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Devocka

Meccanismi e desideri semplici

L’onda lunga, anzi, a questo punto varrebbe quasi la pena di definirla lunghissima, degli anni ottanta pare davvero non volersi assolutamente infrangere, ma anzi proseguire con pervicacia nel suo scorrere, se è vero che un gruppo nato ormai ben quindici anni fa, a distanza di così tanto tempo mantiene saldi i riferimenti artistici a quel periodo, a cavallo fra new-wave e post-punk, confermando peraltro quanto l’influenza di quel decennio, troppo spesso liquidata con troppa sufficienza, sia ben lungi dall’essere stata indagata a fondo. I Devocka, come detto, non sono certo definibili un gruppo “di primo pelo”, proprio perché la loro esperienza, oltre che attraverso i tre lustri dalla loro fondazione, passa anche e soprattutto attraverso tre album, una compilation comprensiva di un inedito offerta in download in occasione dei dieci anni di vita ed un periodo di “stasi”, durato ben cinque anni, una riflessione accompagnata da diversi cambi di formazione e da una profonda revisione del proprio lavoro.

Il risultato di questa sorta di “lunga marcia”, che non ha lesinato difficoltà ed ostacoli, è racchiuso nel nuovo lavoro, Meccanismi e desideri semplici, titolo che, probabilmente, rappresenta anche una sorta di desiderio inconscio legato al volersi rimettere a scrivere musica dopo essersi sgravati di più di qualche peso. Quello che appare certo è il fatto che la band abbia raggiunto da tempo una maturità tale da non doversi più preoccupare di dimostrare la propria validità, situazione peraltro decisamente pericolosa in quanto foriera, teoricamente, di una rilassatezza decisamente controproducente in termini artistici. Ed allora ecco che la lunga pausa cui si è fatto cenno appare quasi un toccasana, un momento di riesame, una sorta di check-up utile a rimettere a fuoco il percorso, a riannodare i fili con la propria ispirazione e,  perché no, a riattivare determinati percorsi artistici.

L’impressione è che l’energia accumulata in questi sei anni di sospensione avesse letteralmente la necessità di esplodere e questa è esattamente la sensazione che si prova nel momento in cui le prime note di Storia senza nome e della successiva Bestemmia schizzano letteralmente fuori dagli immaginari solchi, sfondano i diffusori e vengono recapitate nel più canonico stile “on your face” all’ascoltatore. Quello che risulta chiaramente è l’urgenza di comunicare, di rientrare in contatto, di ristabilire una relazione con l’esterno, con chi ascolta, con chi desidera interfacciarsi: i Devocka non si limitano però ad invitare l’ascoltatore ad approcciarsi, ma fanno molto di più, recapitando direttamente i loro brani, non tanto e non certo imponendoli, ma facendo in modo che non possano certo suscitare indifferenza.

I suoni sono ruvidi, sporcati quel tanto che basta per ingenerare ansia, penetrano in profondità, a tratti stordiscono, ed è in questa caratteristica che prevale in modo inequivocabile l’attitudine punk, quel voler dire: “io sono qui, e non mi puoi ignorare”; a ciò si aggiunge il cantato, che spesso è più un parlato riflessivo e pensoso, e che a seconda dei passaggi accarezza, schiaffeggia, colpisce duro o si insinua con una malizia che coglie nel segno ed induce inevitabilmente alla riflessione. Meccanismi e desideri semplici è una vera e propria sfida, un invito al duello, un guanto lanciato, rappresenta l’espressione di un ego troppo a lungo compresso, che vuole liberarsi e lo fa coinvolgendo cose e persone che gli stanno intorno, senza filtri, senza schermi, senza alcun timore reverenziale. E, soprattutto, lo fa mettendo in gioco se stesso, senza davvero risparmiarsi.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Fed Nance, Devocka, Manuele Fusaroli
  • Anno: 2018
  • Durata: 31:59
  • Etichetta: Dimora records

Elenco delle tracce

01. Storia senza nome
02. Bestemmia
03. Maledetti
04. Lezione a memoria
05. Questa distinzione
06. Un bacio cieco e interminabile
07. Siamo già finiti
08. Nel vortice
09. Ultimatum di un errore
10. L’apice del masochismo
11. L’imbecille

Brani migliori

  1. Storia senza nome
  2. Siamo già finiti
  3. Ultimatum di un errore

Musicisti

Igor Tosi: voce, synth  -  Matteo Guandalini: chitarre, synth, drum machine  -  Alessandro Graziadei: bassi  -  Ivan Mantovani: batterie, cori  -  Stefano Selvatici: chitarre live