E pare facile parlare di un lavoro di Gino Paoli, nume tutelare della canzone d’autore… Quando parliamo del cantautore triestin-genovese dobbiamo sempre ricordarci che si tratta di un artista che ha attraversato la storia della musica italiana degli ultimi cinquant’anni ed alla sua ormai veneranda età non ci si aspetterebbe altro che una onorevole firma alle sue ultime canzoni. Invece Storie colpisce ancora per la sua delicatezza, per la sua freschezza, per la sua capacità di affascinare quasi si trattasse del lavoro di un giovane virgulto con una carriera tutta davanti a sé. Un disco dai toni soffusi, morbido nei suoni, delicato nei testi, affascinante nella sua architettura complessiva. I musicisti coinvolti sono assolutamente conformi ai desiderati musicali di Paoli che, con la sua voce pastosa e calda cattura l’attenzione anche del più distratto (od occasionale) ascoltatore. Le storie raccontate narrano di persone normali le cui vicende sono filtrate dalla poetica di Paoli che non smette amai di stupire per la sua magnifica verve linguistica e, in taluni momenti, surreale. Dodici canzoni dalle quali si fa fatica ad estrarre quella/e che maggiormente colpiscono l’immaginario. Forse Il marinaio, con quello sguardo perso verso l’orizzonte del mare oppure La falena, storie di un non-incontro con una stripteuse in un locale notturno. Magari L’uomo che vendeva domande, immagine di una solitudine che ci circonda e dalla quale non riusciamo a staccarci ma anche Due vite ha nelle sue corde il bisogno di possedere un’esperienza che possa, a priori, evitare di commettere degli errori. Gino Paoli, una carriera straordinaria alle spalle, un presente ancora ricco di intuizioni, di scoperte, di senso, che va oltre la musica, per la propria vita.

Altri articoli di Rosario Pantaleo

E ti chiamaron matta