E’ una produzione strana questa di Massimo Priviero. In primis perché non può essere considerato il nuovo album del musicista veneto e poi perché rappresenta un connubio particolare con un film, “The Unbroken”, di cui rappresenta il commento musicale. Un film sghembo ed aspro, sul filone di “Thelma e Louise” ma anche di “La rabbia giovane”; una storia dura e piena di dolore, rimpianti e sogni infranti. E come un unico sogno infranto appare il cd che lo accompagna come fosse una colonna sonora nascosta di questa storia cruda. Sei i brani originali del titolare, due della coppia Plovman/Cambise e due cover (Helpless e Can’t help fallin’ love) con le quali “rovinarsi” la reputazione è un attimo ma da cui Priviero esce sostanzialmente bene grazie ad una interpretazione sentita e sofferta. L’impostazione springsteeniana che è nelle corde del nostro, sostenuta dal tocco pianistico dell’ormai affezionato collaboratore Onofrio “Roy” Laviola (il soprannome non è ovviamente un caso…), è prepotente in quasi tutti i brani a suggello di un’attenzione particolare per il sound del folletto del New Jersey. Un’attenzione che ben si lega con le tematiche del film in cui la perdita dell’innocenza e l’infrangersi dei sogni migliori è un tutt’uno. Una particolare attenzione va al brano Unbroken, suddiviso in quattro differenti parti (The dream, The start, The run, The soul) in cui appaiono differenti aspetti della storia che viene raccontata/immaginata nel film. Brani con una differente impostazione ma, al contempo, tutti tesi a dimostrare una sorta di ragione a quello che le immagini della pellicola propongono. Interessante anche la proposta di Alice, con un suono morbido aiutato dal violino di Lucio Fabbri ed, al contempo, secco grazie agli inserimenti della chitarra di Sergio De Agostini. Un lavoro interessante, nel quale la voce sempre più soul di Priviero rende un buon servizio alle canzoni e dalla quale emerge il desiderio di trasferire emozioni, di trasformare sensazioni (a questo proposito l’interpretazione di Oh, Jesus, rende appieno l’idea grazie anche al suono “intrigante” dell’organo che non smette di richiamare stilemi di origine soul). Ma anche un lavoro del tutto di transizione in attesa del prossimo, vero, disco in studio.

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