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Giuseppe Palazzo

Piccole forme di quotidianità

Non so se ve lo ricordate Ugo Tognazzi quando, leggendo una ricetta di cucina, sapeva trasformare quegli aridi elenchi d’ingredienti che quotidianamente troviamo sotto i nostri occhi, nelle nostre dispense. Le poche operazioni per trasformarli in piatti allettanti in vere e proprie forme di moderna poesia, così che anche il profumo del soffritto o la fragranza inebriante del burro fuso prendevano vita come fossero personaggi di un’avvincente trama romanzesca.

Tutto questo solo per dire che, se ci sono amore e dedizione per ciò che si crea, tutto è possibile: anche cipolle ed aglio possono allora divenir poesia. Un’operazione del genere è però possibile nell’ambito delle canzonette? Beh, a giudicare dal disco d’esordio del giovane musicista romano Giuseppe Palazzo, intitolato Piccole forme di quotidianità e definito nel libretto che lo accompagna “disco precario di un cantautore a progetto” direi proprio di sì. Giuseppe Palazzo, che in copertina è ritratto seduto a gambe incrociate su una lavatrice, sembra da subito non volersi prender troppo sul serio, il suo puntare su elementi appartenenti alla quotidianità potrebbe sembrare a prima vista un’operazione semplicistica, in realtà mi sembra invece di cogliere elementi tutt’altro che banali, mescolati, un po’come si fa quando si mettono i panni dentro una lavatrice. Ecco allora che troviamo Solo quando piove una canzone piena di swing e venata di nostalgia, «un vecchio film in bianco e nero degli anni cinquanta suggerisce un tip-tap». Serenamente è un brano in pieno stile country-folk, che prende in giro molti luoghi comuni del vivere salutare, «dormire otto ore, lavorare all’aria aperta / respirare aria fresca e bere molta acqua»; Tamagotchi che ci parla di un amore inestinguibile ed è un po’ come il giochino stesso, se cominci ad ascoltarlo poi, non riesci più a farne a meno, è brano immediato ed intrigante che ti si attacca addosso. Superattico sa molto di disco music anni ’80, Centrifuga è solo strumentale ed è ipnotico proprio come quando ci si mette ad osservare dall’oblò di una lavatrice il cestello che gira e gira senza fine, lo direi psichedelico.

Piccole forme di quotidianità sembra uno slow di quelli da ballare guancia a guancia sussurrandosi dolci parole d’amore ma tratta invece di piccoli gesti della quotidianità come quelli del mettere l’acqua nei sottovasi o aprire le imposte al sorgere del sole, Vertigine è un vero pezzo d’amore (o forse no) in stile Vibrazioni,«Leggeri come gli angeli suggelleremo un patto di reciproca armonia/ col tempo, lo spazio, la forza gravitazionale/ Tu mi dai un senso di vertigine». C’è poi una cover d’autore di Rino Gaetano, niente male, giusto prima di chiudere il disco con Linguine al surimi, direi il pezzo solo formalmente più cantautorale (espressione che non dice assolutamente nulla) perché in realtà tratta di un amore che non riesce ad essere risollevato neppure da un buon piatto di pasta ben cucinato com’è descritto in dettaglio, quasi fosse una ricetta, nella canzone.

Giuseppe Palazzo dimostra di essere autore non banale, simpatico ed ironico, di aver saputo curare le sonorità con estrema accuratezza, insomma è sicuramente artefice di un pop d’autore di tutto rispetto.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Giuseppe Palazzo
  • Anno: 2010
  • Durata: 41:44
  • Etichetta: Bluartfactory

Elenco delle tracce

01. Piccole forme di radioattività

02. Solo quando piove

03. Serenamente

04. Tamagotchi

05. Superattico

06. Centrifuga

07. Piccole forme di quotidianità

08. Vertigine

09. Mio fratello è figlio unico

10. Linguine al surimi

Brani migliori

  1. Tamagotchi
  2. Piccole forme di quotidianità
  3. Linguine al surimi

Musicisti

Giuseppe Palazzo: voci (2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10), chitarra acustica (2, 9, 10), chitarre (3, 4, 5, 7, 8), fattoria parlante (3), tasti (4, 5, 8), shaker (4), basso (5, 6), hammond (7), glockenspiel (7), pianoforte (8, 10), chitarre enarmoniche (6), rumorarmonio (6), paolo de lluvia (10) Maurizio Campaniello: radiocronista previsioni meteo (2), macchina del tempo (5) Saverio Palazzo: jam block (2), bicchieri (2), rullante (5), batteria (7, 8, 9), piatti (10), shaker (10) Gianluca Pizzorno: basso (3, 4, 7, 8, 9) Lorenzo Mazzè: chitarra elettrica disgregata (9) Stefania Valentini: pianoforte (9), hammond (9) Michele Ranieri: fisarmonica (10), sezione mandolini (10)