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Paolo Fresu, A Filetta, Daniele di Bonaventura

Mistico Mediterraneo

Ogni tanto bisogna pur spenderla, la parolina magica, possibilmente prima che La Storia la renda quasi ovvia. La parolina magica è “capolavoro”: questo Mistico Mediterraneo è un capolavoro. E non è un caso che a produrlo sia quella stessa ECM che documentò anni fa (replicandolo anche di recente) l’incontro fra Jan Garbarek e l’Hilliard Ensemble: fiato e voci, un abbinamento qui ripreso (pur col fondamentale innesto del bandoneon di Daniele di Bonaventura) con esiti – espressivi, di côté emotivo – per più versi comparabili. C’è sempre un fiato altamente evocativo (qui tromba e flicorno di Paolo Fresu, forse meno calato in afrori folk rispetto a Garbarek) e c’è un gruppo vocale (i corsi di A Filetta, più immersi, per parte loro, in quel reticolo, laddove l’Hilliard batte bandiera più squisitamente eurocolta).

Si diceva dell’aggiunta del bandoneon, come tutti sappiamo strumento-totem del tango: se possibile, la cosa amplia ulteriormente il fascino dell’opera, offrendole nuove spezie, nuovi profili. Lo si avverte con chiarezza già nell’iniziale Rex tremendae (di J.C. Acquaviva, come Liberata, U sipolcru e Figliolu d’ella, oltre a Gradualis, a due mani con di Bonaventura, che da solo firma gli strumentali Corale e Sanctus), in cui le voci corse si adagiano sui soffi discreti di ottone/elettronica e mantice. Tromba (o flicorno) e bandoneon si ritagliano frequenti siparietti a due (a volte anche solitari), cui l’ensemble vocale si unisce e/o giustappone, con una tendenza (che rafforza l’assunto di base anziché indebolirlo, come potrebbe apparire, per contrasto ma non solo) a separare spesso – come una sorta di doppia presentazione – le due entità, a farne sorseggiare le differenti peculiarità prima della reunion (che di regola c’è, ma non necessariamente).

Raccontare per filo e per segno lo svolgersi del lavoro sarebbe a questo punto forse interessante ma, in fondo, pleonastico. Diciamo solo che tutti i temi non precedentemente citati si devono a penne esterne ai protagonisti dell’incisione (che risale al gennaio 2010), vale a dire Jean-Michel Giannelli e Petru Santucci (per i testi), entrambi corsi, e il parigino Bruno Coulais, affermato autore di colonne sonore (tre César, fra l’altro, per Microcosmos, Himalaya e, più noto di tutti, Les choristes/I ragazzi del coro di Christophe Barratier). Fra ancestralità e solennità/sacralità, concentrazione e abbandono, evocatività e pudore, si consuma via via un evento non di poco conto sul terreno di quella che ormai da decenni si chiama musica “di contaminazione”. Con esiti, come si diceva, assolutamente fuori dal comune.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Manfred Eicher & Paolo Fresu
  • Anno: 2011
  • Durata: 56:31
  • Etichetta: ECM / Ducale

Elenco delle tracce

01. Rex tremendae 

02. Liberata 

03. Da tè à mè

04. Le lac 

05. Dies irae 

06. Gloria 

07. Corale 

08. La folie du Cardinal 

09. U sipolcru 

10. Scherzi veranili 

11. Figliolu d’ella 

12. Gradualis 

13. Sanctus 

Brani migliori

  1. Rex tremendae
  2. Dies irae
  3. Corale

Musicisti

Paolo Fresu: tromba, flicorno, elettronica Daniele di Bonaventura: bandoneon Jean-Claude Acquaviva, Paul Giansily, Jean-Luc Geronimi, José Filippi, Jean Sicurani, Maxime Vuillamier, Ceccè Acquaviva: voce