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Appaloosa

The worst of Saturday night

Doppia uscita per gli Appaloosa che, giunti al loro quarto album, si fanno un regalo: recuperano il loro album precedente, Safari, che risale al 2009, lo “consegnano” ad un manipolo di produttori di musica elettronica, lasciandoli liberi di reinterpretare la tracklist originale. I dieci brani “riveduti e corretti” sono diventati Appaloosa RMX Vol.1, un esperimento, una curiosità, forse l’inizio di un progetto vero e proprio… si vedrà. 

The worst of Saturday night è invece il titolo del nuovo lavoro della band livornese, album che riconferma, ed in un certo senso amplifica, le impressioni già percepibili nei lavori precedenti, a partire intanto dal sottotitolo, ovvero: musica per energumeni del sabato sera, divenuto ormai, più che una precisazione, (con riferimento a critiche raccolte in passato) una sorta di vera e propria dichiarazione di intenti.

Non c’è, volutamente, una direzione precisa, l’album non ha una coerenza, una univocità, ma procede per strappi, alternando melodie a brani dance, mescolando elettronica, basso e batteria, e lasciando ai campionatori il compito di elaborare i loop: il risultato è un disco abbastanza straniante, che si potrebbe tranquillamente considerare un unico brano, sottoposto ad una serie di mixaggi differenti, oppure una sequenza frammentata di microbrani, alcuni davvero brevissimi, quasi dei punti di transito.

C’è anche, in più di un passaggio, qualche riferimento al passato, anche se chiaramente rivisitato alla luce di una differente sensibilità: spruzzi di psichedelia, riferimenti al prog, all’electropop degli anni ’80, se non addirittura al krautrock più “integralista”, ma l’impressione generale è che sia stato lasciato una specie di libero sfogo ad ondate di idee, ad un getto continuo di stimoli, di suggerimenti, di proposte.

Gli appassionati di musica elettronica potranno certamente pescare, all’interno di ciò che dal gruppo stesso viene definito “una poltiglia di generi”, modelli ed indicazioni interessanti, magari da sviluppare in futuro; per chi, invece, si dovesse avvicinare a questo genere musicale, se non per la prima volta, almeno con un atteggiamento di curiosità, l’avvertenza che fra questi solchi, o bit che dir si voglia, la destrutturazione del concetto di canzone è pressochè totale, i punti di riferimento minimi, se non del tutto assenti, la sequenzialità del tutto, o quasi, casuale.

Album che concede pochissime alternative: può suscitare una forte curiosità, come anche una estrema difficoltà nell’ascolto: dipende da molti fattori, non ultimo il retroterra musicale dell’ascoltatore, e soprattutto la sua capacità di adattarsi, in breve tempo, a qualcosa di decisamente diverso dal solito.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Appaloosa, Antonio Castiello, Niccolò Mazzantini
  • Anno: 2011
  • Durata: 38:36
  • Etichetta: Black Candy/Audioglobe

Elenco delle tracce

01. Tekno paste

02. Calibrù

03. Beet oven

04. Straight to Monsel

05. Lulì

06. Il rouge

07. Irish

08. Mazzpower

09. Ciompo Wonder Vs Nellano

10. Tito

11. Rethe

12. Western

13. Yuri

14. Tekno paste buone

15. Pellestate

Brani migliori

  1. Irish
  2. Tito
  3. Western

Musicisti

Marco Zaninello: drums, synth, drum machine Niccolò Mazzantini: bass, guitar, synth, organ, drum machine Simone Di Maggio: laptop, guitar Michele Ceccherini: bass, guitar