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Alessandro Ducoli

Piccoli animaletti

Rendere l’idea di questo nuovo disco di Ducoli, poliedrico musicista bresciano, è davvero impresa ardua, anche perché Ducoli ci ha abituato da sempre ad una creatività straripante e continuamente mutevole. Qui poi, forse più che in passato, la sua stravaganza si fa sentire. Ecco allora che ne nasce un disco originalissimo, un progetto legato al mondo animale, anche se è ovvio che quello di Ducoli non è popolato dai soliti animali, ma troviamo anche animali dagli strani nomi come “Il Laccabue” o ancora “Il rattus”, nonché tante altre strane situazioni che solo una mente come la sua poteva concepire.

 

Qualcuno a questo punto si starà chiedendo, ma che genere di musica suona Ducoli? La risposta più facile e scontata sarebbe quella di invitarvi ad ascoltarla, perché darne una definizione è praticamente impossibile, Ducoli è un cultore del rock, ma riesce a deformarne i contorni passando per il jazz, il blues, la canzone d’autore più intimista in un continuo cambio di direzione. Allo stesso modo è mutevole la sua interpretazione vocale, e così la voce si fa a volte scura e torbida come uscisse da una notte agitata, a volte distesa e limpida come fosse rasserenata, in alcuni casi poi non manifesta neppure il cantato, ma “parla” come ci invitasse ad un incontro confidenziale.

 

Vediamo a questo punto di decifrare le coordinate essenziali: passiamo per il brano di apertura La malura, di impianto decisamente rock, la breve ma poetica Una Silvia, il suadente rock di Una nuova città, la carnalità di Il mulo «Guardo ancora una volta il cielo / Studio la mia alternativa di volo / Guardo ancora una volta il tuo culo / Mi tocca di essere sempre il tuo mulo». Nella già citata Il Laccabue tra atmosfere jazz il nostro ci parla (letteralmente) così «Io ti disegno una tigre e un leopardo che guarda / Coi denti di cento serpenti / Con le zampe del ragno e della sua ragnatela / Costruita sull'angolo alto della mia ultima tela», per la title-track, supportata da un coro di bambini che canta «Niente di nuovo di stupefacente / Niente di niente, nemmeno la gente / Noi siamo niente che non sia vivente / Siamo niente di buono, non siamo importanti / E allora niente perdono, non saremo mai santi / Proprio niente di niente, non ci sono innocenti / Siamo niente di niente, ma non e’ sufficiente / E allora niente di niente, più niente di niente», la suggestiva e dolce Dialogo di guerra che dispiegandosi sulle ali del violino di Michele Gazich è però permeata di sana indignazione, «Le vostre schifose, arroganti menzogne / Protetti da sempre da qualche padrone / Di ladri assassini di gente che ha fame, ancora», Il carro in cui troviamo echi messicani e spruzzate jazz per un corale «Noi che tiriamo il carro / Non ci opponiamo mai / Abbiamo le mani forti / Meglio di cento buoi / Noi non vogliamo niente / Noi non abbiamo sete / Siamo la parte pronta / Davanti c'e’ solo il prete», la stramba Rattus in cui si è deliziati dal pianoforte di Andrey Kutov ed in cui Ducoli cambia improvvisamente voce. Ancora diverso è il suo timbro nella dialettale Le renne sulla neve perenne. Spero di esser riuscito a dare l’idea della sostanza questo disco, ma in ogni caso vi invito a cercarlo, avendo oltretutto come assoluta garanzia nomi di musicisti come Ellade Bandini, Michele Gazich e lo stesso Andrey Kutov

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Alessandro Ducoli
  • Anno: 2010
  • Durata: 41:00
  • Etichetta: Autoprodotto

Elenco delle tracce

Animali pseudonotturni

01. La Malura

02. I miei cento difetti

03. Una Silvia

04. Una nuova città

 

Animali quasi diurni

05. Il Mulo

06. Cinciallegra

07. Il Laccabue

08. Piccoli animaletti

 

Animali luminoneutri

09. Un germano irreale

10. Dialogo di guerra

11. Sopra il davanzale

12. Il carro

13. Rattus

14. Le renne sulla neve perenne

Brani migliori

  1. Una nuova città
  2. Dialogo di guerra
  3. Rattus

Musicisti

Alessandro Ducoli: voce, chitarra acustica Ellade Bandini: batteria Max Gabanizza: basso Giorgio Cordini: bouzouki Michele Gazich: violino Mario Stivala: chitarre Mirko Spreafico: percussioni Andrey Kutov: pianoforte Valerio Gaffurini: hammond, programming Eugenio Samon: tromba