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L'Apparenza

Questo 2018 per tutti i battistiani è un anno speciale, ricorrono infatti due importanti anniversari: il 9 settembre che ci ricorda i vent'anni dalla prematura scomparsa e un mese dopo, il 7 ottobre, il trentesimo anniversario di uno dei dischi più originali, ma anche più ostici pubblicati da Lucio, L'apparenza.

Un disco che segnerà una svolta del concetto di canzone teorizzato da Battisti. Da adesso in avanti, le musiche nasceranno in funzione dei testi e non viceversa, come in realtà succede nella stragrande maggioranza dei casi, così come era accaduto per tutta la produzione con Mogol. Ma il metodo era quello anche in Don Giovanni, anche se in un certo senso le musiche erano “esperimenti” di Battisti e i testi di Pasquale Panella erano cuciti sopra di essi. Il bianco asettico, minimalista, che Battisti sceglie per le sue copertine (ad eccezion fatta dell'epigone 'Don Giovanni' dove emerge un color beige di fondo) raccontano di un universo battistiano ormai parallelo e 'altro'. Per la copertina de L'apparenza, Battisti crea un’immagine che potesse racchiudere la tematica dell’essere e l'apparire, scegliendo una credenza tratteggiata in maniera insicura e tremolante. Viene raffigurata chiusa, come una porta di collegamento tra l'apparenza e la realtà, quella che sta oltre la credenza: l'altra dimensione nella quale Battisti vuole condurci attraverso i versi di Panella, nuovo partner artistico del dopo Mogol (se escludiamo la parentesi di "E già", album del 1982 in cui la coppia di vita Lucio Battisti-Grazia Letizia Veronese - in arte solo Velezia - diventano anche coppia artistica, firmando a quattro mani tutti i brani). Ad un primo ascolto, il battistiano doc avrà certamente qualche difficoltà a comprendere il nuovo percorso artistico di Lucio, però basta ascoltarlo una seconda volta e già ci si rende conto che poi non è tutto così strano, casuale o arido. La musica innanzitutto è più eloquente del solito, anche se perde un pò della brillantezza che aveva caratterizzato alcuni brani di 'Don Giovanni'. Le atmosfere "autunnali" e algide del nuovo lavoro portano inevitabilmente ad atmosfere più eteree, nelle quali pensieri e parole panelliani vengono rivestiti da Lucio con una musica che ben caratterizza le pseudo-astrusità poetiche del nuovo partner.

Il sottile 'velo di Maya' che la coppia Battisti-Panella inseriscono (qui, ma anche negli altri lavori), tende a confondere chi ascolta e vuole comprendere immediatamente i testi, testi che invece hanno una propria surrealtà e diventano per ciò il tutto o anche il suo esatto contrario. Questo è proprio quello che Battisti e Panella volevano realizzare: una "delicata e leggera confusione", come avrebbe poi cantato in Tubinga (Hegel, 1994). Attraverso sequenze melodiche che nascono e muoiono, i testi raccontano differenti realtà e apparenze fra i rapporti di coppia.
Partiamo con la prima traccia, A portata di mano, dove troviamo come introduzione un vestito sonoro di ampio respiro, con un malinconico accenno al pianoforte, dove il testo disorienta anche al successivo ascol­to e non rie­sce pro­prio ad imprimersi fino in fondo nel cer­vel­lo, per­ché la li­ber­tà di forme di­ven­ta astra­zio­ne pura. Nella seconda traccia, Specchi opposti, il testo sembra rispecchiare una tematica di inadeguatezza della coppia musicista-paroliere; come due specchi opposti, Battisti e Panella sembrano dialogare in un controsenso surreale. Il testo ri­tor­na per un istan­te ad essere concreto e prova a de­scri­ve­re il muro che im­pe­di­sce a due per­so­ne di co­mu­ni­ca­re, ma la mu­si­ca è di­ven­ta­ta de­scri­zio­ne pura: i sin­te­tiz­za­to­ri av­vol­go­no una me­lo­dia che pare ab­boz­za­re un pas­sag­gio me­mo­ra­bi­le prima di dis­sol­ver­si nel nulla, ed il ri­sul­ta­to è spiaz­zan­te e ge­nia­le. Allontanando inizia invece con un intro vigoroso, nel quale i sintetizzatori e l'orchestra sono i veri protagonisti del brano. Nonostante tutto l'album sia caratterizzato da una "calda freddezza" musicale, dove il suono è solitario e cibernetico, qui il testo racconta di un allontanamento tra due persone, e la scena che ci si para davanti è tra l'essere e l'apparire, con Panella (qui in una sua foto di repertorio) che si ricollega alla "noia e intronata routine" di don giovannesca memoria. La successiva traccia, la quarta (che dà il titolo all'album) è semplicemente un capolavoro: il brano si apre con un iniziale recitativo di Battisti, malinconico e molto sentito. Il tutto è perfettamente armonizzato attraverso disegni melodici che vanno sempre in crescendo con una superficie sonora algida, ma brillante di luce propria: pianoforte e sintetizzatori realizzano una sonorità decadente ma piena di un proprio significato. Cogliamo qui l’occasione per ricordare che tutto il disco è arrangiato dal quel talento immenso che è Robin A.Smith. Per la cronaca, ha lavorato con Aretha Franklin, Pavarotti, 2Cellos, The Beach Boys, Rod Steward, Tina Turner, oltre ad aver diretto la London Synphony Orchestra e la Royal Philarmonic Orchestra, giusto per ricordare qualche nome e, dulcis in fundo, insieme a Mike Oldfield ha curato la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Londra del 2012 (qui sotto una sua foto). Per rimanere invece nell’ambito strettamente battistiano, suoi gli arrangiamenti e il pianoforte nell’album 'Don Giovanni', di cui rimane memorabile l’intro – ma anche tutto il brano – di Le cose che pensano.

Ritorniamo a L’Apparenza e ripartiamo con Per altri motivi (che nella versione album è la prima traccia del lato B), dove attraverso un linguaggio 'gastronomico' si racconta un sogno dal quale il nostro si è appena svegliato: (Ah! questa poi/sento di star per vivere e nello stesso momento/tremila riluttanti col lunghissimo mento/ e i denti scricchiolanti avidamente); il cannibalismo dei 'denti scricchiolanti avidamente' era una tematica già inserita in Equivoci amici di 'Don Giovanni' ("non si capisce chi mangi chi"). Il brano fa 'ingolosire' l'ascoltatore con testi dove, ad esempio, il taglietto (che altro non sarebbe che la taglia di un abito) nei pensieri e parole di Panella è un etto di prosciutto, oppure un abito? Per nome fa tornare l'ascoltatore sul pianeta Terra attraverso uno dei brani meglio riusciti della nuova coppia. Il brano è un (sem­pli­ce?) cre­scen­do di basi elet­tro­ni­che che sfo­cia in una ati­pi­ca sin­fo­nia; ma l'estro battistiano infrange una regola: in tutte le composizioni con Panella venne eliminato il ritornello, qui viene invece mantenuto e ripetuto ben due volte. Il brano narra una storia vissuta attraverso il ricordo di un nome e la malinconia di aver perso per sempre l'occasione di amare, con l’amante che non ricorda più il nome della donna che ha amato in un passato remoto. Ci si avvia verso la fine e come penultima traccia troviamo Dalle prime battute che, a parere di chi scrive, è il pezzo meno riuscito, il più deboluccio dell'album. Costruito su una base con batteria, basso e sintetizzatori, troviamo poca ispirazione in entrambi gli autori; Battisti con una musica fredda e impersonale, Panella con un testo anonimo e non proprio all'altezza dei suoi 'voli pindarici'. Arriviamo così all'ultimo brano del disco, Lo scenario. Chi meglio dell'oggetto teatrale per antonomasia non sarebbe un degno simbolo dell'apparire? Sullo scenario compaiono vite, situazioni ed esperienze di ogni tipo. La musica diventa criptica, ripetitiva, dubbiosa e difatti Battisti "entra in scena" con una ramanzina a chi si autoaccusa di non comprendere le cose: non ci sono trucchi, sembra avvertire Lucio, tutto è comunque chiaro come prima, anzi forse di più. Il manipolatore per eccellenza, ossia Panella alzando ed abbassando il sipario crea un qualcosa che oggi può essere vero e un attimo dopo tutto il suo esatto contrario.

Con questo disco Battisti continuerà un percorso verso le porte dell'assoluto, un assoluto in senso hegeliano, qualcosa capace di unire testo e musica in maniera unica e straniante, elidendoli, avvicinandosi sempre di più al puro suono vocalico.

 

Per le foto:
Lucio Battisti (foto d'archivio di Cesare Monti), Robin Smith (sito ufficiale)

 

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Lato A

01. A portata di mano (Pasquale Panella / Lucio Battisti-Grazia Letizia Veronese)
02. Specchi opposti (Pasquale Panella / Lucio Battisti-Grazia Letizia Veronese)
03. Allontanando (Pasquale Panella / Lucio Battisti-Grazia Letizia Veronese)
04. L’apparenza (Pasquale Panella / Lucio Battisti-Grazia Letizia Veronese)

Lato B

01. Per altri motivi (Pasquale Panella / Lucio Battisti-Grazia Letizia Veronese)
02. Per nome (Pasquale Panella / Lucio Battisti-Grazia Letizia Veronese)
03. Dalle prime battute (Pasquale Panella / Lucio Battisti-Grazia Letizia Veronese)
04. Lo scenario (Pasquale Panella / Lucio Battisti-Grazia Letizia Veronese)

 

Crediti

Robin Smith: tastiere, chitarre, Ewi;
Mitch Dalton: chitarra acustica;
London Session Orchestra diretta da Gavyn Wright.

Numero Uno - PL 71850
Data di uscita: 07 ottobre 1988
Prodotto e arrangiato da Robin Smith.
Registrato nei Roundhouse Studios di Londra.
Tecnico del suono: John Gallen.
Assistente: Laurent Lozhaic.
Edizioni musicali Aquilone S.r.l.
Copertina di Lucio Battisti.

 

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1 commento

balice { 01/11/2018 )

Tipica recezione di uno che non ha capito un acca di Lucio Battisti. Questo album è l'allineamento della musica alla pittura in cui l'O dello stupore altro non è che l'O di Giotto tradotto in musica. La bellezza sta nella entropia artistica che non c'è esattamente come si apprezza un cerchio realizzato a mano libera. L'Allontanando altro non è il completamento dell'immensa scorciatoia per arrivare al sodo ( IO ) che poi è IO TU NOI TUTTI il pensiero Hegeliano che scritta in forma numerica 1 1 2 3 5 che altro non sono i numeri di Fibonacci e IO TU NOI TUTTI e la spirale aurea che si trova tra i semi del fiore girasole quale fiore è Lucio Battisti.


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