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The Chanfrughen

Shah mat

Arrivano dall’area del savonese, precisamente da Andora, sono giunti al loro secondo album ed hanno voluto rilanciare quella loro miscela settantiana di blues, rock e funk condito in salsa (ancor più) psichedelica che aveva già fortemente caratterizzato l’esordio risalente ad un paio di anni fa. Rispetto ad allora la principale novità risulta essere l’inserimento di un nuovo elemento, che si occupa di uno stuolo di tastiere: ad Alessandro Bacher, chitarre, Gianluca Guardone, basso e voce, ed Andrea Risso, batteria, il trio che esordì con Musiche da inseguimento nel 2013, si va ad aggiungere infatti Agostino Macor, proveniente dalla band prog La Maschera di Cera, e questa integrazione modifica sensibilmente gli equilibri e l’approccio musicale della band. Non secondaria, inoltre, la presenza, in alcuni passaggi, del sitar di Emanuele Miletti, strumento particolare e particolarmente incisivo nei suoi fraseggi.

The Chanfrughen amano raccontare storie, personaggi, ambienti, ma senza che la narrazione persegua una coerenza ed una unitarietà, proprio perché si avanza attraverso una serie ininterrotta di flash; in questo senso ovviamente l’approccio lisergico caratterizza fortemente la realizzazione del lavoro, ma soprattutto ne giustifica la frammentarietà e l’eterogeneità. Shah mat è una realizzazione densa all’interno della quale sia i testi che le musiche sono curatissimi e gli arrangiamenti articolati ed equilibrati; nonostante questa estrema attenzione dedicata ai brani durante la fase della produzione, il risultato risulta comunque spontaneo, per nulla freddo o artificioso, ricco di improvvise aperture strumentali che aprono squarci visionari verso paesaggi reali, o immaginari. Se una venatura prog si può trovare, la si riscontra per lo più nei cambi di tempo e di ritmo che non sono certo patrimonio della psichedelia in senso stretto, così come le suddette fughe strumentali, ricordano, neppure tanto lontanamente, le infinite jam session live dei Grateful Dead.

Se, davvero, “Il Re è morto” come recita il titolo, mutuato dalla lingua persiana, ebbene il Re è quanto mai vitale, trae ispirazione dalle numerose influenze musicali che hanno attraversato la Liguria ma non si limita a riportarle o riproporle, facendone invece un punto di partenza per rinnovare la vocazione al viaggio che una terra “di mare” non può non mantenere viva e vitale.

L’album è stato registrato “live in studio”, con strumenti “vintage”, e questo non può non essere notato soprattutto a causa dei suoni che, davvero, paiono giungere da un altro tempo; nonostante questa patina d’altri tempi, l’intero lavoro non suona né “vecchio” né “già sentito”, ma stimola l’ascoltatore a recuperare artisti ed epoche un po’ frettolosamente riposte nell’angolo, così da recuperarne la grinta e le sollecitazioni. Che la musica sia, alla fin fine, un continuo ritorno, è fatto abbastanza evidente: l’importante è, però, saperne cogliere i fattori e gli stimoli migliori.

Prossimi live:
Sabato 20 agosto - Balla coi cinghiali al Forte di Vinadio
www.facebook.com/balla coi cinghiali

 

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: The Chanfrughen, Mattia Cominotto
  • Anno: 2016
  • Durata: 37:16
  • Etichetta: Molecole Produzioni

Elenco delle tracce

01. Voodoo belmopan (Ouverture)
02. Belize
03. Parassiti
04. Rhum, spezie, Sciac trà
05. Shah mat
06. T.S.O.
07. Delle Fave
08. Limonov

Brani migliori

  1. Belize
  2. Parassiti
  3. Delle Fave

Musicisti

Alessandro Bacher: chitarra elettrica  -  Gianluca Guardone: basso, voce  -  Andrea Risso: batteria  -  Agostino Macor: synthetyzer, Mellotron, Rhodes, Clavinet, organo  -  Emanuele Miletti: sitar