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Giacomo Lariccia

Ricostruire

“Ci sono emozioni forti ed emozioni deboli, virtù forti e virtù deboli, e sono fragili alcune delle emozioni più significative della vita. Sono fragili la tristezza e la timidezza, la speranza e l'inquietudine, la gioia e il dolore dell'anima.”(Eugenio Borgna, La fragilità che è in noi, 2014)

Non è negativo, quindi, scavare nelle proprie fragilità e in quelle della società del proprio tempo, non lo è affatto, a maggior ragione, se dal riconoscere questa fragilità nasce qualcosa di positivo, cresce una speranza, una ricostruzione. Come spiega Giacomo Lariccia, cantautore romano “esportato” in Belgio ora al suo quarto album, Ricostruire è un viaggio, il viaggio personale di un uomo nella fragilità. “Ne ho osservato le sfumature, colto e trascritto alcuni frammenti” dice in un’intervista. Ed è da questi pezzi che, con l’entusiasmo e la fatica del lavoro puro, dello studio e della curiosità si riparte, si ricomincia, un’altra volta e un’altra volta ancora.

Come dopo un terremoto o un evento che interrompe più o meno bruscamente un ciclo (piccoli e grandi eventi traumatici come la fine di un amore, la fine dell’estate, la fine di una vita o soltanto la fine del giorno) si cerca di ricostruire, cercando in sé il modo migliore per farlo. Ed è con questo spirito che, dopo il precedente album Sempre avanti, che nel 2014 si è piazzato secondo al Premio Tenco e che è valso anche un premio (per il miglior testo) al Botteghe d’Autore, Lariccia esce a primavera 2017 con questo nuovo bel lavoro, che si compone di 11 brani originali, scritti interamente dal cantautore ed arrangiati da Marco Locurcio che del disco è anche coproduttore.

Giacomo Lariccia è stato tra i dieci finalisti dell’ultima edizione del nostro Concorso L’Artista che non c’era e in concomitanza con le ultime fasi del concorso, il 15 giugno scorso, ha presentato il videoclip del singolo Quanta strada, un simpatico quanto efficace minifilm d’animazione realizzato in collaborazione con Benedetta Mucchi sul tema della vita che scorre, giorno dopo giorno, inesorabilmente.

11 brani, dicevamo, che compongono un album piuttosto introspettivo, sui temi della vita, a cominciare dall’amore, naturalmente, come in Ottobre, la prima traccia, e in Amore e variabili che affronta l’evoluzione inevitabile di un amore con il tempo, per passare poi con delicatezza a temi come l’avanzare dell’età, in La mano di un vecchio, o la nascita di un figlio, con Fiore d’inverno, canzone dedicata a Noam, il secondo figlio del cantautore. Vi è poi lo smarrimento di un uomo all’alba del nuovo millennio, con la sua paura di perdere la strada e la ricerca appunto di una Luce che possa riportarlo sulla giusta via, assaporando però anche i momenti più difficili o faticosi come parte della crescita, della ricerca personale: “Questa corsa che corriamo non prevede alcuna sosta, ma è nell’essere qui ora il senso di questa bellezza”.

E c’è poi un brano che ha radici nella storia, Celeste, ispirata al racconto di una donna che cercò di avvisare gli abitanti del Ghetto di Roma la sera prima del rastrellamento del 16 ottobre 1943, canzone dai toni forti e drammatici di particolare intensità. I testi sono puliti, chiari, spesso immediati; ci sono piacevoli giochi di parole e “citazioni d’autore” non più di tanto nascoste fra le righe. È un lavoro che ha origini profonde nella miglior tradizione cantautorale italiana e si spinge a trattare temi delicati con grande sensibilità. Così come “il bimbo allunga la mano e afferra un dito” (del vecchio) e insieme, come nella poetica immagine di gucciniana memoria, affrontano “il cammino lungo la strada a passi prudenti” (nella già citata La mano di un vecchio), il verso: “i pazzi siamo noi che abbiamo chiuso gli occhi” (in Celeste) evoca con delicatezza un giovane De Gregori in un omaggio che non appare affatto casuale, ma affettuoso. Vi è inoltre a nostro parere, in questo album di Lariccia, una altrettanto evidente quanto sensibile vicinanza a certe tematiche affrontate da un altro cantautore romano, delle generazione successiva a quelli citati prima, e cioè Niccolò Fabi, sia nella scrittura che nell’interpretazione molto intensa e delicata, che emerge soprattutto nel brano Come sabbia, in particolare nei versi “Non c’è rivoluzione più grande e più efficace/ di quella che puoi fare dentro di te” e più in generale in tutta la canzone.

In conclusione diciamo che questo Ricostruire è, nell’insieme,  un gran bell’album, da ascoltare attentamente, per ascoltarsi e ritrovarsi, che aiuta a riflettere sulle proprie fragilità e invita a superarle, nel quotidiano, con una goccia di ottimismo e di bellezza, e un po’ di sana leggerezza. Perché anche a questo in fondo servono le canzoni, sono piccoli mattoncini da posare sopra agli altri pezzetti di pietra, per non costruire solo muri ma mondi, possibilmente migliori.


Foto dal sito ufficiale di Giacomo Lariccia

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Giacomo Lariccia e Marco Locurcio
  • Anno: 2017
  • Durata: 39:00
  • Etichetta: Avventura in musica

Elenco delle tracce

01. Ottobre
02. Ricostruire
03. Quanta strada
04. La mano di un vecchio
05. Come sabbia
06. Amore e variabili
07. Celeste
08. Senza farci del male
09. Fiore d’inverno
10. Luce
11. Solo una canzone

Brani migliori

  1. Ricostruire
  2. Quanta strada
  3. Celeste

Musicisti

Giacomo Lariccia: voce, chitarre  -  Marco Locurcio: basso e chitarra elettrica, synth, organo, violoncello, violino, tromba, voci  -  Fabio Locurcio: batteria e percussioni  -  Alessandro Gwis: piano  -  Nicolas Kummert: sax  -  Jennifer Scavuzzo: voci