle parole di questa canzone piena di lutto che parla di viaggi senza ritorno, che parla del Piave, che parla dell’insensatezza della guerra. Con i riverberi della chitarra elettrica si manifesta un brano storico e noto come Ta Pum che con la musica che ne accompagna le parole diventa ancora più drammatica nel suo incedere e che, alla fine, porta verso la strada del cimitero. Aperta da un flauto in puro stile Irish arriva L’alba che verrà, un brano pieno di poesia e speranza che cerca di riconciliare l’umanità perduta con la guerra con la sua realtà più sincera fatta di cose semplici e di amore profondo, di poesia e di speranza. Finale particolare con la proposta di due brani quali Rosso su verde e Noi veniamo dalle pianure cantate dal coro ANA-Milano (qui nella foto).
Una proposta che possiamo pensare come una sorta di omaggio nei confronti di tutti quei cori che, nel corso di un secolo, hanno mantenuto in vita canzoni nate sui campi di battaglia, nel  buio delle trincee, nel terrore de bombardamenti, nella speranza di una pace sempre troppo lontana dal vedere realizzata. Un album coraggioso e controcorrente quello proposto e prodotto da Bubola. Un album sincero e privo di retorica, capace di fare riflettere sulla guerra e la sua insensatezza. Un album capace di parlare al cuore….                         

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Massimo Bubola
  • Anno: 2014
  • Durata: 53:47
  • Etichetta: Eccher Music

Elenco delle tracce

01. Neve su neve

02. Bombardano Cortina

03. Sul ponte di Perati

04. Il testamento del Capitano

05. Da Caporetto al Piave

06. Vita di trincea

07. Sui monti Scarpazi

08. La tradotta

09. Ta Pum

10. L’alba che verrà

11. Rosso su verde

12. Noi veniam dalle pianure

Brani migliori

  1. Da Caporetto al Piave
  2. La tradotta
  3. L’alba che verrà

Musicisti

Massimo Bubola: voce, chitarre elettriche ed acustiche, armonica a bocca, dobro  -  Lucia Miller: voce in traccia 7  -  Enrico Mantovani: chitarre acustiche ed elettriche, pedal steel, banjo, dobro  -  Thomas Sinigaglia: fisarmoniche  -  Emanuele Zanfretta: thin whistle  -  Piero Trevisan: basso elettrico ed acustico  -  Alberto De Granis: batteria e percussioni