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Tiziano Ferro

L'amore è una cosa semplice

Tiziano Ferro è il nostro guilty pleasure. È che è musica pop ai minimi termini, concettualmente minimale, ma attinge a radici e a un immaginario sonoro che a noi ci riscaldano il cuore: il soul, il r'n'b, qualche puntata nel rap che invidiamo e i suoni d'oltreoceano - che sì ok, sono anche troppi Hertz; ok, è tutto ProTools; ok, è tutto campionamento, ma il fascino della persuasione non si nega a nessuno. E hai voglia di fargli il santino a forza di “maturità”, “passo in avanti verso l'autorialità” e pseudo-citazioni assortite (prossima targa Tenco?). La verità è che, una volta ogni tanto, ci fa sentire un po' più fighi, un po' più neri a noi (critici) italiani, che al massimo ci siamo concessi un po' di Tammuriata Nera.

Da questo punto di vista, L'amore è una cosa semplice è un ulteriore passo avanti. Solo che non è un passo avanti, è una evoluzione perfettamente coerente – anzi, più coerente – di un percorso artistico che poteva solo irrobustirsi o cadere nel dimenticatoio (se ne ricordino gli Scanu e i Carta quando saranno costretti a mandare in giro curricula). Di nuovo, la scrittura è oggettivamente ai minimi termini, di pattern più o meno consapevolmente riconoscibili se ne trovano a ogni pezzo, liricamente si comincia a trovare una bella quadratura, ma la sostanza è poco più che la stessa. Anzi, l'impressione è che, facendo un passo indietro rispetto a certe sorprese di Alla mia età, in questo quinto lavoro in studio il buon Tiziano abbia trovato modo di esprimersi più coerente ed efficace .

Se nel disco precedente lo “slancio avanguardistico” portava a strani e divertenti ibridi (Il tempo stesso), qui ci si rifà per lo più ai Sacri Generi Soul e RnB: dall'old school negli organetti e nei mezzi vocoder di Hai delle isole degli occhi, alla progressione melodica molto catchy di La differenza fra me e te - poi, nemmeno troppo furba per uno delle nostre parti -, il pestato Akon di Smeraldo. Si svicola nel bossa nova, come nel siparietto doloroso di TVM, o nello swing della sfrontata e solare dichiarazione Quiero vivir con vos, e persino nella canzone di guerra, con il mash-up di canti partigiani e Amy Winehouse in Paura non ho. In mezzo, pezzi più "Ferrati" (L'amore è una cosa semplice, La fine – che sa molto di Mariottide -, … ma so proteggerti), ispessiti da buoni riempitivi orchestrali.

Un'indicazione ben precisa di dove si trovi Tiziano Ferro (gossip a parte) in questo momento è il fatto che la parola più ricorrente dell'album sia “vita”: il disco, oltre che più riuscito dei precedenti, si concede una luminosità che sembrava non potere appartenere all'artista di Latina, e si fa qui il primo passo lontano dall'autoreferenzialità un po' melodrammatica che da sola è la causa dell'aggettivo “guilty” che associamo al “pleasure” di cui sopra. Una strada più bella per tutti: per sé, il pubblico, per noi ascoltatori musoni. Una strada però ancora lunga. Il solo titolo scelto, L'amore è una cosa semplice, nasconde qualcosa di meno facile e di più affascinante di quanto non si lasci supporre.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Michele Canova  
  • Anno: 2011
  • Durata: 40:39
  • Etichetta: EMI Music Italy

Elenco delle tracce

01. Hai delle isole negli occhi

02. L'amore è una cosa semplice

03. La differenza tra me e te

04. La fine

05. Smeraldo

06. Interludio: 10.000 scuse

07. L'ultima notte al mondo

08. Paura non ho

09. Tvm

10. Troppo buono

11. Quiero vivir con vos

12. ... ma so proteggerti

13. Per dirti ciao!

Brani migliori

  1. La differenza fra me e te
  2. Smeraldo
  3. Tvm