ultime notizie

Canzoni&Parole - Festival di musica italiana ...

  di Annalisa Belluco  ‘Canzoni & Parole’ il festival della canzone d’autore italiana organizzato dall’Associazione Musica Italiana Paris che ha esordito nel 2022 è pronto a riaccendere le luci della terza ...

Valeria Caputo

Migratory birds

Fa rabbia, talvolta (anzi… spesso), sentire da più parti esaltare, in termini entusiastici ed esageratamente celebrativi, tante “voci nuove”, specie femminili. Voci con alle spalle una “regia”, che grazie ad un adeguato sforzo promozionale - e ad una relativa facilità di ascolto - hanno avuto la possibilità di proporsi ad una platea, in gran parte televisiva, assai vasta.

Detto questo si rimane ancor più favorevolmente sorpresi quando ci si imbatte in artisti che, seppur giovani, hanno già nelle loro corde non solo e non tanto una voce da “esibire”, quanto una storia da raccontare, e lo fanno senza seguire necessariamente una moda ma avendo invece ben in testa un modello a cui ispirarsi e da cui muovere i propri passi.

Con Valeria Caputo, giovane cantautrice pugliese (che ormai da un po' di tempo vive in Romagna) giunta alla realizzazione del suo primo album, le pianure italiane si trasferiscono, magicamente, fra le colline californiane; c’è il mare, in entrambi i luoghi, ma se la geografia è simile, i suoni, quelli no, non traggono ispirazione dalla tradizione mediterranea ma vanno a cercare il loro senso in anni e situazioni lontane.

Che l’ispirazione giunga direttamente dai solchi dei primi album di Joni Mitchell è talmente palese da risultare quasi ovvio sin dalle prime note, eppure quel fascino ipnotico, psichedelico, torna a solleticare intensamente le corde più intime della sensibilità dell’ascoltatore.

Migratory birds, già dal titolo, evoca scenari di viaggio, situazioni dinamiche tanto introspettive quanto desiderose di ampi spazi attraverso i quali riuscire ad esprimere il proprio desiderio di ricerca; le immagini si susseguono, si accavallano, tenute insieme da una sottile linea di continuità lungo la quale trovano il modo ed il tempo per raccontarsi.

Prevalgono, e non è affatto un caso, le ballads, con qualche moderata accelerazione come You can’t stop, perché il viaggio non è mai uniforme. Si adatta al terreno, alla strada, ne segue l’andamento, le curve, le eventuali pendenze, ne gusta il paesaggio e si concede qualche pausa laddove un inatteso punto “panoramico” necessiti di una sosta per poter “sorseggiare” con più calma ed attenzione il panorama circostante.

Che un ritorno alle atmosfere della west coast fine anni ‘60 sia in atto, anche alle nostre latitudini, non è affatto un fenomeno casuale: c’è, da parte degli artisti più sensibili ed attenti all’interiorità dei propri brani, un tentativo di ricercare determinate atmosfere, determinate fascinazioni: non è più solo sufficiente esprimere il “bello” in senso estetico, ma risulta quasi necessario riempirlo di contenuti, di sensazioni, di emozioni, o ancora più sottilmente di semplici percezioni, ed allora non è affatto limitativo fare riferimento ad esperienze precedenti che già anni fa andavano in questa direzione.

Di voci “belle”, esteticamente piacevoli, ce ne sono tante, tantissime, si può anche azzardare nel dire fin troppe; di voci che, invece, trasmettono qualcosa, che sanno comunicare, che sono capaci di stimolare non solo l’ascolto da un punto di vista uditivo ma soprattutto le vibrazioni interiori, ebbene… molte, molte di meno. Trovarne una ed avere il piacere di ascoltarla è davvero una gioia…

 

0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento


In dettaglio

  • Produzione artistica: Valeria Caputo, Produzioni dal Basso  
  • Anno: 2012
  • Durata: 38:57
  • Etichetta: Vintage Factory Lab

Elenco delle tracce

01. The next train

02. The face on the screen

03. December sun

04. You can’t stop

05. Honey in my room

06. Fly away

07. Migratory birds

08. I’ll be with you

09. The sea has told me

10. It’s wrong


Brani migliori

  1. December sun
  2. Fly away
  3. The sea has told me

Musicisti

Valeria Caputo: vocals  -  Silvia Wakte: electric guitar  -  Marco Pizzolla: bass  -  Vince Vallicelli: drums  -  Marco Remondini: cello  -  Tiziano Raspadori: sax  -  Paolino Marini: percussions  -  Franco Naddei: synth