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MasCara

Lupi

I MasCara nascono a Varese nel 2007 ma si portano dentro la Firenze dei primi anni Ottanta, quella che è stata la capitale in Italia per alcuni anni del rinnovamento musicale e i cui scantinati vicino Ponte Vecchio, sull’onda dei suoni che provenivano dall’Inghilterra, hanno visto nascere Litfiba e Diaframma (per citarne solo due); perciò a far da solide fondamenta all’essenza delle sonorità dei Mascara ci sono certamente anche la Manchester di Ian Curtis e un po’ di Robert Smith e compagni.

Il loro ultimo lavoro, Lupi, si muove all’interno di quel mondo musicale, dai confini ben delineati fatti di elettronica, musica incalzante e spesso astratta, e dentro ci mette i ponti di ferro della città, i cartelli scintillanti «con le vite che non avremo mai», Dio e le maschere anti-gas, i poliziotti, gli idranti e i lacrimogeni. Ci mette testi intrisi di bene mischiato al male, di sentimenti in contrasto, rabbie, disillusione, di emozioni ibride e mai nette. La scenografia di tutto questo è una città in bianco e nero, di un futuro non molto lontano, spesso scura e metallica, fatta di barricate, ostacoli, lamiere e improvvise luci abbaglianti. E loro (e noi) sono lupi che non attaccano semmai si difendono, si aggrappano con forza l’uno all’altro per resistere «siamo lupi e qualcuno ha deciso come deve morire il branco. Puoi soffiarmi via tutta la polvere? Puoi ridarmi il coraggio per reggere?» (Lupi).

Una scrittura dai toni scuri a volte claustrofobici, sorretta da sonorità cadenzate e a tratti gelide, testi impregnati di sensazioni, di cose toccate, odorate, gustate; come sogni, o incubi, che trapassano l’inconscio e si fanno concretezza, strade scontri fiamme black-out. Come fantasmi della mente messi a nudo, in un vortice in cui l’odore del sangue si mischia a quello della benzina.
Disperata malinconia «da tempo vorrei avere un buco nel petto che si fa spazio nella carne per vedere se c’è ancora qualcosa di me» (Riti ancestrali) e disperato amore «Laica tu mi perderai e sorridere di Maggio avrà un sapore amaro» (Laica), e dolorosa rassegnazione «i ragazzi dell’università come mosche festanti in un tram, un lavoro umiliante per vivere poi la fuga in un’altra città, dentro gli sguardi di tutti. Nella voce dei cantanti di strada spezzata dalle autorità, dai palazzi che ci guardano crescere nelle vite che non avremo mai» (Dei per sempre).

A tratti sembra non esserci salvezza, sembra non ci si ricordi più come si fa a stare a galla, come si fa a crollare e poi rialzarsi, eppure, se l’ultimo verso a chiusura del disco è «non c’è nulla di più stupido che perdere la voglia di osare» allora, magari, davanti una strada c’è ancora.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: MasCara e Matteo Cantaluppi  
  • Anno: 2014
  • Etichetta: Eclectic Music Group

Elenco delle tracce

01.  Macchine da guerra
02.  Dei per sempre
03.  Cattedrali al neon
04.  Isaac
05.  Graffiti
06.  Falsa età dell’oro
07.  Riti ancestrali
08.  Laica
09.  Lupi
10.  Gocce di benzina
11.  Vita sonica

Brani migliori

  1. Macchine da guerra
  2. Lupi
  3. Laica

Musicisti

Lucantonio Fusaro: voce e chitarra  -  Claudio piperissa: chitarre  -  Nicholas Negri: batteria  -  Simone Scardoni: piano, synth e violoncello  -  Edoardo Petretti: fisarmonica  -  Stefano Papa: sassofono in Vita Sonica e Macchine da guerra