Kozminski
Anche nella grigia periferia di Milano post industriale si può scrivere bene, e creare buone melodie. Tutto sta nel non fermarcisi troppo, e venir inglobati dalla vuota quotidianità trovando mille possibilità per viaggiare su e giù per l’Italia. Magari anche solo stilisticamente parlando, passando da Milano come solo una delle tante tappe. L’esordio dei Kozminski, dopo tre anni di attività live in giro per il bel paese è un ottimo punto di partenza, forse non è così ancora personalizzato caratterialmente, ma rimane impresso. Non spaventa anche per la durata di poco meno di mezz’ora del lavoro e le sette tracce lasciano ben immaginare per il futuro.
Da “Milano” col fischiato finale di bosiana memoria (vedi “Se tu non torni”) al cantato di Matera (vedi “Sotto il segno dei Pesci di Venditti) sono forme e stili sono troppo riconducibili ai riferimenti nei più disparati ambiti del cantautorato italiano. Ottimi sono gli intro anche se un po’ slegati come in “Il sole alle otto” o “Matera”, entrambi avrebbero bisogno di più collante. Poco carattere ancora del quartetto milanese che dovrebbe invece prediligere una maggior rete da cui trarre consensi ed ispirazione artistica.
Se si possono trovare limiti nella poca personalità, legata anche forse all’autoproduzione, l’approccio live sicuramente valorizzerà gli arrangiamenti e la loro forza più incisiva e a loro dire psichedelica. Infatti come spesso accade nella musica, i pezzi devono essere in continua evoluzione, soprattutto dal vivo, quando si sente il bisogno di esprimersi, avendo cura dei testi, magari come faceva Woody Guthrie, poi Dylan, o De Gregori, adattandoli alla realtà, al vissuto, oppure facendoli crescere, modificandoli sotto il vero nome di folk music (musica per il popolo), narrando di realtà quotidiane, in un costante equilibrio tra il presente ed il passato.
Al momento la band milanese è interessante, soprattutto vera, ma la ricerca deve andare oltre se si vuole maturare.
In un contatto diretto con il pubblico, i Kozminski possono realmente migliorare, arrivare alla svolta, mettendosi alla ricerca di maggior credibilità, in un rapporto più incisivo e nella cura della semplicità dei loro testi e magari ricercando qualche spunto curioso in più nel lato tecnico musicale.
01. Matera (o le sue paure)
02. Così
03. Lettera dall'Etna
04. Il cane
05. Milano
06. Il sole delle otto
07. Estate
Marco Fornara: batteria Fabryd Milanesi: piano elettrico, voce, clarinetto, melodica Luca Tavecchio: chitarra elettrica e acustica, basso elettrico, voce Fede Tonioni: chitarra acustica, sintetizzatori, voce, basso