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Ligabue

Start

Porsi davanti ad un nuovo lavoro di Ligabue è, per chi lo segue dal 1990 come il sottoscritto, sempre una catarsi senza remore in una logica profonda di ‘ascolto antico’, quello che prevede un disco che gira su un piatto e una puntina (eh sì, il vinile tutta la vita) che passa da un brano all’altro senza soluzione di continuità. Lato A e Lato B, leggerne i testi, i musicisti, la produzione. Penetrare quindi la morbida superfice dell’opera per raggiungere l’essenza, la profondità.

Il titolo è esplicito anche se non dice tutto. Start è sì, senza dubbio, un lavoro basato su un (nuovo) inizio, ma è anche una sorta di diario di viaggio personale, dove la strada, la partenza e il ritorno sono temi che ricorrono con una certa costanza. L’ho ascoltato attentamente per carpirne i segreti, le andature, i suoni. Dovrei a questo punto sciorinare la solita sequela di dati, notizie e curiosità sul cantautore di Correggio, disquisire sottilmente di somiglianze, differenze, passi avanti e passi indietro rispetto ai precedenti lavori. E invece no, stavolta niente cavilli pseudofilologici, si rasserenino i puri di cuore (e passino quelli che giudicano i dischi con uno schedario al posto dell’anima), perché di emozioni e di passione è intriso questo disco e non di altro. Start segretamente contiene ciò che costituisce l’unicità della musica rock d’autore, ovvero quella temperie emotiva che si sviluppa brillantemente all’interno di queste nuove dieci tracce. C’è tutta la carica morale, la forza d’urto emotiva, l’ansia e la vitalità delle quali Ligabue può tranquillamente sopportare il peso.

Start è un importante tassello della discografia del cantautore emiliano e riesce dove gli ultimi lavori avevano in parte mancato: funziona perché si è lavorato più in sottrazione che in aggiunta, dove l’essenzialità viene messa al centro del progetto. Quest’approccio costituisce l’architettura portante anche se poi le sonorità, le canzoni e il tema ricorrente in tutto il disco sono decisamente più strutturati, con un raffinato lavoro di cesello sugli arrangiamenti che merita di essere segnalato. Gran merito della resa musicale dell’opera è l’organizzazione sonora, assegnata per la prima volta a Federico Nardelli, un giovane musicista, polistrumentista, alla sua prima produzione di ‘peso’ dopo alcune esperienze nella nuova scuola romana che comuque gli avevano già dato ottimi riscontri. Nardelli qui ha il compito di ‘mettere in discussione’ i suoni collaudati di Ligabue e, in effetti, ascoltandolo bene, Start suona in maniera differente rispetto ai suoi ultimi album (ovviamente rispettando il ‘marchio di fabbrica’ che rende il Liga riconoscibile): tutto è più fluido, diretto, ritmo stretto ed elettrico. Ad un ascolto distratto apparentemente sembra la stessa idea musicale di sempre ma scomponendo l’impianto sonoro ci si accorge che è basico, suoni molto più ruvidi con una batteria minimale, tastiere rarefatte, le chitarre dispensate con generosità ma sempre all’interno del recinto canzone. Il cast per i suoni in studio è perfetto (alla batteria c’è una new entry, Giordano Colombo, poi la solita crew di lavoro con Federico Poggipollini, Max Cottafavi, Niccolò Bossini, Luca Scarpa più quel valore aggiungo a cui facevo riferimento prima, quel Federico Nardelli (qui a fianco nella foto) che qui suona - e bene - basso, chitarre, pianoforti, sintetizzatori, farfisa, moog e batterie addizionali), la trama (che riflette i nostri tempi) adeguata, la tensione sempre elevata e la voce di Ligabue protagonista. Poi ci sono le canzoni: difficile fare un’analisi brano per brano, vista la bontà e l’omogeneità (direi quasi la coerenza) che pervade l’intero album, ma alcune piccole riflessioni meritano comunque di essere condivise. Quello che mi fa la guerra, per esempio, potrebbe essere la traccia che marchia questo nuovo suono di Ligabue, le radici filtrate dalla curiosità, dall’attenzione per il dettaglio più semplice. Una canzone che diventa sempre più ‘perfetta’ ascolto dopo ascolto, un brano indispensabile per leggere tutto l’album. O ancora Vita morte e miracoli, altro passaggio riuscito verso paesaggi musicali immaginari, inediti. Brano acustico con una resa da brividi, segnato da un fine lavoro di strumenti che entrano ed escono su una melodia davvero riuscita. Un taglio autobiografico destreggia magnificamente Io in questo mondo, che Luciano canta quasi in tono confidenziale su una trama dolcissima. Senza dimenticare anche la chiusura crepuscolare con Il tempo davanti. Immagini di vita sgranate, una ballata che trova la sua ragione d’essere in una forza comunicativa d’eccezione. In definita Start è un appuntamento davvero riuscito, una serie di quadri quotidiani che stanno a metà strada fra sogno e disillusione, espressi con una tale immediatezza e unicità che rendono Ligabue, dopo decenni di attività, ancora credibile e contemporaneo.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Federico Nardelli;  Produzione esecutiva: Claudio Maioli per Riservarossa
  • Anno: 2019
  • Durata: 37:26
  • Etichetta: Zoo Aperto / Warner Music

Elenco delle tracce

01. Polvere di stelle
02. Ancora noi
03. Luci d’America
04. Quello che mi fa la guerra
05. Mai dire mai
06. Certe donne brillano
07. Vita morte e miracoli
08. La cattiva compagnia
09. Io in questo mondo
10. Il tempo davanti 

Brani migliori

  1. Quello che mi fa la guerra
  2. Io in questo mondo
  3. Mai dire mai

Musicisti

Federico Nardelli: basso, chitarre elettriche, chitarre acustiche, chitarra 12 corde, batterie addizionali, pianoforti, sintetizzatori, Farfisa, Moog e cori   -  Giordano Colombo: batterie e percussioni  -  Federico Poggipollini: chitarra in #02,#04 e #05, cori in #01, #04 e 06  -  Max Cottafavi: chitarra elettrica in #02, chitarra acustica in #10  -  Niccolò Bossini: chitarra in # 06  -  Lenny Ligabue: batteria sul finale #08  -  Luca Scarpa: pianoforte in #05 e #07, Hammond in #05  -  Cori addizionali in #02 e # 09: Federico Poggipollini, Jarno Iotti e Lenny Ligabue  -  Contributo all’arrangiamento di #03: Federico Poggipollini e Luciano Luisi  -  Contributo all’arrangiamento di #10: Niccolò Bossini e Luciano Luisi