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Piergiorgio Pardo

Un gusto superiore. Il cantautorato progressivo italiano dal beat al bit

E se avessimo sbagliato alla grande, finora, nel ritenere imprescindibili i generi musicali?
Nell’assegnare frettolosamente una casella alla fine di ogni canzone, quasi fosse quell’etichetta l’unica summa da perseguire in ogni ascolto?
Mettiamo da una parte il prog coi suoi tempi dispari, i virtuosismi obbligatori, i testi allegorici, quasi criptici, e la struttura sempre imprevedibile; dall’altra invece il cantautorato col personale che diventa politico, le citazioni insieme colte e popolari, il sentimento che si fa chiavistello di coscienze.
Per molto tempo li abbiamo considerati così, come due mondi musicali fin troppo distanti e incompatibili tra loro.
Di nuovo: e se avessimo sbagliato alla grande, finora? È arrivato forse il momento di rivalutare tutto, buttar giù questi muri di genere e abbeverarsi in egual misura dalle due fonti?

L’unico modo è addentrarsi nella ricerca spassionata e meticolosa della nostra storia, e il giornalista Piergiorgio Pardo non ci ha pensato due volte offrendo Un gusto superiore. Il cantautorato progressivo italiano dal beat al bit.

Il volume, realizzato per Crac edizioni, è un’approfondita analisi storico-musicale in cui si dimostrano le convergenze profonde tra queste due anime sonore del nostro paese attraverso numerose interviste, preziose testimonianze e indubbia competenza che l’autore ha già avuto modo di dimostrare a tutto campo negli anni. Grande intuizione, o semplicemente metodo ben affinato, è citare eventi sociali e progetti musicali non solo per far riemergere quei passaggi così assenti dagli archivi discografici, ma proprio per legare epoche lontanissime e “tenere in vita” canzoni che addirittura provano a cantarsi reciprocamente. “Dal beat al bit” è una formula che ricorre spesso nel libro e intende proprio quello sforzo riuscito, delle canzoni e degli artisti, nel cavalcare i grandi cambiamenti sociali, tecnologici e dunque di ascolto, interpretando mondi nuovi con nuove esigenze.

Inizialmente, presi dalla curiosità, abbiamo approfondito un frammento a caso del volume e da lì la lettura proseguiva affamata legando le varie prospettive: dopo pochi minuti si eclissava la divisione in paragrafi e capitoli ed aveva la meglio, come allo schiarirsi di una sagoma, quello delle vicende, delle curiosità, delle ricostruzioni storiche e sociali pop e popolari. La tesi dell’autore, dunque, regge anche quando intercettata casualmente; ma è nel più classico dei modi, ovvero tuffandosi nella lettura più regolare e ordinata, che si ha occasione di ricerca inanellata di eventi e suoni sottesi a un proprio tempo.

 

Oltre 200 dischi per tracciare uno sguardo musicale innovativo: da Alan Sorrenti a Gino D’Eliso, da Franco Battiato a Mauro Pelosi, da Lucio Battisti a Enzo Carella (qui in alto in una foto di repertorio), da Maria Monti a Nada, insieme alle affascinanti e preziosissime testimonianze di alcuni interpreti contemporanei di questo nostro gusto superiore (tra i tanti, anche Andrea Lazslo De Simone (nella foto in basso), Morgan, Ivan Cattaneo, Eugenio Finardi, Colapesce). Generazioni di progressisti che si cercano scavalcando le epoche. Un connubio, anzi un chiasmo, come sembra suggerire la copertina del libro accostando Claudio Rocchi a Iosonouncane. Beat e bit, andata e ritorno.

Per buona parte del volume, l’approfondimento di Pardo prende spunto e germoglia da poche e necessarie basi, ne abbiamo individuate tre: i luoghi, che sovente dapprima nascono come nido di influenze, per poi evolversi in laboratori di ecosistemi artistici, e hanno modo infine di (di)mostrare una certa maturità interpretandone lo spirito del tempo, ossia in spazi fisici (beat) e/o digitali (bit, ovvero community, network). Seconda: la società, con i suoi eventi, stimoli e desideri che si ritrovano nelle varie inflessioni musicali, nel movimento giovanile e in quello femminile (e femminista), nel rock e nel cantautorato, con l’atteggiamento progressivo sempre tangente a ciascuna di queste traiettorie. Il terzo polo di riferimento dell’autore è il mercato discografico, uno snodo oggi tanto scontato quanto cruciale e da tenere bene a mente: in un 2023 in cui una musica esiste solo quando tascabile, trasferibile, è buona norma ricordare che musica e discografia non sono affatto la stessa cosa, che oltre i singoli ci sono le canzoni, e che prima delle canzoni può essere saggio (e divertente, perché no?) ripercorrere a ritroso l’ispirazione, i tentativi, i riferimenti umani prima che artistici da cui si attinge o respinge un’idea, una visione. Abbiamo indicato giusto tre tasselli, e ce ne sono sicuramente altri, che suggeriscono dei satelliti che ruotano, e a volte si incontrano, e altre volte ancora proiettano avanti questo disegno di gusto superiore affascinante proprio nella sua incompletezza, mutevolezza, entusiasmo sonoro.

 

Piergiorgio Pardo costruisce solidamente la sua tesi attraverso chirurgica precisione e analisi trasversali, fino al punto di applicare quel progressivo proprio nel suo stile di scrittura già così appassionato, rigoroso e divertito, fatto di disciplina e libertà (come è fatta la musica, dopotutto), rivelando dunque un lavoro metalinguistico. Riteniamo altresì che la sopravvivenza di questo sguardo critico obliquo, di questa postura di ricerca così curiosa del vivacissimo magma artistico, sociale, e quindi storico attuale, ci incoraggiano e ci spronano nel supporre ancora una volta che tali letture trasversali alzino la qualità del dibattito molto più rispetto alla prevedibile dicotomia sintagma-paradigma, serie-parallelo, similitudine-metafora tipica delle intelligenze artificiali.
“E mi rileggo i libri che ho già letto per capire come sono diventato […] Se qualche cosa me la sono dimenticata” canta il buon Giovanni Truppi. E in effetti Un gusto superiore. Il cantautorato progressivo italiano dal beat al bit convince a tornare ad approfondire alcuni passaggi scritti per scavare ancora, lasciar sedimentare, nutrire la curiosità e unirsi alla ricerca insieme all’autore. E se Pardo avrà modo di proseguire questo approfondimento sul tema, siamo sicuri che darà spazio anche a Venerus, Daniela Pes, Studio Murena, Marco Castello, e Truppi appunto.

Un gusto superiore di Pardo è di certo un lavoro prezioso, da custodire.
Potremmo ritrovarlo tra qualche anno nella libreria di uno studioso o appassionato di musica insieme alle ricerche di Fabbri, Tagg, Reynolds, Tomatis, Cavaliere.
E non ci stupiremmo poi così tanto.

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In dettaglio

  • Artista: Piergiorgio Pardo
  • Editore: Crac Edizioni
  • Pagine: 326
  • Anno: 2023
  • Prezzo: 22.00 €