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Swunk

Soundscapes

Sono nati nel 2012 ed il nome, allora, era quello di Swunk Infusion, un gioco di parole che alludeva proprio all'incrocio tra swing, funk e fusion, ovvero le direttrici portanti del metodo attraverso il quale affrontare la composizione e l’esecuzione dei loro brani. L’esordio è avvenuto nel 2014, con l’album omonimo, al quale fa seguito a tre anni di distanza questo nuovo lavoro, Soundscapes, titolo affatto casuale perché racchiude in sé, ed in un certo senso sviluppa ed amplia, il concetto che si trova sin dall’inizio alla base del loro modo di fare musica.

Considerando che il termine landscape significa: “paesaggio, panorama, veduta, vista”, ma anche, come verbo, “disegnare, progettare”, ecco che gli Swunk trasferiscono questi significati in ambito musicale, e lo certificano nelle otto tracce del loro secondo lavoro: qui la “fusion”, la fusione, è ancora più evidente, anche perché sono gli stessi ingredienti ad essere decisamente superiori, per numero, varietà e, per certi versi, eterogeneità.

La sintesi, anche ad un primo ascolto, conduce a dire, chiaramente, jazz-rock, ma le tracce che si colgono rimandano ad una moltitudine di generi davvero sorprendente: loro stessi citano, fra le influenze che li hanno formati musicalmente come singoli, rock, grunge, metal, prog, jazz, elettronica, techno, classica napoletana, trip hop, soul, funk, ed un qualcosa, anche solo una minima traccia, di tutto ciò traspare, qua e là, nei brani che presentano ora. La loro musica è davvero energetica, muove e fa muovere, ritmo e melodia si intersecano continuamente all’interno di un flusso di idee che pare davvero inesauribile; gli arrangiamenti sono puliti, di una semplicità disarmante, verrebbe da dire, salvo che, ad un ascolto più attento, rivelano un lavoro di costruzione articolato e complesso.

Il risultato, però, lungi dall’essere contorto o eccessivamente “verboso” è, in realtà, lineare e molto, molto piacevole: jazz-rock, si diceva, elettrico e con venature melodiche, che esprime brani ben strutturati, ricchi di chiaroscuri, di pause e di ripartenze, laddove la dinamica, spesso trascurata in molti lavori che tendono ad essere piatti, e dunque poco espressivi, si prende una sua bella rivincita.

Quanto ai “paesaggi”, disegnati e raccontati nell’album, non hanno assolutamente riferimenti precisi, né di tipo geografico, né in quanto immaginari luoghi dell’anima, per cui l’ascoltatore è del tutto libero di scatenare l’immaginazione: in questo senso la provenienza partenopea del quartetto non è affatto sinonimo di una prevedibile “mediterraneità”, e questo proprio perchè l’approccio dei quattro è, in questo senso, di ben più ampio respiro.

Soundscapes è una notevole sintesi visivo-musicale, capace sicuramente di attirare l’attenzione dell’ascoltatore verso una molteplicità di mondi ma, contemporaneamente, di lasciare all’ascoltatore stesso il piacere ed il gusto di collocarli laddove egli preferisca. Gli stimoli raccolti dai quattro musicisti spaziano, davvero, fra i generi più disparati, come è peraltro normale che sia quando gli ascolti e le suggestioni sono molteplici: molto interessante è invece il fatto che questi stessi stimoli vengano recepiti, processati e restituiti moltiplicati, ovvero offrendo, a chi si avvicina a questo lavoro, più di quanto abbia influenzato il lavoro stesso.  Non solo, quindi, l’obiettivo di fare musica, ma soprattutto quello di diffondere la musica, quasi con un gesto di altruismo culturale, e non solo musicale, invero non frequentissimo.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Swunk, Alfonso La Verghetta
  • Anno: 2017
  • Durata: 49:24
  • Etichetta: Italy Sound Lab

Elenco delle tracce

01. Standing on the shoulders f the giants
02. Savmarine
03. Preambolo primaverile
04. Solaium
05. 118
06. Ore 22.00
07. Buddha
08. Travel

Brani migliori

  1. Preambolo primaverile
  2. Solaium
  3. Ore 22.00

Musicisti

Antonio Cece: guitar, programmino  -  Saverio Giugliano: sax, keyboards  -  Daniele De Santo: bass guitar  -  Marco Fazzari: drums, drum machine