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Locanda Delle Fate

The Missing Fireflies

Crescendo e La giostra proprio non c’erano entrate, nel loro primo album… il cd era ancora di là da venire, il formato “ellepì” non permetteva di sforare, cinquanta minuti totali, venticinque per lato, ed allora i due brani, che peraltro venivano già regolarmente presentati dal vivo, erano rimasti fuori, pronti a divenire parte del secondo album del gruppo, che… non venne mai realizzato.

Strana vicenda, quella della Locanda delle Fate, gruppo che ebbe, forse, l’involontario torto di arrivare a pubblicare il primo lavoro in un anno, il 1977, che sarebbe nel tempo assurto a proverbiale “caporetto” del prog, specie quello italiano, sotto la spinta del punk, ma soprattutto a causa del progressivo (appunto!!!) disinteresse verso quella forma musicale così complessa, elaborata, che necessitava di tempi e modi di ascolto non più compatibili con la necessità di brevità e concisione che la musica di fine decennio manifestava.

Ma il tempo, che per molti è spesso “tiranno”, può anche essere, a volte, “galantuomo”, ed allora la band, che rientrò peraltro in pista nel 1999 con un album, Homo Homini Lupus, decisamente più orientato verso il pop, si è ripresentata, sia sulle scene, sia in studio di registrazione, in formazione quasi originale: a Leonardo Sasso (voce), Luciano Boero (basso e voce), Giorgio Gardino (batteria e percussioni) ed Oscar Mazzoglio (tastiere) si sono uniti Maurizio Muha (pianoforte, Minimoog e tastiere) e Massimo Brignolo (chitarra solista e ritmica), i due brani “dimenticati” sono stati risuonati e finalmente vedono la luce nella loro versione in studio definitiva, affiancati dal nuovo pezzo Sequenza circolare, e dal classico Non chiudere a chiave le stelle; inoltre sono state, fortunosamente, recuperate tre tracce live, risalenti ad un concerto del 1977 al Teatro Alfieri di Asti, ed il progetto The missing fireflies si è finalmente concretizzato.

Strumentazione “vintage”, ovviamente, alcuni strumenti suonarono già sul primo lavoro, Forse le Lucciole non si amano più, ma i suoni sono attuali, brillanti, freschi, forse anche perché questo genere musicale ha ricominciato, da qualche anno, ad essere congeniale agli ascoltatori più attenti, quelli che non si accontentano di ritmi martellanti o raffiche di parole, magari strutturalmente complesse, ma chiedono alla musica la capacità di stimolare e suscitare emozioni.

La Locanda delle Fate ebbe quindi una parabola brevissima, per anni è stato uno dei tanti gruppi italiani che avevano esaurito la loro storia negli anni ’70; come molti altri di questi gruppi è diventato, nel tempo, prima un oggetto di culto per appassionati, poi, piano piano, una piacevole riscoperta per chi aveva abbandonato quei lidi musicali, ed infine una altrettanto piacevole scoperta per chi, non avendo vissuto quel periodo, si è avvicinato al progressive negli anni successivi, magari partendo da quello inglese.

Se davvero il futuro riserverà buone vibrazioni per la band astigiana, lo si saprà solo prossimamente: per il momento un tour in Giappone, insieme ad altre band coeve, (Pooh, Formula 3, New Trolls-Ut, Le Orme), parecchi concerti in Italia ed un’annunciata partecipazione al Farfest di Wilmington, Delaware, Usa. C’è di che essere soddisfatti, per essere una band, come si suol dire (e sulla definizione ci scherzano su anche loro), “di nicchia”.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Locanda Delle Fate, Davide Marinone, Marcello Marinone  
  • Anno: 2012
  • Durata: 35:03
  • Etichetta: Fading Records/AltrOck Productions

Elenco delle tracce

01. Crescendo

02. Sequenza circolare

03. La giostra

04. Non chiudere a chiave le stelle

05. Non chiudere a chiave le stelle (Live)

06. Crescendo (Live)

07. Vendesi saggezza (Live)

 

Brani migliori

  1. Crescendo
  2. La giostra
  3. Non chiudere a chiave le stelle

Musicisti

Leonardo Sasso: voce Luciano Boero: Rickenbacker 4001 ’74 bass, Hermanos Godvinez G 705 classic guitar, Takamine F 375 SS acoustic guitar Giorgio Gardino: Spaun toms and bass drum, Pearl snare, Sabian, Zildjian and AAX cymbals, Pearl DR 503 C rack, DW 8000 hi hat, Pearl Demon Drive P 3000 D drum pedal, Vic Firth sticks Oscar Mazzoglio: Hammond B3 Organ, Leslie 50, Mellotron M 400, Yamaha Motif XS 6, Roland V-Combo VR 760, Korg X 50 Max Brignolo: Fender Stratocaster, Gibson Les Paul, Tom Anderson Classic electric guitars, Fender Princeton Reverb ’65, Marshall 25/50 Jubilee Series, Hiwatt Custom 50 amplifiers, Maxon ROD 880 Overdrive, PJ999 Phaser, Fulltone Choralflange Flanger, MXR Carboncopy Analogic Delay Maurizio Muha: Fazioli gran coda acoustic piano, Minimoog muSonics E 1378, Mellotron M 400 Ezio Vevey: chitarre Michele Conta: pianoforte, tastiere Alberto Gaviglio: flauto, chitarre