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Bruno Bavota

Out of The Blue

Il pianoforte preparato ha una lunga ed importante tradizione, anche in Italia, ma Bruno Bavota ha fatto un passo in avanti rispetto a quella musica definibile “minimalista” alla quale questo strumento viene comunemente associato; qui siamo decisamente molto distanti dalle proposte musicali di Erik Satie, John Cage, Henry Cowell o Christian Wolff, proprio perché Bavota si pone, come obiettivo, quello di rendere “pop”, nel senso preciso di popolare, la musica classica. I brani del pianista e compositore partenopeo arrivano, peraltro da lontano; sono il frutto di un percorso artistico lungo e meditato e non rincorrono affatto l’onda lunga di un pianismo “easy” finalizzato a “semplificare” l’approccio alla musica classica da parte di un pubblico generalista. Casomai possono essere considerati come una sorta di percorso “iniziatico”, quasi un metodo per approcciare quest’ambito musicale affinandone le conoscenze, cominciando ad afferrarne alcuni dettagli e, lentamente, avvicinandosi al suo linguaggio.

Negli ultimi anni, come detto, il pianoforte è divenuto strumento decisamente meno “distante” dall’immaginario musicale del pubblico medio: non più dunque qualcosa di lontano, di inaccessibile, portatore di un linguaggio musicale per affrontare il quale era necessaria una competenza più elevata. Ovviamente il rischio, ampiamente previsto e prevedibile, era quello della banalizzazione dell’approccio, per cui chiunque ascoltasse qualche brano pianistico moderno si sarebbe convinto di aver acquisito, improvvisamente e senza alcun tipo di formazione, una conoscenza ed una padronanza specifica in merito. Fortunatamente Out of The Blue rifugge del tutto da questo tipo di situazione: non ci sono brani “piacioni”, non si propongono pezzi “facili” nel senso di orecchiabili e dunque facilmente memorizzabili: le tredici tracce dell’album sono invece una sorta di vademecum molto “emozionale” in cui si espongono situazioni pianistiche allegre, romantiche, talora più aggressive oppure più meditative, in modo da presentare all’ascoltatore le potenzialità espressive dello strumento al di fuori di un contesto classico più conosciuto e, diciamo così, didascalico. Basta chiudere gli occhi e lasciarsi avvolgere dall'ascolto di questi brani che si fanno immagine, spalancando visioni di paesaggi di montagna e orizzonti di mare, e che amplificano il suono, dal battito del cuore al respiro e all'incedere dei passanti.

Non solo piano, poi, ma l’intervento di chitarre, violino e violoncello laddove la musica richiede una maggiore ampiezza, uno spettro cromatico più largo e completo, il tutto senza mai sovraccaricare la struttura dei brani stessi che restano semplici, lineari; brani che sono, più che altro, degli abbozzi, quasi una serie di idee soltanto accennate, proprio perché chi si avvicina a questo ambito non ne resti travolto ma si senta accompagnato e guidato nell’ascolto. Da qui in poi si può, qualora lo si voglia, iniziare ad addentrarsi nel complesso mondo della musica classica, prendendo il via magari proprio dai pianisti, ed iniziando così a coglierne le differenze di ispirazione, di composizione e di esecuzione. Potrebbe essere davvero l’inizio di un percorso culturale molto interessante ed appagante, ed album come questo hanno l’indubbio merito di agevolare questo accesso senza scoraggiare chi si avvicini, per la prima volta, a questo ambito musicale.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Dan Merceruio, Daniel Shores
  • Anno: 2016
  • Durata: 49:50
  • Etichetta: Sono Luminus/Ducale

Elenco delle tracce

01. Out of the blue
02. Mountains
03. Marea
04. Heartbeat
05. Mr. Rail
06. Passengers
07. Lovers
08. Beyond the Clouds
09. Warm embrace
10. Dusk in the East
11. Horizons
12. Breath
13. Snow

Brani migliori

  1. Heartbeat
  2. Passengers
  3. Warm embrace

Musicisti

Bruno Bavota: prepared piano, live electronics, guitar  -  J. Freivogel: violin  -  Michael Nicolas: cello