Teniamo d'occhio questo artista perché ha tutte le carte in regola – per dirla alla Piero Ciampi – per un luminoso avvenire. Basta che continui su una strada fatta di buone canzoni e arrangiamenti tenendo la barra dritta sull'originalità. Enrico Giaretta ha come chiaro background la classica, il jazz e la canzone d'autore jazzata che ha come riferimento Paolo Conte. Lo stesso Conte lo considera un suo allievo e Giaretta ricambia con un brano nell'album (Paolo il ferroviere). Ma a parer nostro il segreto di questa produzione è la condivisione della scrittura e della costruzione musicale che Giaretta ha con Olen Cesari, violinista, polistrimentista e arrangiatore già al lavoro con Sergio Cammariere. Si tratta di quelle buone combinazioni nella musica alla base di dischi riusciti. Sulle ali della musica sicuramente lo è, anche se l'ombra del già citato Conte compare qua e là. Mon Papillon e La vita in un momento sono brillanti e solari, così come la caraibica Maria Sofia, Cinema e Come se fosse un'idea hanno una linea melodica attraente anche se con un'apparente irregolarità. Ma la ballata Roma Saigon, cofirmata da Marcello Murru e sottolineata dalla tromba di Fabrizio Bosso, è forse il momento che dà più emozione. Giaretta, Cesari e soci danno l'impressione di divertirsi suonando. Aspettiamo un secondo capitolo che confermi il nostro parere positivo.