Segnaliamo questo disco pur non essendo una novità di quest'anno. La ragione sta, ovviamente, nel contenuto che ripercorre un periodo importante per la nostra canzone d'autore: l'innesto di elementi brasiliani dovuti alla presenza di artisti che si rifugiarono da noi per sfuggire alla dittatura. Parliamo di Vinicius de Moraes, Chico Buarque, di un giovanissimo Toquinho. Chi traduce e adatta i brani di questi musicisti sono due personaggi del calibro di Sergio Bardotti e Giorgio Calabrese la cui opera è fondamentale per la diffusione di brani divenuti classici. Elis (Elisabetta) Prodon ha quindi voluto rendere omaggio a questo legame tra i due paesi, un'operazione che in parte ricorda l'ormai mitico album del 1976 La voglia, la pazzia... con Ornella Vanoni, ma che in questo caso assume una dimensione differente, più jazzata. Il lavoro infatti entra in un terreno minato, vista la grande fama delle canzoni scelte. Gli arrangiamenti di Renato Greco ed Eduardo Trafic (fenomenale con la sua clavietta) tendono a non calcare la mano da un punto di vista dinamico e senza esagerare nei colori lasciando alla voce un ruolo predominante. Una voce che non tende al virtuosismo, piuttosto alla valorizzazione della melodia. Ascoltiamo con piacere l'inedito di Bardotti su musica di Chico Samba del grande amore così come Conversazione, composizione autoctona di Amurri e Canfora in stile brasiliano e resa con ritmo più lento rispetto all'originale. Un album gradevole, anche se auguriamo alla protagonista di cambiare totalmente genere al prossimo appuntamento per saggiare ulteriormente le sue possibilità vocali.

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