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Foxy Lady Ascolta arriva a Milano

Quando si dice che qualcosa nasce dal “basso”, possiamo pensare subito a due cose. La prima è che dalle quattro corde del basso, dalla ritmica, può nascere una canzone (e gli ...

Beatrice Campisi

Ombre

Le radici della tradizione e le ali che conducono verso l’orizzonte della contemporaneità e dell’evoluzione del sé: queste due immagini riassumono l’atmosfera che pervade Ombre, il secondo album di Beatrice Campisi uscito in questo inizio di estate. La cantautrice rende omaggio alla sua Sicilia, utilizzando il dialetto come forma espressiva in alcuni brani che rievocano ambienti, paesaggi, usanze e ricordi legati all’isola; altrove si lascia andare a rappresentazioni oniriche, ma tratteggia anche scenari metropolitani, mantenendo una visione lucida e attenta all’attualità che getta uno sguardo anche alla realtà dei meno fortunati.

Le “ombre” che l’ascolto del disco proietta sull’immaginario dell’ascoltatore sono quelle che il sole splendente e a volte impietoso della Trinacria getta sul terreno quando illumina individui e oggetti, ma sono anche i pensieri che offuscano la serenità; sono le reminiscenze infantili, pervasive e al tempo stesso inafferrabili, e quelle più dolorose, che è meglio lasciar andare. L’ombra è il doppio, il lato oscuro dell’esperienza, il riflesso che a volte, come in una caverna platonica, si percepisce senza riuscire a cogliere l’autentica essenza delle cose, ma può essere anche quella di due innamorati che, a differenza dei propri contorni che sembrano abbracciarsi sull’asfalto, mantengono le distanze.
Il lavoro si compone di otto brani, otto episodi di un percorso che si articola tra sonorità e linguaggi differenti e che mantiene una sua coerenza tramite l’intensa vocalità dell’artista - che conduce l’ascoltatore dalle profondità degli abissi dell’anima agli spazi infiniti del cielo - e tramite la scrittura di testi immediati e densi di significato, figlia di un amore per la ricerca e la parola letteraria.

 

L’album si apre con Cummaredda, canzone riferita ad una filastrocca siciliana che racconta di un gioco di altri tempi, il “battesimo delle bambole”: le madrine, “cummareddi” nell’idioma locale, officiando questo rito sono unite da un legame indissolubile, diventando sorelle d’anima. Il ritmo della chitarra acustica si intreccia con quello del basso e con le atmosfere sognanti ricreate dal pianoforte, dall’organo Hammond e dal sintetizzatore. Segue Gondole di carta, una ballad in cui l’io lirico invita l’interlocutore, nel momento in cui “il diluvio universale/può scoppiarti nel torace”, a lasciar andare l’inquietudine per alleggerirsene; il finale, con un arrangiamento rock, rappresenta proprio questa esigenza liberatoria. Terza traccia, indubbiamente una delle migliori, è la visionaria e ipnotica Angelo verde in cui la protagonista, “persa tra sogno e realtà”, viene affiancata da uno spirito che le rivela che “la vita è un piano-sequenza”. Le immagini psichedeliche trovano la propria controparte sonora nelle chitarre acide, nel martellare quasi ossessivo della batteria e nell’alternarsi di momenti rarefatti a episodi di crescendo strumentale, mentre l’orologio nella testa diventa “come una bomba/quando si innesca”, conducendo alle soglie della follia.

Gli animi si placano poi con Ventu, brano in dialetto che è un autentico omaggio alla natura isolana. Qui le chitarre (elettrica, acustica, dodici corde) e la voce richiamano l’elemento atmosferico che può farsi ora quiete, ora tempesta, generando una sensazione di armonia e di fusione con il paesaggio. La tematica del dissidio interiore torna in L’altra lei, che parte con una bella intro di slide e che si incentra sulla presenza di un lato ombroso della personalità del quale ci si vorrebbe liberare. Si prosegue con la title track, che narra di due innamorati che, discutendo nel cuore della notte, non riescono a cogliere l’opportunità di poter entrare in intimità. Le loro ombre sono “bugiarde”, perché sovrapponendosi come in un abbraccio non riflettono il comportamento della coppia, ma al tempo stesso sono autentiche e sincere, perché riescono a fare ciò che i due, per troppo orgoglio, non osano. Ci si addentra, quindi, in uno Zoo attraverso un esordio in 3/4 di chitarra acustica, quasi un invito a danzare un valzer popolare, ribadito dalla fisarmonica che si affaccia subito dopo; accattivante, poi, è il repentino cambio ritmico centrale, che enfatizza l’estensione della voce che spazia su ottave più alte. I vocalizzi in levare di Beatrice e la chiusura affidata nuovamente al tempo dispari iniziale creano una sensazione di indefinito (“lascio lo zoo/ma libero al tempo/memorie di uomini/sospesi nel tempo”). Il giardino zoologico, come ha spiegato la cantautrice, è in realtà metafora dell’atteggiamento di chi rivolge attorno a sé uno sguardo pieno di pregiudizi. La visione critica della realtà ritorna nell’ultimo brano, Cambiamento, con liriche che partono dalla denuncia sociale per arrivare all’introspezione:
Voglio vivere in un mondo
dove le fragilità dell’uomo sono gioia e non tormento,
dove l’acqua arriva fresca ad ogni singolo pozzo
e il colore della pelle non è fonte di disprezzo

L’artista traccia un parallelismo tra i ‘viaggi della speranza’ compiuti dai migranti per cambiare le proprie vite e il percorso interiore che ciascun essere umano deve intraprendere per lasciarsi alle spalle le ombre del passato e proiettarsi verso una nuova dimensione esistenziale:
E dal passo che calpesta le rovine di te stesso
la speranza prende forma, come un fiore nel deserto,
e il bambino che ha affrontato con coraggio il mare intorno
può raggiungere la terra che chiamiamo “cambiamento”.

L’elaborata scrittura musicale, tra sonorità elettroniche e acustiche punteggiate dal sapiente ricorso agli strumenti tradizionali (banjo e marranzano), l’espressiva vocalità e il dialogo tra italiano e dialetto nei testi che sanno essere sia intimisti che rivolti all’alterità, rendono “Ombre” il lavoro maturo e consapevole di una tra le giovani cantautrici più interessanti del panorama contemporaneo.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Alessandro Alosi
  • Anno: 2022
  • Etichetta: Autoprodotto-Mezzanotte / IRD

Elenco delle tracce

01. Cummaredda

02. Gondole di carta

03. Angelo verde

04. Ventu

05. L’altra lei

06. Ombre

07. Zoo

08. Cambiamento

Brani migliori

  1. Gondole di carta
  2. Angolo verde
  3. Cambiamento