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Francesca Incudine per la sez. Italiana e Alessandro Lepore per quella Internazionale sono i vincitori dell'11ª edizione de L'Artista che non c'era

Si è conclusa al CPM di Milano l'11ª ediz. de L'Artista che non c'era

Targa speciale "Muovi La Musica" a Francesca Incudine

Va in archivio l’edizione 2014 de L’Artista che non c’era, il concorso organizzato da L’ISOLA che a inizio estate, ormai da undici anni, diventa uno degli eventi più attesi legati al mondo della musica italiana. Cominciamo dalla fine e diciamo subito che la vittoria nella “sezione Italiana” è andata a Francesca Incudine, siciliana (è nata ad Enna nel 1987), mentre per la sezione “Internazionale” a spuntarla, in una gara tiratissima è stato il friulano Alessandro Lepore, trentacinquenne giramondo che ormai da alcuni anni vive a Roma.

Una giornata intesa, molto particolare quella di venerdì 27 giugno, visto che per la prima volta la fase finale del concorso si è tenuta in un solo giorno, una full immersion iniziata alle 10.00 del mattino e terminata ben oltre la mezzanotte. E la scelta, dopo alcuni dubbi iniziali, alla fine è risultata vincente, perché nella suggestiva sede del Centro Professione Musica di Via Reguzzoni 5 a Milano (più comunemente chiamato CPM) l’atmosfera che si respirava era quella delle grandi occasioni. Fin dalle prime ore del mattino, quando i primi semifinalisti hanno iniziato il loro soundcheck che, via via, si è protratto fino a dieci minuti prima dell’inizio programmato alle 15.00 (lasciateci fare un ringraziamento sincero ad Andrea Bressan (qui nella foto in alto) che ha coordinato tutto l’aspetto tecnico insieme al suo staff (in particolare ci piace segnalare il grande lavoro fatto anche da Emiliano Baragiola, a destra nella foto, nel live del pomeriggio), permettendo così di gestire senza troppe tensioni le prove e le ‘gare’, con una semi-finale che necessitava di 16 cambi palco e una finale con 9 finalisti e ospiti vari…). Certo l’ambiente del CPM aiuta, intriso com’è di sale prove, strumenti ovunque, foto e video che ritraggono studenti e ospiti di seminari, stage e quant’altro può far sentire a suo agio un musicista, ma la tensione per una giornata così attesa dopo alcuni mesi di ascolti e selezioni era palpabile.

Ed eccoli, in ordine alfabetico, i 16 semifinalisti che con un brano a testa si sono esibiti davanti ad una giuria di addetti ai lavori (quelli sottolineati sono diventati poi i Finalisti)

Chiara Vidonis (sguardo dolcissimo, ma quando imbraccia la sua chitarra acustica e partono i primi accordi la sensazione è di avere di fronte una cantautrice grintosa che nei testi trova forse la sua arma migliore. È Triestina di nascita, e pur legatissima alla sua terra da un po’ di tempo è molto più facile vederla suonare live nei locali di Roma);

Domenico Imperato (anche lui si presenta chitarra e voce e qui quello che colpisce favorevolmente sono le melodie, intrise di atmosfere sudamericane, ben strutturate e sostenute da una voce che non passa inosservata. Decisamente buona la tecnica sulla sei corde, di ottima fattura anche il lavoro certosino e la cura che Domenico usa nella stesura dei testi. Il suo album in uscita proprio questa settimana ne è la conferma);

Fabrizio Zanotti (piemontese, è figlio della sua terra anche in ordine al suo modo di comporre, laddove una solida scuola cantautorale - forse fin troppo classica a dire il vero - si mescola con richiami etnici che gli conferiscono un sound godibile. Ad ogni modo la sua proposta piace e sarà nei cinque finalisti della serata);

Francesca Incudine (si presenta in trio, con un chitarrista e un polistrumentista ai fiati, mentre lei stessa porta il tempo imbracciando un tamburo a cornice. Voce che incanta fin dalle prime note su un tappeto musicale ricco ma non soffocante - cosa che invece accade troppo spesso nelle proposte che attingono al mondo del folk - , che trova un giusto equilibrio fra tradizione e nuove sfumature d’autore. Unisce con dolcezza dialetto e parole in italiano, dando ancora più spessore a un testo che arriva dritto al bersaglio);

Galoni (sale sul palco del CPM in trio e la sua performance è stata, senza ombra di dubbio, una delle più applaudite, se non “la” più convincente. Ottima presenza scenica e dotato di una scrittura riconoscibile e profonda, Galoni rappresenta di certo una delle figure che meglio incarnano il concetto di nuova canzone d’autore. Testi che lasciano il segno e una voce che lui appoggia e sposta con sapienza su melodie semplici ma lontane anni luce dal pop imperante);

Giacomo Lariccia(il suo brano 60 sacchi di carbone emoziona per quella sua capacità di mettere in scena, così diremmo se fosse un film, l’epopea di molti italiani che subito dopo la guerra andarono a lavorare, come minatori, in Belgio (dove lui vive tuttora). Tocco morbido sulla chitarra e un sound che ricorda le cose migliori dei Tiromancino, Giacomo sa scrivere usando anche l’arma dell’ironia e lo ha dimostrato nel secondo brano in finale);

Paolo Cattaneo (classe da vendere e con un mood raffinato che avvolge ogni sua canzone, Paolo, bresciano, si presenta con un formazione di quattro musicisti che regalano arrangiamenti capaci di adattarsi a ventosa su testi ben scritti e interpretati magistralmente. È lui che apre la semi-finale e pubblico e giuria capiscono da subito che la gara sarà dura. Già, dura per tutti gli altri. Grande resa nella finale serale con due brani che hanno lasciato il segno);

Roberto Scippa (romano, si presenta anche lui con quattro bravissimi musicisti al seguito e la sua performance racconta di un autore già “pronto” per il mercato discografico - se poi ci fosse, il mercato, sarebbe anche meglio…- ma con ancora ampi margini di crescita. Ottima voce e canzoni costruite con sapienza, capaci di creare un forte feeling con l’ascoltatore. Un nuovo album ormai pronto da portare sui palchi di tutta Italia);

Sara Velardo (grinta da vendere su un muro di suono potente e convincente, anche se sul palco sono solo lei e una chitarra, a cui spesso affianca uno stomp suonato con vigore… Grande lavoro sui testi che però non sono mai leziosi, anzi, si lasciano accarezzare da melodie che gli calzano a pennello. Buona la presenza scenica e la simpatia che trasmette in maniera empatica);

Tenedle (fiorentino di nascita ma ormai da molti anni residente in Olanda, è l’ultimo a chiudere la sezione Italiana in semi-finale. Accompagnato sul palco dal suo Mac e da una chitarra elettrica, Tenedle regala un’atmosfera intrisa di elettronica leggera, usata con gusto e che non prende mai il sopravvento. Piace quel suo modo di intendere la struttura canzone, de-strutturando appunto la forma stessa, lasciando che l’ascoltatore si faccia trasportare da un arrangiamento che ne rafforza la linea melodica).

E mentre Stefano Tognoni, redattore storico dell’Isola dal 1997, insieme a Gianni Zuretti -  redattore anch’egli e nell’occasione anche Presidente di Giuria - raccoglievano tutte le schede per i conteggi della sezione Italiana (qui nella foto i due con a sinistra Dario Zigiotto, giurato chiamato a seguire i conteggi in rappresentanza di gli altri "colleghi"..), i due simpatici presentatori, Filippo Ferrari e Nava Golchini spezzavano un po’ la tensione ed è stato quello il momento in cui si è presentata la giuria. Questi i nomi di chi ha ascoltato e votato i semi-finalisti nel pomeriggio:

Franco Mussida (musicista e fondatore CPM), Gianmarco D’Alessandro (Cose di Musica Management), Guido Giazzi (direttore Buscadero), Alberto Salerno (autore e presidente Muovi la Musica), Dario Zigiotto (operatore culturale), Elisabetta Galletta (Uff.Stampa Ultra Comunicazione), Simon Luca (musicista e vice presidente di Muovi La Musica), Ezio Poli (L'Isola Ritrovata di Alessandria),  Luca Varani (media & comunicazione),  Marco Leo (studio registrazione Bluescore), Giovanni Poggio (produttore musicale), Giorgio Scaramuccia (musicista), Antonio Piccolo (Ulive booking), Luca Gricinella (BlaLuca Uff. Stampa), Alberto Boi (Produttore e tecnico del suono), Massimo Germini (musicista), oltre a Stefano Tognoni e Gianni Zuretti de L’Isola. A questi nomi, nel tardo pomeriggio si sono poi aggiunti altri personaggi legati al mondo della musica che nella serata sono andati a costituire un gruppo di giurati diventato davvero corposo e qualificato (qui sotto una foto che raggruppa una parte della giuria e gli artisti finalisti).

Ecco comunque i nomi dei personaggi che si sono aggiunti per la serata finale:
Luca Rustici (musicista, produttore), Marino Grandi (rivista Il Blues), Andrea Dolcino (IndieHub, co-working musicale), Gaetano Petronio (uff.stampa GPC), Fabio Vergani (uff.stampa A Buzz Supreme), Massimo Priviero (artista), Paolo Jachia (scrittore e saggista), Alberto Patrucco (artista), Elisa Orlandotti (premio Voci x la Libertà - Amnesty International), Claudio Fucci (Vololibero Edizioni), Vito Sartor (Mescalina.it), Andrea Zuppini (musicista). Jonny Malavasi (JM booking e Management).

Ma facciamo un passo indietro e torniamo alla gara del pomeriggio. Prima di dare inizio alle esibizioni dei 6 artisti/gruppi della sezione Internazionale, sul palco sono saliti Alberto Salerno e Simon Luca, in qualità di massimi referenti della neo-nata associazione Muovi la Musica, (qui nella foto, SImon Luca al centro, Alberto Salerno a sinistra e ildirettore dell'Isola a destra) partner del concorso da questa edizione. Un’associazione che ha una vocazione fortemente in linea con i principi su cui si muove e cammina da oltre quindici anni L’Isola e cioè quella di valorizzare e promuovere gli artisti italiani, senza scorciatoie e cercando di trovare sinergie ed occasioni per fare rete, fare gruppo, far sì insomma che sul territorio nazionale si possano avere percorsi alternativi alle logiche di mainstream che ci “indicano” cosa dobbiamo ascoltare, cantare e comprare, nonché applaudire nei live. Discorsi interessanti ma che ci porterebbero fuori dal seminato….

Tornando alla semi-finale, Salerno e Simon Luca hanno così annunciato che Muovi La Musica, in maniera autonoma, assegnerà un Premio Speciale la sera stessa, consegnandolo ad uno dei finalisti ritenuto particolarmente interessante. Cosa che è regolarmente avvenuta ma di questo parleremo più avanti, nella cronaca appunto della finale che ha preso vita dalle 21.00.

Veniamo quindi alla gara pomeridiana di semi-finale per la sezione Internazionale, e anche in questo caso ecco chi si è esibito, evidenziando chi è passato in Finale. Quattro le proposte che suoneranno la sera anziché le tre previste, per un pari merito che non si è riusciti a dirimere.

Alessandro Lepore (uomo di poche parole e dal carattere schivo, quando sale sul palco “l’artista”, Alessandro cambia pelle e diventa performer sicuro e capace di incollarti alla sedia. Inglese fluente, dovuto anche alla sua lunga esperienza negli States - dove ha potuto incidere un Ep e suonare con molti artisti americani - Lepore ha una scrittura e un tocco di chitarra che affascina anche chi non frequenta spesso le dinamiche della musica d’oltreoceano);

Andrea Celeste (genovese, unica presenza femminile in questa sezione, ha incantato con la sua voce morbida e un brano che anche se supportato solo dalla tastiera ha reso vincente la sua esibizione. Una Carly Simon nostrana che però ha nelle sue corde molte sfumature, visto anche il suo ampio curriculum. Nella serata, grazie ai due brani, la sua performance è apparsa ancora più completa);

BlueCacao (superformazione da sei elementi, milanese, ha nei suoi punti di forza la professionalità dei componenti e una voce, quella di Vissia Trovato, che ben si sposta sulle melodie create quasi sempre dal sax suonato da Dario Guidotti. Tecnicamente validi sanno incrociare atmosfere più blueseggianti con un soul di forte impatto.);

Cesare Carugi (arriva dalla toscanissima Cecina e chitarra a tracolla si esibisce con il suo amico/musicista di sempre Leonardo Ceccanti. Bella voce blues, suona pulito sulla sua sei corde acustica per lasciar ampio spazio a Leonardo per tutte le rifiniture del caso, che con la sua elettrica e pedaliera annessa, crea invece giochi melodici e arrangiamenti che suppliscono la mancanza, in questa occasione, di un gruppo più completo. Passerà in finale e, complessivamente, nei due brani presentati emerge con forza la sua influenza e il suo debito verso la musica folkrock americana);

Dany Franchi Band (genovesi e giovanissimi, questo trio ha tutte le carte in regola per diventare una delle formazioni blues più interessanti della scena nazionale. Non che già ora non siano segnati sui taccuini di molti operatori e appassionati, solo che la giovane età, specie di Daniele Franchi, frontman e chitarrista, gli consente di avere ampi spazi di crescita. Abbandonati ormai da qualche tempo i virtuosismi fini a se stesi che spesso accompagnano i gruppi blues, qui ci sembra di intravedere una voglia di andare all’essenza delle note, una voglia di accarezzare il suono piuttosto che aggredirlo);

Marco Mati (si presenta sul palco del CPM in una formazione quartetto che colpisce per la varietà di suoni e di atmosfere che riescono ad emergere anche da un solo brano. Bella voce quella di Marco, che grazie ad una naturale presenza scenica gli consente di creare un buon feeling fin dalle prime note, giocando e portando l’ascoltare nei territori che Marco ama di più e che sono poi quelli che non vanno definiti, ingabbiati. La sua proposta non è solo rock, non è blues, reggae o pop, è difficile infatti connotarlo (e perché mai si dovrebbe farlo?), ma ha decisamente un’ampia potenzialità in termini di appeal sul grande pubblico).

Nell’attesa che la giuria consegni le schede e che arrivino i risultati, ad intrattenere la sala ci pensa Filippo Ferrari, funambolico presentatore nonché giovane artista emergente del CPM che regala una sola canzone ma significativa, sufficiente a delineare le sue doti di interprete. Ad accompagnarlo sul palco, un altro giovane musicista di scuola CPM, il pianista Marcello Grilli.

Dopo l’annuncio degli artisti che passano in finale (nella categoria Internazionale, come dicevamo, sono passati in 4 anziché 3 per un ex-aequo, nella sezione Italiana sono 5 quelli che suoneranno in serata mentre per gli altri 5 la gara finisce qui) i primi commenti sono inevitabilmente di gioia e legittima delusione. Due sentimenti che si mischiano e si intrecciano nelle parole e negli sguardi dei concorrenti. Ci sentiamo però di azzardare un’ipotesi, suffragata da qualcosa di più di una sensazione e cioè che l’alto livello degli artisti in gara ha fatto sì che questo momento, pur nella sua fredda e cinica liturgia, abbia lasciato sentimenti di stima reciproca. Saranno poi molti, infatti, gli artisti “esclusi” dalla finale che rimarranno tutto il giorno al CPM per assistere alla finale, così come abbiamo visto parlare a lungo alcuni giurati con qualche artista escluso dalla finale, farsi dare il loro disco e così via.

Giusto un’ora abbondante di pausa e arriva uno dei momenti più aggreganti che da sempre contraddistinguono questo concorso. L’idea e l’ostinata voglia de L’Isola di far condividere una cena-buffet con artisti, giurati, staff CPM e collaboratori della testata fa sì che questo diventi uno dei momenti chiave in cui si consolidano o nascono nuove amicizie, riflessioni a ruota libera sulle esibizioni, germogli di nuove collaborazioni artistiche che prendono vita così come non mancano spunti per migliorare il proprio percorso, scambi di opinioni e consigli da chi collabora già con artisti affermati. Insomma una grande bagarre, quasi una (sana) festa popolare che permette ad ognuno degli artisti di conoscere o approfondire ancora meglio tutta una serie di contatti con addetti ai lavori che normalmente sono gestiti (quando ci si riesce…) solo via mail o facebook.

Arriviamo così al “dopo-cena”, ed entra in scena lo spettacolo finale, nello stesso auditorium del pomeriggio. Stesso palco, stessa strumentazione, stessa tensione. Questa volta però i finalisti (qui in alto una foto di gruppo, con i due presentatori in fondo a destra) avranno a disposizione due brani a testa e questo permetterà loro di presentarsi ancora meglio, offrendo più sfumature su cui farsi valutare. Non diremo mai che due canzoni rappresentano il mondo che ognuno degli artisti in gara si porta dentro, ma spesso due brani possono delineare a sufficienza il loro approccio alla musica, intuirne le influenze, valutare la capacità di stare sul palco e di creare feeling con chi si ha di fronte.

Come per la semi-finale, anche in questo caso tra le due sezioni c’è stato un momento di stacco, necessario per la raccolta delle schede e in questo lasso di tempo sul palco è salito Franco Mussida, personaggio e icona della chitarra dal carisma innato che ha fatto gli onori di casa e ha lanciato un’idea che sicuramente verrà ripresa l’anno prossimo e cioè quella di istituire un Premio Speciale, una Targa dedicata al miglior “musicista” presente nella serata finale. Questo perché spesso siamo concentrati a guardare l’artista che canta, senza dare troppo peso ai tanti musicisti che supportano il frontman. L’idea quindi è quella di far affiancare ai voti che i giurati daranno alla proposta in generale, anche un voto solo al “musicista” che più ha colpito favorevolmente per la sua tecnica o per il suo apporto funzionale al brano proposto. È anche l’occasione, per Mussida, di presentare una proposta musicale targata CPM. Salgono sul palco infatti le Ladies in Tune, un trio di ragazze giovanissime (Sabrina Fiorella, Laura Panetta e Alessia Turcato), accompagnate da due altrettanti giovani musicisti (Michele Boni e Martella Martella) che insieme regaleranno dieci minuti di grande tecnica vocale in un mix di swing, jazz e canto a cappella che ha scaldato le mani a tutta la sala. Veramente una bella realtà che ha mosso i primi passi proprio in questa scuola, anzi, nata su volere dello stesso Mussida che poco tempo fa le ha spinte a mettersi insieme.
Un’ospitata molto gradita così come gradita ed utilissima è stata l’improvvisata che Alberto Patrucco ha fatto sul palco prima che arrivassero i risultati finali. Infatti, le votazioni si sono protratte più del solito e per gestire questo improvviso spazio-tempo che in quei momenti sembra davvero infinito, è stato chiamato sul palco un giurato per aiutare a gestire l’attesa. Ma non un giurato qualunque, uno che il palcoscenico e l’arte di intrattenere la conosce molto bene: Alberto Patrucco, appunto. Colto di sorpresa e dopo un accenno di “resistenza” fugato subito da un lungo applauso, Alberto è salito sul palco e ha regalato un monologo improvvisato che ha confermato, se mai ce ne fosse stato bisogno, la sua vena comica e il suo sarcasmo pungente. Ma è stata anche l’occasione per ricordare che ormai da qualche anno Patrucco si è innamorato del grande Brassens e, pur non avendo abbandonato il teatro e il cabaret, proprio in questo periodo sta portando in scena, insieme ad Andrea Mirò, uno spettacolo in cui canta e recita poesie-canzoni del grande chansonnier francese, che da qualche mese è diventato anche un disco.

Ci avviamo alla fine di questa cronistoria minima di una giornata però speciale, che ha visto alternarsi proposte cantautorali ad altre decisamente blues, passando per il country e folk americano all’elettronica, dal soul/rock al folk italiano. E proprio una proposta folk (anche se innestata con varianti decisamente cantautorali) è quella che alla fine ha fatto salire sul gradino più alto FRANCESCA INCUDINE che sul filo di lana, come si usa dire in questi casi, l’ha spuntata su un bravissimo Galoni (qui a sinistra nella foto)Francesca ha convinto la giuria per quella sua semplicità che invece nasconde una minuziosa cura degli arrangiamenti e una voce che non lascia indifferenti.Grande merito va riconosciuto a Marco Corbino (chitarra acustica) e Carmelo Colajanni (flauto di Pan e zampogna) che colorano magnificamente la base ritmica portata da Francesca stessa con il tamburo a cornice. Una carriera, quella di Francesca Incudine, che pur se partita da pochi anni ha già nel suo carniere riconoscimenti importanti come la vittoria al ‘Premio Andrea Parodi’ (manifestazione nata qualche anno fa per ricordare il grande artista sardo scomparso nel 2006 dopo una lunga malattia). Un nome di cui sentiremo parlare sicuramente.
E a Francesca Incudine è andata anche la ‘Targa Speciale’ assegnata da
Muovi La Musica
e nel consegnarla, Simon Luca e Alberto Salerno, hanno espresso parole di grande stima per un’artista così giovane eppure fortemente pronta per affrontare qualsiasi palcoscenico. Una scelta effettuata prima che uscissero i risultati a dimostrazione di una valutazione che ha trovato riscontro anche con gli esiti della Giuria.

Per quel che riguarda invece la sezione Internazionale la vittoria è andata ad ALESSANDRO LEPORE, (qui mentre riceve la targa da Stefano Tognoni) con una performance acustica che ha convinto per quella sua capacità di scrivere in modo molto personale ma che affonda le radici nel suo sterminato amore per la musica d’oltre oceano. Ma non solo Jeff Buckley, Willie Nelson o Robert Johnson, ma anche Calexico, Johnny Cash e Damien Rice. A premiare Lepore sale sul palco Gianni Zuretti, redattore de L’Isola e uno dei più autorevoli conoscitori della musica americana. Un plauso va certamente anche a Dany Franchi Band (di loro abbiamo già detto della giovanissima età e di una strada, anzi di un’autostrada, che nei prossimi anni li vedrà protagonisti) così come Cesare Carugi, sanguigno folk singer toscano che vanta già numerosi collaborazioni con professionisti italiani ed internazionali, a riprova che la sua voce e la sua penna sanno incidere come pochi. Lasciamo per ultima Andrea Celeste, perché la sua proposta si allontana (anche se per certi versi non più di tanto) dal mondo appena citato e la sua performance piano-voce ha toccato le corde più sensibili di ogni ascoltatore e di ogni giurato. Due brani bellissimi e interpretati senza sbavature che ci portano a dire che siamo di fronte ad un’artista completa, che scrive, canta e suona i suoi brani in modo raffinato senza essere leziosa. Nella sua voce sono racchiusi gli anni passati a cantare generi più diversi, dal soul al blues, fino al jazz, suo grande amore che gli ha permesso di imparare a gestire note basse e ottave da brivido.

Cala il sipario su questa 11ª edizione e dopo le foto di rito, i sorrisi (alcuni ovviamente a denti stretti) e le pacche di saluto sulle spalle a noi non rimane che ribadire un concetto semplice: questo concorso vuole essere un ponte capace di collegare gli snodi della filiera musicale. E aver portato artisti così diversi ma tutti di grande livello qualitativo, aver riunito una giuria così prestigiosa in una location così importante e creato una collaborazione significativa come quella con Muovi la Musica.. beh, ci sembra che sia per la nostra testata il modo migliore per pensare alla prossima edizione con fiducia e una voglia innata a migliorarsi ancora.

Francesco Paracchini

Servizio fotografico a cura di
Monica Ruscanu (vedi altre foto)
e
Giuseppe Verrini (vedi altre foto)


 


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