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I Luf

Mat e famat

Nel dna de I Luf vi sono certamente la passione per la musica popolare, la voglia e necessità d'essere quanto possibile sulle tavole di un palco, di fronte al pubblico, il desiderio di condividere storie, riflessioni, passioni, preoccupazioni, atmosfere con tutti coloro che hanno voglia di mettersi in gioco così come loro fanno da oltre dieci anni.

Dario Canossi, che della band è stato fondatore (e tutt'ora ne rappresenta l'immagine autentica), è musicista ricco di talento ma, soprattutto, generoso dispensatore di immagini, riflessioni, spunti di attenzione verso mondi e situazioni spesso ai margini della “normalità”.
Anche grazie alla sua sensibilità, quindi, la storia di questo ensemble è riuscita a non “allinearsi” alle logiche dell'omogeneizzazione riuscendo a smarcarsi da avventure magari più remunerative ma certamente limitanti, rispetto alle aspettative del proprio pubblico che si è consolidato negli anni grazie alla loro vita “on the road”.

Reduce da un album impegnativo, ma artisticamente riuscito, come “I Luf cantano Guccini” in cui il gruppo ha rivisitato alcune delle gemme del canzoniere di Francesco Guccini, il gruppo si è ripresentato ai propri aficionados - ma con una voglia e un’apertura sincera anche a chi non li conosce - con un lavoro intrigante e ricco di spunti quale “Mat e famat”. Quattordici brani che rappresentano altrettante storie di personaggi di varia umanità, generalmente perdenti e sognatori che rappresentano lo spirito più profondo e sincero del lavoro artistico di questa band.
Nelle canzoni proposte il tema dell'amore si ascolta davvero poco, ma in tutto il lavoro questo sentimento intride in maniera naturale senza per forza scivolare verso tematiche strettamente sentimentali. In ciascuno dei brani proposti, infatti, il messaggio che sottende e che diventa quasi un filo conduttore è che anche attraverso le sconfitte e le storie dei perdenti si può percepire l'intensità dell'anelito vitale che l'amore diffonde intorno a sé, anche quando parole come cuore/amore/amanti sono bandite. Basti ascoltare un brano come Quando la notte piange per comprendere il senso del ragionamento testè espresso. Così come amore è diffuso a larghe mani in Camionisti, dove la parola sogni prende il posto di amore, nella fatica e nella paura del futuro che ognuno reca con sé. Ma in queste storie e canzoni alberga il fuoco del non disperso, anche se un po' sopito, combat folk che sa essere reale e presente, vero e profondo, nelle liriche e nelle musiche di questo gruppo che non ha mai avuto il timore di “cantarle” in musica. La tradizione della musica popolare certamente intride ogni nota de I Luf, ma anche la presenza gucciniana non è da poco se si ascolta con attenzione il brano che dà titolo all'album, Mat e famat, dove il cantautore di Pavàna è come se fosse presente in sala di registrazione ad annuire, presumiamo contento e soddisfatto, a questa sorta di omaggio subliminale, evidente, ma forse nemmeno voluto.

I Luf, nel corso della loro carriera hanno dimostrato d'essere coerenti con il pensiero che da sempre anima i loro lavori e lo stile di stare sul palco a costruire relazioni con i propri estimatori. Ed il rispetto che hanno del pubblico sta anche nella bella confezione del cd, con i testi, belle foto, con packaging di qualità che, di questi tempi, è una sorta di piccolo miracolo. “Mat e famat” è un album vitale, pieno di colori, brioso, ricco di cultura musicale popolare, brillante e ricco di stimoli. Da ascoltare più volte, da mandare a memoria nella sua cantabilità ed, anche, da gustare nel calore della dimensione live. Un particolare “chapeau” è doveroso indirizzare nei confronti dell'utilizzo di American land che si trasforma ne La al de legn. Una suggestiva ballata dialettale  che vuole essere, in tono minore, una sorta di epica del lavoro delle genti di valle.
Da ascoltare con attenzione e rispetto per il dolore del lavoro che non c'è ed, anche, del lavoro che prosciuga il corpo e l'anima. 

  

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Sergio Pontoriero, Lorenzo Cazzaniga, I Luf
  • Anno: 2013
  • Durata: 56:19
  • Etichetta: Autoprodotto

Elenco delle tracce

1.      Oroloi

2.      Quando la notte piange

3.      Ballata per Vik

4.      Anche tu

5.      Vecchio lupo

6.      Mat e famat

7.      Ninna nanna

8.      Trebisonda

9.      Camionisti

10.  Barbos barbel barbù

11.  Lungo la linea del Don

12.  Quando

13.  Giuda della neve

14.  La al de legn (American land)

Brani migliori

  1. Mat e famat
  2. Quando la notte piange
  3. Giuda della neve

Musicisti

Dario Canossi: chitarra e voce  -  Sergio “Jelo” Pontoriero: banjo, mandolino, ukulele, dobro, cassa, cembalo, darbuka, shaker, triangolo, washboard, batteria, voce  -  Sammy Radaelli: batteria  -  Alberto Freddi: violino e voce  -  Cesare Comito: chitarra acustica, voce -  Matteo Luraghi: basso, contrabasso, voce  -  Lorenzo Marra: fisarmonica, voce  -  Pier Zuin: highland bagpipe, gralla dulce in sol, flauto traverso irlandese in re, tin whistle in re Ospiti The Vad Vuc: in “Quando la notte piange” “Lungo la linea del Don”  -  Ranieri “Ragno” Fumagalli: fiati (qua e là)  -  Daniele Ronda: voce in “Trebisonda” - Vincenzo Zitello: arpa in “Giuda della neve”