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Gian Luca Mondo

Malamore

Non fatevi trarre in inganno: né dall’inizio sognante di Malamore sta con te, né dalla strumentazione proto-folk, e neppure dai titoli dei brani, che ad una prima occhiata possono sembrare riflessivi si, ma mediamente soft. Gian Luca Mondo è lontano chilometri dal precedente Petali, e sotto una superficie apparentemente delicata le parole graffiano e lasciano il segno.

Strumentazione minimale, ma non è una novità. Testi calati come piccole ed affilate mannaie sull’ascoltatore perché pensati, scritti e raccontati proprio con l’obiettivo di lasciare una traccia netta, trasmettere sensazioni forti, indurre a pensare; in questo senso è molto interessante l’uso delle chitarre elettriche, che creano una serie di lampi di luce all’interno di un ambiente buio, claustrofobico, in cui i generi musicali a cui si fa talvolta riferimento anche nei titoli, Van Gogh blues, ad esempio, perdono completamente i loro punti di riferimento “canonici”, diventano altro. Poi saranno gli ascoltatori a ridefinirne i confini, a proprio piacimento.

Non mancano comunque i riferimenti alla tradizione: Blues del doppiopetto è effettivamente un vero e proprio blues, musicalmente ineccepibile, anzi decisamente canonico, non fosse che per il suo testo acido, corrosivo, irriverente, che trasmette una sensazione di indolenza, quella propria del lasciarsi vivere senza “aggredire” la vita ma accettandone le aggressioni, le tentazioni, i vizi, quasi senza reagire. Nelle dieci tracce di Malamore il cantautore piemontese si mette a nudo senza pietà né autoindulgenza, racconta un io anoressico che si emargina, non solo dal mondo esterno ma anche da se stesso, e quasi si giudica da solo senza speranza di assoluzione, quasi a dire: “Si, sono colpevole ma non posso farci nulla…e poi, tutto sommato, non mi dispiace neppure…”.

C’è chi l’ha definito un lavoro “punk” e la definizione è tutt’altro che peregrina perché l’attitudine fieramente “perdente”, marginale, periferica anche rispetto ai rapporti umani ha, decisamente, una relazione con quel fenomeno. Traspare, all’interno di questi brani, un sottile compiacimento per quel che si è, e la spavalda capacità di gettare questo essere in faccia agli altri; il vanto, nel fare ciò, è quello di causare una reazione e godersene gli effetti, leggere lo shock, la repulsione, intuire la distanza che si viene a creare e divertirsi un mondo nel riuscire a gestirla. Andare incontro alla sconfitta essendone pienamente consapevoli, ma gustandosi quasi ogni singolo passo in quella direzione e curiosando fra le reazioni che questa corsa verso la fine suscita intorno a sé: se non fosse un termine troppo equivocabile, e forse un po’ troppo forte, si potrebbe definire questo lavoro quasi “masochista”…sì, ma con un (bel) po’ di autocompiacimento.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Carlo Marrone
  • Anno: 2015
  • Durata: 33:03
  • Etichetta: Controrecords

Elenco delle tracce

01. Malamore sta con t
02. La canzone del bai
03. Van Gogh blues
04. Blues del doppiopetto
05. Soltanto per pazzi
06. Ringraziamento
07. Anticanzone
08. Lamento di Berzano
09. Lettera cattiva
10. Vagamondo

Brani migliori

  1. La canzone del baio
  2. Van Gogh blues
  3. Lamento di Berzano

Musicisti

Gian Luca Mondo: voce, pianoforte, chitarra acustica  -  Carlo Marrone: chitarre elettriche, cori, percussioni