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Caparezza

Prisoner 709

Sono passati tre anni da Museica, la trasposizione di arte in disco a cura del Sig. Caparezza che ha dipinto con il suo inconfondibile stile un quadro preciso e puntuale della nostra società. Tre anni che tutti gli amanti dell’uomo “dai capelli crespi come cipressi” hanno atteso per ascoltare quest’ultima creatura uscita da poco. Prisoner 709 è il titolo dell’album dove appare in primo piano sulla copertina, in una sorta di prigione, la testa non poco ingombrante di Caparezza, segno che di questo album, forse il più intimo e personale tra tutti, ne è protagonista più che mai. Un lavoro che si distacca musicalmente e concettualmente dal precedente Museica, ma che si conferma culturalmente eletto con un fitto susseguirsi di giochi di parole e svariate citazioni con originali ed eterogenei riferimenti a mondi, culture, religioni e persone, come spiegato proprio sulle pagine dell’Isola da Andrea Podestà (guida all'ascolto del nuovo album di Caparezza).

Un percorso di autoanalisi il cui punto di partenza è l’incontro/scontro con l’acufene, o come viene definito nel disco “Larsen”, il disturbo uditivo con il quale l’autore ha dovuto fare i conti negli ultimi anni. Quando scegli di dedicare la tua vita completamente alla musica un disagio come quello che può creare l’acufene diventa una vera prigionia che in questo disco viene raccontata con estrema cura e attenzione ai dettagli.

Lo zero del titolo è il vero protagonista , una cifra numerica che nella forma richiama quella stessa di un disco e che secondo le caratteristiche espressive dell’autore , fedele alle doppie interpretazioni, può essere letto anche come una O, anello di congiunzione della scelta il tra due parole che sono sempre una di 7 lettere e una di 9 e che sostengono l’andamento bipolare che fluisce lungo tutto il percorso. La genesi dell’album è Prosopagnosia (ovvero il decifit che impedisce ai soggetti che ne sono colpiti di riconoscere i volti delle persone) e prosegue attraverso le 16 (7+9) celle mentali che compongono il disco, ognuna identificata dal proprio 709 (Michele o Caparezza, aprirsi o chiudersi, compact o streaming, libertà o prigionia, ragione o religione…) e  prosegue attraverso il carcere mentale fino ad arrivare all’accettazione  con Prosopagno sia! (“di me in questa traccia non c’è alcuna traccia”).

Il tema portante della prigionia è preso come spunto dall’ “Esperimento della prigione di Stanford” a cura dello psicologo Philip Zimbardo che consisteva nel far recitare il ruolo di guardie e prigionieri ad alcuni studenti per due settimane, esperimento precocemente interrotto poiché nessuno riusciva più a sganciarsi dal ruolo assegnato. Questo episodio è stato decisamente ispirante dato che il focus di tutto il disco sembra proprio essere il dilemma che l’autore si pone sulla propria esistenza, sulla possibilità che le sue scelte non siano state quelle giuste e sulla paura di essere semplicemente vittima di quello che è diventato  Non possiamo dire se sia un Caparezza più Michele che mai o un Michele meno Caparezza di sempre ma di certo ci troviamo di fronte alla persona che cala la maschera del personaggio e mette in scena un intimo e sincero racconto della crisi che ha fatto vacillare la propria consapevolezza.

È forse l’eterno dilemma della nostra esistenza essere se stessi o tutto l’opposto di chi si è. Quel dubbio che avanza incessante e si insinua nella nostra psiche producendo un’incontrollabile sensazione di incertezza che spesso ci spinge ad indossare una maschera come scudo per affrontare il gioco della vita. Attenzione però a non associare tutto questo ad uno stato depressivo del nostro cavaliere delle rime perché lo stampo di fabbrica resta come resta la sua carta preferita , quella della pungente e colta ironia che valorizza un disco la cui struttura si regge su una comunicazione a più livelli di comprensione, nel senso che risulta forte e diretto a primo impatto ma più lo si ascolta e più si traggono significati che non sono facilmente riconoscibili nell’immediato. Un po’come se ci si trovasse di fronte alla libera scelta di fermarsi all’apparenza o di esplorare con curiosità e interesse ciò che c’è al di là di quella.

Prisoner 709  dunque è la fedele descrizione di una psicoanalisi e contemporaneamente sembra esserne la cura stessa. Una terapia scritta nero su bianco, parole su note, perché la scelta di Michele/Caparezza di dedicare la propria vita alla musica è indubbiamente quella giusta e lo dimostra questo disco che ti entra dentro più forte di qualsiasi fastidioso e perpetuo ronzio.

“Il rap è psicoterapia quindi materia mia, block notes, penna a sfera, via!”

 

 

 

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Caparezza
  • Anno: 2017
  • Durata: 70:25
  • Etichetta: Universal Music Italia

Elenco delle tracce

01. Prosopagnosia
02. Prisoner 709
03. La caduta di Atlante
04. Forever jung (feat DMC)
05. Confusianesimo
06. Il testo che avrei voluto scrivere
07. Una chiave
08. Ti fa stare bene
09. Migliora la tua memoria con un clic
10.Larsen
11. Sogno di potere
12. L’uomo che permette
13. Minimoog ( feat John De Leo)
14. L’infinto
15. Autoipnotica
16. Prosopagno sia!                         

 

Brani migliori

Musicisti

Caparezza: voce, musiche e testi  -  Rino Corrieri: batteria  -  Giovanni Astorino: bassi  -  Alfredo Ferrero: chitarre  -  Gaetano Camporeale: tastiere vintage e pianoforte  -  Marcello De Francesco, Fabrizio Signorile, Serena Scoccia, Pantaleo Gadaleta, Liliana Troia, Ilaria Catanzaro: violini  -  Giovanni Astorini, Elia Ranieri: violoncelli  -  Francesco Sossio: sax  - Giovanni Nicosia: tromba  -  Francesco Tritto: trombone  -  Giuseppe Smaldino: corno  -  Alessio Anzivino: basso tuba  -  Fabio Lepore,Andrea Maurelli, Daniela Desideri, Gaia Gentile: cori armonizzati  -  Gospel Singers: coro gospel su “Infinito”  -  Jubilee Coro dei rumori bianchi: bambini su “Ti fa stare bene”