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Mino Lanzieri

The Alchemist

New York è una città magica, per definizione, una città complessa che sprizza vitalità ad ogni angolo di strada, e Mino Lanzieri spalanca subito uno squarcio su questa metropoli fin dalle prime note di N.Y time, brano che apre il secondo lavoro del chitarrista e compositore di Pompei. Un tocco decisamente “metheniano”, sostenuto dalle poliritmie di Gene Jackson alla batteria e dal pianismo frizzante e quasi “ipercinetico” di Francesco Nastro, il tutto ancorato al basso lineare e rassicurante di Reuben Rogers.

The Alchemist, titolo assai appropriato per un lavoro in cui, davvero, l’obbiettivo è proprio quello di mescolare ingredienti sonori, fascinazioni, narrazioni, quasi a voler vedere, alla fine, “l’effetto che fa”. Sette brani originali, una cover di Steve Swallow, Falling grace, uniti da una fluidità compositiva ed esecutiva che non permette tempi morti o momenti di “stanca”: anche nei brani più lenti, ad esempio About me, l’esecuzione non è mai troppo lineare ma risulta sempre vivace, movimentata, ed anche in un banale 4/4 il quartetto riesce a trovare modo ed occasione per ottenere una resa animata e dinamica.
Quello che risulta evidente è che fra i quattro musicisti l’interplay risulta elevato alla massima potenza per cui la scioltezza e la spontaneità dei brani fanno si che l’ascolto sia del tutto privo di momenti ostici; in questo senso è chiaro che non ci si trova certamente di fronte ad una fusion particolarmente celebrale, né può sfuggire ai più attenti il fatto che un lavoro di questo tipo sia, a suo modo, tendente al mainstream.
E’ altrettanto vero però che il termine va inteso nel suo significato di “accessibile” e non certo di “banale”, visto e considerato che la fruibilità di un lavoro artistico non ne dequalifica certo il valore, e che l’intellettualismo fine a se stesso non è certamente sinonimo di ovvia o scontata qualità.
Infine c’è da considerare la tecnica, elevatissima, esibita da tutti i componenti della band, che mai diviene tecnicismo ma si prefigge come obbiettivo quello di riuscire a proporre i brani al massimo della loro potenziale resa, senza lasciare spazio ad alcuna recriminazione o ripensamento sull’esecuzione: si corre, è vero, il rischio di “riempire” troppo le tracce, di renderle magari eccessivamente barocche. Rischio che però non si concretizza proprio per la leggerezza con la quale il chitarrista ed i suoi compagni di viaggio riescono a caratterizzare l’approccio ai brani.

Un album complessivamente di altissimo livello, dunque, che può certamente contribuire ad avvicinare gli ascoltatori meno “integralisti” ad un genere che in Italia, pur avendo una discreta schiera di appassionati, non ha mai davvero “sfondato” in maniera definitiva, ma è rimasto in una sorta di limbo dal quale sarebbe davvero bello potesse uscire anche grazie ad artisti nati e cresciuti, anche musicalmente, in queste terre.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Mino Lanzieri, Carlo Gentiletti
  • Anno: 2011
  • Durata: 49:57
  • Etichetta: Silta Records/CSMJC

Elenco delle tracce

01. N.Y. time
02. About me
03. The alchemist
04. Travelin’


05. High life
06. Falling grace
07. Sometimes I remember
08. Wherever you are

 

Brani migliori

  1. N.Y. time
  2. Sometimes I remember
  3. Wherever you are

Musicisti

Mino Lanzieri: guitar  -  Gene Jackson: drums  -  Reuben Rogers: bass  -  Francesco Nastro: piano