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Mirco Menna

Io, Domenico e tu

Un concerto (il 29 maggio 2014 alla Casa della Musica di Trieste), che poi ha avuto un seguito, e un disco che prima non si doveva fare e poi (per fortuna) si è fatto: questo il personale tributo di Mirco Menna e di chi la cosa ha pensato e voluto fortemente (vedi alla voce Produzione Artistica) al grande Domenico Modugno nel ventennale della morte (6 agosto 1994). A noi, ora, dare il giusto peso all’oggetto che ci troviamo fra le mani.

Va detto subito, anzitutto, che è raro trovare un lavoro inedito che sfocia subito nel riversamento discografico da una semplice data live già con questa compiutezza, espressiva, di arrangiamento e di esecuzione “tutto compreso”. C’è poi la scelta del materiale riletto, venti brani (quindi anche un bel carnet, numericamente parlando) più il finale del tutto in tono ma proveniente dal songbook menniano (ne riparleremo): manca veramente poco (Strada ‘nfosa e Meraviglioso, a nostra scienza) per poter parlare di un vademecum in cui il meglio del Mimmo nazionale c’è veramente tutto. Infine, per sgrossare subito il terreno, la ripartizione cronologica delle canzoni: lo spettro è assolutamente ampio, andando dal 1954 al ’76, con prevalenza degli anni Cinquanta (undici titoli, contro cinque dei Sessanta e quattro dei Settanta: nella tracklist trovate comunque accanto a ogni titolo il relativo anno).

Detto che prevale una lettura asciutta ma non per questo distaccata, che non si cercano facili mimetizzazioni atte a spostare l’humus vocal-interpretativo verso l’omaggiato, che nel contorno strumentale – prezioso ovunque – una particolare nota di merito va al violoncello, entriamo un po’ più nelle pieghe dei singoli brani per cogliere input d’ascolto specifici. Notando, per cominciare, come l’iniziale ‘O ccafè mitighi non poco, nel trattamento di Mirco Menna e compagni, la somiglianza, anzi la primogenitura, ben nota, rispetto a Don Raffaé di De André. Il medley che segue giustappone due brani con testo di Enrica Bonaccorti, il secondo dei quali, La lontananza, riconferma anche in questa lettura extra-Modugno la propria doppiezza, quel rapporto di amore/odio che un pezzo del genere si porta dietro da sempre, nella sua carica melodica, il crescendo che giunge a destinazione nostro malgrado, e nel contempo il saperlo primo anello di una sciagurata catena che avrebbe condotto il Nostro a episodi di greve sentimentalismo come Piange il telefono e Il maestro di violino (qui, va detto, prevale il primo aspetto).   

La malarazza, con quel tiro neanche così usuale, in Modugno, rinsalda il ruolo del cello, ulteriormente ribadito in Resta cu’mme (dove fa capolino anche il flauto), riletta con tutta la necessaria, originaria morbidezza. Della Donna riccia, in cui si registra il raddoppio della voce (Mario Incudine, in alto nella foto), colpisce una volta di più il brio sbarazzino, mentre a seguire arriva un trittico di brani legati al Modugno anche attore (da Rinaldo in campo e Scaramouche). Tu si ‘na cosa grande, subito dopo, s’impone tra le vette del CD, anche grazie alla decisiva presenza di Patrizia Cirulli (qui a fianco nella foto). Ottimo, in particolare, l’effetto delle due voci sovrapposte.

Si procede senza scosse nei brani che seguono, alternando lingua e dialetto. Notevole, in particolare, l’intensità di uno dei capolavori di Modugno che più prescindono, a conti fatti dall’autore. Ci riferiamo a Cosa sono le nuvole, che la rilettura degli Avion Travel di una ventina d’anni fa ha finalmente posto nella giusta luce (testo di Pier Paolo Pasolini, com’è noto). Poco oltre, ecco il capolavoro assoluto, Vecchio frac, ottimamente reso da Menna. Molto jazzata, subito dopo, Nel blu dipinto di blu, in un nuovo medley (sanremese) con Piove. Trittico finale tutto dialettale, cui si lega ottimamente, estremo lembo di un disco esemplare, l’unico brano targato Menna e non Modugno, Chi mi facisti fari, già tra le vette del penultimo CD di Mirco, “… e l’italiano ride”, inciso con la Banda di Avola. Strofe in italiano, refrain in siciliano: insomma, il compendio ideale di un album pienamente centrato. Che resterà.


 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Francesco Paracchini & Maurizio Piancastelli
  • Anno: 2014
  • Durata: 73:05
  • Etichetta: Protosound

Elenco delle tracce

01. ‘O ccafè (1958)
02. Amara terra mia (1972)
03. La lontananza (1970)
04. La malarazza (1976)
05. Resta cu’mme (1957)
06. La donna riccia (1954)
07. Tre briganti tre somari (1961)
08. Notte chiara (1961)
09. L’avventura (1965)
10.Tu si ‘na cosa grande (1964)
11. Lu pisci spada (1954)
12. Lazzarella (1957)
13. Cosa sono le nuvole (1967)
14. Un calcio alla città (1972)
15. Vecchio frac (1955)
16. Nel blu dipinto di blu (1958)
17. Piove (1959)
18. Io, mammeta e tu (1956)
19. Lu tambureddu (1955)
20. Cavaddu cecu de la minera (1958)
21. Chi mi facisti fari

Brani migliori

  1. Tu si ‘na cosa grande
  2. Cosa sono le nuvole
  3. Vecchio frac

Musicisti

Mirco Menna: voce, chitarra  -  Maurizio Piancastelli: tromba, tastiere  -  Enrico Guerzoni: violoncello  - Roberto Red Rossi: percussioni, flauto, cori  -  Mario Incudine: voce in #06  - Patrizia Cirulli: voce in #10