Tutti conoscono Nino Rota, di cui è da poco caduto il centenario della nascita (Milano, 3 dicembre 1911), per il celebrato sodalizio con Federico Fellini (e il Coppola del Padrino, quanto meno, oltre a decine di altri registi), molti meno sanno – esattamente come per Ennio Morricone – della sua tutt’altro che secondaria (anche se certo meno reclamizzata) produzione sinfonica, o comunque extra-cinematografica. Questo bel disco arriva giusto giusto a ricordarcelo, riunendo tre delle pagine più significative del compositore scomparso nel ’79.
Lo apre il Concerto soirée per piano e orchestra scritto esattamente mezzo secolo fa, tra post-romanticismo e pulviscoli impressionistici (quindi assai lontano da pruriti e fermenti novecenteschi), nel segno di una grande chiarezza espositiva, linearità e (frequente) cantabilità, talora di un lirismo quasi didascalico e, a tratti, un retrogusto epico che certo provengono a Rota anche dalla sua attività nel cinema.
L’episodio più significativo del cd è comunque il successivo Divertimento concertante (1968/73), non fosse altro che per il fatto di affidarvi il ruolo di protagonista al contrabbasso, occasione che un eccellente Davide Botto fa fruttare al meglio. Vi si segnalano in particolare gli ultimi due movimenti, l’uno di estrema raffinatezza, specie nel mix timbrico tra solista, oboe e corno, e il vivace finale, col contrabbasso che si concentra sul registro più grave e profondo.
Chiude l’album quella Sinfonia n. 3 in do maggiore (1956/57) che ne detiene una sorta di leadership di copertina, ma che ne appare per contro la pagina più debole, convenzionale, persino eccessivamente leggibile e ossequiosa di tutto un passato che non sembra riuscire a personalizzare (e magari reinventare) adeguatamente.

 

Altri articoli di Alberto Bazzurro

My Accordion’s Concept