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Rosso Petrolio

Rosso Petrolio

Rosso Petrolio, alter ego artistico di Antonio Rossi, è un giovane cantautore romano che negli ultimi mesi ha attratto autorevolmente a sé l’attenzione: finalista in tutti i concorsi a cui si è iscritto - da L'Artista che non c'era a Botteghe d'Autore, dal Premio Fabrizio De Andrè a Musica Controcorrente – le sue canzoni, con la sobrietà di voce e chitarra, sembrano invariabilmente carpire l’interesse di chi le ascolta. Lui – con un Ep omonimo fatto di cinque canzoni e una piccola raccolta di versi – si è presentato al pubblico del Monk una sera di gennaio al centro della settimana, fredda, piovosa, e pure improvvisata nel luogo, che fino a tre giorni prima sarebbe dovuto essere un altro. Un primo passo difficile, sulla carta. E invece ci siamo trovati in una sala gremita da un pubblico particolarmente qualificato di critici musicali, cantautori, musicisti, oltre che di tanti ragazzi attenti e partecipi. E la cosa che più ci ha colpito è che quel pubblico conosceva le sue canzoni. A memoria. Ed è stato in grado di cantarle in coro. Eppure era la presentazione di un Ep ancora non in circolazione; eppure quei brani non sono esattamente “cantabili”, nella loro scrittura che non privilegia la melodia. Prova tangibile di un ascolto intenso e appassionato.

Cosa c’è in queste canzoni che ha tanto fascino? Proviamo a dire la nostra.

C’è innanzi tutto un vissuto comune, immagini e ritmi di questo tempo: lo scenario dalla finestra di casa, gli oggetti delle stanze, i rituali usati, le ore al lavoro; c’è la relazione costante tra noi e gli strumenti tecnologici da cui la nostra vita ormai non può prescindere; e c’è Roma, implicita eppure evidente, che si fa a tratti concetto stesso di paesaggio urbano, sovrapponibile ad altri dove. La scrittura di Rosso Petrolio si nutre di una quotidianità concreta, osservata con attenzione e sensibilità, e poi filtrata dallo sguardo poetico che riporta tutto al vissuto interiore.

Prendiamo Riflessioni sullo schermo del computer, delizioso e perfetto fingerpicking dall’incedere urgente di “una corsa in biciletta contro il tempo”, mentre la città si disvela all’alba con le antenne che “germogliano” sui tetti, e “il mattino sembra un software/che si sta ancora caricando”. È molto incalzante questa leggerezza armonica gonfia di sensazioni che emana il primo mattino, raccontate una legata all'altra, e le parole anticipano appena gli attacchi degli accordi, ché il pensiero corre più veloce delle dita. E laddove ammette, disarmante e diretto, di avere “l'ansia di restare/chiuso fuori senza chiavi", ha metafore che si snodano rapidamente, riempiono i versi e non di rado sono piccoli gioielli: “Spesso chiedo al sole/di fare da inceneritore/ai pensieri che rifiuto”. Si avverte la levità della giovinezza, seppure nell’inquietudine di un "cuore in manutenzione": "Ricordati ogni tanto di salvare/se non vuoi ricominciare dall'inizio/Quanti dati abbiamo perso...”. Così pure la solitudine è alleviata di tenera speranza: "Ricordati ogni tanto/di cercarmi nel deserto/è da molto che ti aspetto e poi/con questo tempo incerto/mi sono perso".

Altrove, invece, si fanno subito drammatici gli arpeggi e gli accenti in minore: “Cos’altro ti aspettavi/da un tramonto a basso costo/come questo?”. Dall’altra parte dell’Oceano è una canzone sulle distanze, terribilmente dolorosa nella narrazione di una storia irrimediabilmente perduta perché mai raggiunta davvero. Anche qui, il linguaggio cerca nuove soluzioni espressive giocate tra le sillabe e la disposizione dei versi: “… ho digitato frasi disconnesse…”; o ancora: “… le nostre vite in streaming […]/per scappare dai gabbiani/dai tuoi occhi malinconici” seguiti dal verso sospeso “partivano le rondini”, puramente evocativo. Le immagini urbane si stagliano insormontabili e angosciose: “E l’orizzonte si nasconde/dietro palazzi di otto piani/ed i tuoi seni sono torri/di centrali nucleari”. E se un oceano è certo distanza incolmabile, altrettanto può esserlo la strada tra un marciapiede e l’altro se solcata da “una fila trafficata/di parole ritoccate”, e l’urlo “Aspettami!” resterà ugualmente inaudito. Qui, le corde vengono fatte vibrare a tratti in arpeggi dolenti e morbidi mentre la voce ci passa sopra introversa o muta, a tratti con forza quasi violenta quando il canto si fa grido; e il passaggio dall’una all’altra modalità è sempre improvviso e di forte impatto.

La capacità di legare il significato del testo a quello musicale è uno dei punti di forza delle canzoni di Rosso Petrolio. Lo vediamo bene anche nel terzo brano in italiano dell’Ep, Effetto farfalla, dove l’arpeggio di apertura in maggiore ha il tono paziente e interlocutorio di chi riflette su di sé, senza ridere e senza piangere: “Sarebbe il caso di accendere il navigatore/quanto ci vuole ancora per arrivare a questo dolore?”. Si assiste al fluire, in crescendo musicale, di ipotetici “Sarebbe bello…”, pensieri che sempre più si arricchiscono di immagini, tutte coerenti con la poetica del cantautore: “Sarebbe bello/cavarsi gli occhi e poi disperderli nel mondo/mandarli a vedere se c'è veramente qualcosa/che valga la pena vedere/oltre il capolinea dell'autobus/e l'aeroporto/e la tangenziale”; "Sarebbe bello rivedersi/su uno schermo senza audio/e potersi poi doppiare/così da scegliere con cura le parole"… I “Sarebbe bello…” sono la via di fuga mentale, proiezioni ipotetiche, irreali e consolatorie, quando la constatazione della realtà è disperante: “E ci viviamo a intermittenza/come i semafori di notte/e ti hanno dato il ruolo da protagonista/nei film che mi faccio in testa”. Questa constatazione si esprime musicalmente in un intermezzo più statico, orizzontale, che è metafora della situazione reale, attesa rassegnata di una fine inevitabile: “E ho già parlato col mio fegato/dice che puoi rimanere/ma te lo devo dire/non c’è più petrolio/da offrirti da bere”.

Sfogliamo infine gli altri due brani dell’Ep, in un inglese assai ben padroneggiato, che rivelano un pezzo di strada di questo ragazzo, passato dal Conservatorio di Santa Cecilia di Roma alla London Music School e poi ancora alle Officine Pasolini romane, e che ha attraversato ascolti musicali variegati ed eccellenti per arrivare al proprio linguaggio artistico. Qui si esprime anche in una efficace scrittura melodica – come nel ritornello di Unsteady - e sfrutta il suo talento nel creare concatenazioni armoniche – come nel finale musicale di Might as Well - che attingono a un repertorio folk “classico” per diventare personalissima espressione del proprio sentire.

Ovunque, la chitarra è impeccabile: dagli arpeggi più drammatici ai fingerpicking leggeri, alle schitarrate forti e improvvise - urlo dopo il silenzio - e i passaggi armonici affondano nel significato del testo che scorre nella voce di Rosso Petrolio. Voce naturale e riconoscibile, perfetta e istintiva, permeabile a ogni passaggio emozionale, a ogni sfumatura di intenzione.

Chiudiamo non senza fare un cenno alla breve raccolta di poesie legata al disco, che mischia ancora l'italiano e l'inglese fin dal titolo "Chronicles of a naufragio". Solo un cenno, dicevamo, un po’ perché siamo su queste pagine virtuali per parlare fondamentalmente di musica, un po’ perché in canzoni così è sempre di versi che si parla, scegliendo quelli rivestiti di note piuttosto che quelli che risuonano solo nella mente. Ma va detto che dentro quei versi silenziosi c’è lo stesso universo poetico che vive nelle canzoni del cantautore romano rivelando, in fondo, l’essenza del suo valore: Rosso Petrolio è poesia.

Avremo molte altre occasioni di parlare di lui. Ne siamo certi.

(Prima foto di Tamara Causola)

“… Rosso Petrolio si affaccia ogni notte al suo balcone

E se ne sta sospeso in equilibrio tra l’oggi e lo ieri.

Io me lo guardo riflesso nei miei pensieri

E mi fa un po’ schifo

Ma anche un po’ di tenerezza

Nella sua fragile vacuità

Di entità pseudo-esistente

Che non è se non per questi occhi

E per altre iridi disattente

Abituate alla sete e all’immondizia.”

(“Rosso Petrolio”, da “Chronicles of a Naufragio”)
 

PROSSIMI APPUNTAMENTI:
15 febbraio – Campionato cantautori – Le Mura - Roma
23 febbraio – Threesome#2 MONS - Roma
03 marzo – Caffe' Morlacchi - Perugia
14 marzo - Quinta armata Teatro Marconi Roma - Roma
23 marzo – Marmo Music Match - Roma
07 aprile – Pierrot Le Fou - Roma
21 aprile – #aqualcunopiaceintimo Gialloimmaginavo – Roma

 

 

 

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Rosso Petrolio, Flavio e Claudio Zampa, Luca Bellanova
  • Anno: 2017
  • Etichetta: Autoprodotto

Elenco delle tracce

01. Effetto Farfalla
02. Unsteady
03. Riflessioni sullo Schermo del Computer
04. Dall'altra parte dell'Cceano
05. Might as Well

Brani migliori

Musicisti

Rosso Petrolio: voci e chitarre - Flavio Zampa e Claudio Zampa: percussioni