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Plunk Extend

Prisma

All’inizio fu la lingua inglese, per mille motivi: più internazionale, più “liquida”, più gestibile nell’ambito della composizione, e forse più spendibile fuori dal suolo nazionale; dopodiché un repentino ripensamento, forse dovuto anche al fatto che utilizzare la propria lingua può essere un valore aggiunto, una caratteristica più precisa, anche nei confronti di orecchie straniere.

Che siano queste, o meno, le motivazioni, è un fatto che i Plunk Extend hanno cambiato rotta, decisamente, ed oltre ad utilizzare un altro linguaggio verbale hanno sensibilmente modificato anche quello sonoro: Prisma è un mini album che mira ad “arrivare” ad un pubblico più ampio, e malgrado i suoni e gli arrangiamenti siano sempre ottimamente bilanciati e decisamente espressivi, la sensazione è che l’impianto generale dell’album sia più fruibile, meno “ostico”. C’è chi lo definisce art-rock, forse proprio perché la proposta musicale risulta multiforme, caleidoscopica (i titoli dei brani sono ognuno un colore diverso) e anche dal punto di vista formale si muove in questa direzione. Cinque brani, dunque, cinque storie precise, cinque pezzi che vivono in autonomia l’uno dall’altro: una sorta di esperimento in puro stile seventies, ma realizzato con venature pop/psichedeliche e suoni del tutto attuali.

Ed allora si parte con un inizio soft ed “ambientale”, Blu, che fa quasi da introduzione all’album, con chitarre acustiche molto “liquide”, percussioni appena accennate, ed arrangiamenti ariosi e bilanciati; questa resta di fatto la linea che caratterizza tutto il lavoro, in cui si privilegia la musica di insieme, in suoni sono sempre molto definiti e curati. Più pop, per la verità, che psichedelico, anche se in più di un passaggio le chitarre elettriche “sporcate”, lievemente distorte, ricche di feedback e dai suoni “aperti”, riportano alla mente atmosfere decisamente più “lisergiche”; ogni tanto la band decide anche di spingere un po’di più sull’acceleratore, il finale di Nero ne è un esempio, ma il tutto risulta sempre molto controllato e mai eccessivo.

Album come questo rischiano (se ci si passa il termine) di piacere anche al pubblico più mainstream, pur avendo contenuti e soluzioni che vanno decisamente oltre gli stilemi del pop più comune e diffuso, e questo proprio perché i Plunk Extend riescono ad essere diretti e, nel contempo, a far passare trame e scelte stilistiche sicuramente più sofisticate: i brani non sono quasi mai lineari, non seguono la struttura consueta dalla canzone e si concedono spesso significative fughe strumentali, eppure non scivolano mai nel “troppo complesso”, e questa alchimia funziona, e funziona bene. Questo può sicuramente essere un nuovo e differente modo di approcciare la musica pop, anche attraverso i testi, sicuramente più coinvolgenti e meno “soliti” rispetto a quanto si sente in giro; l’operazione è certamente molto interessante, ed altrettanto interessante sarà vedere come verrà portata avanti.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Plunk Extend, Daniele Cetrangolo, Roberto Rizzi
  • Anno: 2015
  • Durata: 23:17
  • Etichetta: Qb Music

Elenco delle tracce

01. Blu
02. Nero
03. Bianco
04. Rosso
05. Verde

Brani migliori

  1. Nero
  2. Bianco
  3. Verde

Musicisti

Lorenzo Cetrangolo: voce  -  Daniele Cetrangolo: chitarre acustiche, basso, cori  -  Mattia Pontremoli: batteria, percussioni  -  Andrea Tedesco: chitarre elettriche, cori  -   Alessio Montagna: basso, cori