ultime notizie

Canzoni&Parole - Festival di musica italiana ...

  di Annalisa Belluco  ‘Canzoni & Parole’ il festival della canzone d’autore italiana organizzato dall’Associazione Musica Italiana Paris che ha esordito nel 2022 è pronto a riaccendere le luci della terza ...

Piano, voce e 'dedication'

Tre percorsi, tre chiavi di lettura (talora sovrapposte) per districarsi in nove album usciti negli ultimi mesi.

Chiariamoci: l’elemento-base attorno a cui questa rubrica di volta in volta si snoda è anzitutto temporale, cioè il periodo in cui i dischi trattati sono usciti, di regola un paio di mesi o poco più. Poi si va a cercare anche un fil rouge che in qualche modo li colleghi, determinandone, in particolare, la successione. Non di rado l’anello tematico è multiplo, come nella puntata odierna: triplo, per l’esattezza, come si evince dal titolo. Poi è evidente che  pianoforte, voce e album “dedicati a” non sono certo una novità. I lavori di cui ci occupiamo oggi, sia come sia, toccano uno o più di questi temi.

Partiamo da un’ampia costola pianistica, progredendo (anche qui lo facciamo quasi sempre) in ordine numerico. Il primo è dunque un piano solo, Tecniche arcaiche Live at Angelica (Amirani/Aut) di Nicola Guazzaloca (foto in alto). 'Angelica’ è una storica rassegna bolognese di musiche contemporanee (il plurale è d’obbligo), in cui improvvisazione di marca jazzistica ed eurocolta (chiamiamola ancora così, per comodità) si mischiano senza colpo ferire. Paradigmatico, in tal senso, il CD di Guazzaloca, due sole lunghe sequenze, la prima col ricorso a oggetti e rumorismi vari, la seconda più schiettamente pianistica, vitale, libera, intensa, sostanziosa, con dei rallentando che in realtà non si distendono quasi mai del tutto, conservando come un fremito intestino, per riaprirsi poi ancora a una pastosa, corporea plasticità. Ottimo disco.

Una libertà più brada, di vis squisitamente jazzistica, unisce invece il piano di Livio Minafra e la batteria di Louis Moholo, gloria del jazz sudafricano trapiantato a Londra, in Born Free (Incipit), un altro live, però tratto da diverse date (e con un DVD a supporto, 22’ di suoni uniti a scampoli di Minafra-pensiero). La musica sembra partire a volte un po’ per la tangente, non sempre perfettamente a fuoco, sufficientemente sorvegliata e intenzionale. Angel Nemali di Dudu Pukwana, antico sodale di Moholo, Kanya Apho Ukhona dello stesso Moholo e Foxtrot, a doppia firma, gli episodi più riusciti.

Per certi versi antitetico il primo dei due album in trio di cui ci occupiamo, Pop Corn Reflections (Nau) di Rosario Di Rosa, che sfoggia invece un’intenzionalità nitida (e una certa originalità, anche), compositiva e di tracciati globali, che il pianista ragusano crea partendo in genere da precise cellule ritmiche e trasferisce ai suoi partner, non disdegnando qualche pennellata elettronica. Tutto acustico è invece il primo album-tributo che incontriamo, Homage to Paul Bley (Leo) del trio di Arrigo Cappelletti (foto sopra) con Furio Di Castri al basso e Bruce Ditmas alla batteria (entrambi già a fianco di Bley). La dedica al grande pianista canadese prescinde da specifici rimandi tematici (i brani sono tutti di Cappelletti, salvo un Monk e un Andrew Hill): di Bley, con un fervore e un corpo tutto sommato non così usuali nel pianista comasco, si riflette in primis la grande capacità di camminare in bilico tra regola e libertà. Disco pieno e godibile.

Un altro rimando, stavolta più comune (nel senso di frequente), a John Coltrane, ci arriva da Writing4Trane (Alfa Music) del quartetto Living Coltrane, piano trio più sax (tenore e soprano, Cocco Cantini), anche qui un ventaglio di brani originali atti a rievocare lo spirito dell’omaggiato. Disco solido e corretto, non banale, attraversato da una felice discontinuità, che non ritroviamo in Seven Sketches in Music (Parco della Musica) del Double Trio (in realtà un quintetto, con doppio sax e doppio arco, ma unica percussione) di Paolo Damiani, album ben più monolitico i cui brani, tutti di Damiani (tranne uno, di Rosario Giuliani), s’ispirano all’opera di Renzo Piano (vedi foto in homepage). Notevoli gli incastri dei sax, alto e soprano per entrambi (Daniele Tittarelli, anche al flauto, e il citato Giuliani, con Marco Bardoscia e Michele Rabbia a completare l’organico), monolitica – come si diceva – l’idea e pure i tracciati, ricchi, pieni, di grande impatto. Domina la coralità, il disegno globale, e i risultati si sentono.

Altra dedica extramusicale in Uomo invisibile (autoprod.), ultima fatica di Odwalla, gruppo all’inizio di sole percussioni poi allargatosi sempre più fino a prevedere la presenza di cantanti e ballerini a profusione. L’album specifico reca i riflessi del grande concerto tenutosi all’ultimo Open Jazz Festival di Ivrea (vedi foto sotto), dedicato appunto all’omonimo romanzo di Ralph Ellison, tra i vertici della letteratura afroamericana. I brani del CD (sette) sono per lo più già noti (tutti di Massimo Barbiero, deus ex machina del tutto), ma qui in una versione, appunto, allargata, in cui le voci, guidate da Marta Raviglia, giocano un ruolo quanto mai centrale, e così pure la danza, come dovrebbe presto documentare un DVD dello stesso concerto (ampliato).

Voci, dedica, teatralità e letterarietà (nonché un pianoforte, qui) riguardano pure Cypriana (autoprod.) di Nicola Pisani, riversamento del concerto per voci e orchestra tenutosi a Roma il 1° ottobre 2012 nel cinquantenario della nascita della Repubblica di Cipro, il cui humus è magistralmente evocato dai suoni così come dagli ampi recitativi che s’intrecciano con cantati (soli e coro) e, appunto, rigogliosi strumentali. Un’operazione non necessariamente jazzistica (per quanto ciò possa importare) di grande respiro e altrettante ambizioni (ben riposte).

E chiudiamo con un ultimo tributo, stavolta a un singolo personaggio, Rodolfo Valentino (pugliese come Pisani, curiosamente), cui il fisarmonicista Renzo Ruggieri dedica il suo ultimo album, Valentino è Tango! (Voglia d’Arte), sorta di recitativo in musica in cui la narrazione, affidata (anche nella scrittura) a Umberto Fabi, si alterna a una serie di monologhi fisarmonicistici, soprattutto – nel rispetto del titolo – tanghi (spesso fra i più noti, tipo El Choclo, La Cumparsita, Caminito, Libertango, più pagine originali di Ruggieri), con bel piglio espositivo ed efficacia di trattazione globale.

E con questo anche per oggi è tutto.

Foto di Franz Soprani (Guazzaloca), Alessio Laganà (Cappelletti) e Alberto Bazzurro (Odwalla).

Share |

0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento