“Sul Sentiero degli Dei è stato scritto in un mese circa. La leggenda dei “Due fratelli”, di cui venni a conoscenza quasi in modo fortuito su internet, pizzicò subito la corda della mia “ispirazione”. Qualcosa di magico che mi fece immediatamente buttare giù i titoli degli otto quadri che compongono la suite musicale. Successivamente la musica si è generata, attraverso il forte potere evocativo del racconto, che rappresenta una metafora dai tanti risvolti: come percorriamo il sentiero del nostro “cammino”? Siamo “coscienti” lungo il viaggio? E lungo questo viaggio cosa facciamo per migliorare la nostra condizione di uomini?”

Nelle appassionate parole dell’autore stesso, Oderigi Lusi, si trova non solo la chiave interpretativa, ma la vera e propria scintilla che ha acceso prima di tutto la curiosità e subito dopo il desiderio di mettere in musica una leggenda, quella dei Due Fratelli, patrimonio culturale della località di Marina di Vietri, di fronte alla quale i due scogli “gemelli” emergono dal mare quali testimoni della vicenda narrata. Siamo di fronte, come recitano le note di copertina, ad un “melologo” per voce recitante e gruppo da camera, situazione musicale non certo frequente nella discografia odierna, ma perfettamente funzionale alla narrazione di una vicenda che rimane sospesa tra realtà e leggenda.

E questa sorta di “sospensione” non riguarda solamente la vicenda medesima, ma caratterizza in realtà tutta una serie di equilibri, a volte consolidati ma assai più spesso delicati e fragili, che ne fanno parte: il rapporto, spesso conflittuale, fra la terra ed il mare, quello fra l’uomo, e la sua umanità, e le divinità, ovvero il mondo trascendente con tutto il suo portato di mistero, di religiosità, di tradizione e di devozione. Sul Sentiero degli Dei è un’opera che contiene, peraltro, numerosi riferimenti alla tradizione teatrale classica. In questo senso l’equilibrio e l’alternanza fra musica e recitazione ne fanno decisamente un lavoro che, in prospettiva, potrebbe davvero avere un esito di tipo teatrale, all’interno del quale, in ipotesi, anche la danza si potrebbe inserire e trovare una congrua e significativa collocazione.

Musica classica dunque, ma priva di orpelli o barocchismi di qualsiasi tipo: brani diretti, lineari, dalla struttura semplice, all’interno dei quali il pianoforte, il flauto e, più occasionalmente, il violoncello, si alternano nel condurre la melodia. Interessante inoltre notare che, ad un ascolto più attento, l’accompagnamento musicale cerca costantemente di sottolineare gli aspetti più caratteristici dell’ambiente o del soggetto descritto dal brano stesso: il mare, nei suoi istanti di pace e di furia, la terra, l’uomo, gli dei, vengono in un certo senso “dipinti”, attraverso la musica, in funzione del momento e di quanto, in quel preciso momento, esprimono di se stessi. La realtà ed il mito, i racconti leggendari e la vita semplice degli uomini: come nella migliore tradizione della letteratura classica sono questi gli argomenti che caratterizzano la narrazione, lo “storyboard” musicale di questo lavoro, accattivante ed interessante anche perché riporta alla luce un piccolo frammento di mitologia dimenticato e mai frequentemente citato.

Prossimi appuntamenti:
10 dicembre 2016 ore 17 - La Stanza della Musica, via dei Greci 36, ROMA
Presentazione CD e showcase Baryton
 

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