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Canzoni&Parole - Festival di musica italiana ...

  di Annalisa Belluco  ‘Canzoni & Parole’ il festival della canzone d’autore italiana organizzato dall’Associazione Musica Italiana Paris che ha esordito nel 2022 è pronto a riaccendere le luci della terza ...

Deian e Lorsoglabro

Lei non sa chi sono io

Deian e la sua band de Lorsoglabro da dove provengono? Io ipotizzo dalla costola di un serpente che, riverso su di sé, mangia un orsetto. Deian Martinelli, cantautore 28enne nato a Moncalieri e adottato dalla Torino che guarda al nuovo, è stato lo scorso luglio al TRAFFIC FESTIVAL condividendo il palco con Nick Cave and the Bad Seeds e altri musicisti della scena underground torinese. Ora esce per Musicalista il suo cd omonimo. Comincio una chiacchierata con questo ragazzo dallo stile stravagante, che in volto (e non solo) ricorda un po’ Syd Barret...


Come si chiama il tuo amico di nome Matteo Castellano che cantava con te sul palco del MEI d’autore?

Cantava?

Non lo so (citazione dal pezzo di Castellano)

Neanche io. Era un uomo spettacolo, è stato grandissimo

Lorso(nonloso)glabro

Non lo so. Questa è già l'intervista vero? Dai, ultima domanda.

Rido

Non saprei

Grazie Deian e Lorsoglabro, ora iniziamo la seconda intervista mentre ascolto il tuo cd omonimo.

Sono pronto a sciorinare saggezza.

Quando ti capita di fare delle "cose da passi" provi sempre un senso di colpa? Riformulo la domanda: a quale tipologia di insetto ti senti di appartenere?

Di solito noi grandi letterati incompresi ci sentiamo degli scarafoni. Il senso di colpa non sempre è la conseguenza di qualcosa che accade, molto spesso è dovuto a qualcosa che non accade o che si ritiene non essere all'altezza di far accadere. E’ comunque in questi casi solamente di ostacolo allo stare bene e andrebbe bandito completamente

Non hai mai sentito di stati d'animo che vengono banditi completamente? Anche nel far west era pieno di banditi completamente.

Stavo  pensano che forse è più difficile fare le domande, a meno che non siano le solite.

Escludendo l'occhio piu' grande che hai, quanti ne restano? le teste sono la metà o hanno un numero differente? E facendo un calcolo, anche approssimativo, quanti occhi e teste possiedi nel momento in cui sei riflesso nello specchio?

Dovrebbe rimanermene uno, quello più piccolo. A meno di interpretazioni misticheggianti che non voglio assolutamente inibire, quindi diciamo che rimangono x occhi, tutti comunque più piccoli rispetto a quello escluso. Le teste invece hanno sicuramente un numero, tale numero è differente, ma rispetto a cosa nessuno può dirlo così su due piedi, sempre che tu non voglia escludere pure qualcuno di quelli.

Nel momento in cui mi rifletto allo specchio - non vorrei sbagliare - ma mi pare di scorgere un totale di due occhi compresi in una testa. Coltivo segretamente la speranza che tale numero non cambi nel momento in cui distolgo lo sguardo dallo specchio.

Il "danno permanente" che canti nel bellissimo terzo pezzo del tuo cd, il pezzo più  “dylaniato” appunto, a cosa si riferisce? Hai voglia di raccontarmi da cosa prende le mosse?

Si riferisce a ciò che a volte sarei proprio contento di infliggere a chi, con dei comportamenti stupidi o irresponsabili, reca fastidio o pericolo al "me" della canzone, che però alla fine non fa niente perché non è abbastanza bastardo per farlo. E meno male, forse. E non è detto che il "me" della canzone sia necessariamente io;  chissà quante volte sono stato l'altro, quello che si sarebbe meritato il danno permanente. Spero poche.

«L’amore non ha prezzo, l'amore io non apprezzo», ma alla fine una canzone d'amore l'hai scritta, no?

No, no!  Anzi è soprattutto una canzone che parla, tra le altre cose, dell'amore inteso come parola svuotata di ogni significato, che si spreca in continuazione. io l'amore non è che non lo apprezzo (quello è solo un gioco di parole), è che non lo conosco molto bene. mi spiego: non so bene che significato far corrispondere a quel vocabolo. se voglio concupire una donna è amore? se mi intenerisco per un gattino è amore? e se volessi concupire un gattino? è una parola delicata che viene usata troppo, così che i poveri cristi come me - ce ne saranno - non sanno neanche bene più che cosa significhi. Ne ho un'idea vaga e invece mi piace essere sicuro di cosa dico mentre canto, piuttosto canto che mi piace il tonno. Con ciò non voglio dire che sono un mostro divorato dall'odio, semplicemente provo una grande insofferenza per l'idea di "canzone d'amore", poi se viene recepita come tale in qualche modo, ben venga, perché atipica.

Canzone d'amore deianiana, però, sì. Perché nel cantare ciò che tu non apprezzi, comunichi una forma d'amore. Deian e Lamoreglabro, ovvero scevro.

Amore per l'insofferenza all'uso e abuso leggero della parola amore. Sento puzza di paradossi. Aiuto.

Non hai via del campo... volevo dire, di scampo.

Nei tuoi testi ritrovo il topos causa/effetto... che ruolo giocano le conseguenze delle nostre azioni, parlo anche dell'azione di amare?

 E’ tutto regolato dal principio causa/effetto per quel che ne so, solo che le cause non sono solo le nostre azioni, sono tantissime, e ognuna regolata da tantissime variabili, e quindi gli effetti sono difficilmente prevedibili, soprattutto sul lungo termine. È per questo (ma l'ho realizzato solo mentre tentavo di dare una risposta sensata alla domanda) che ragiono a breve termine, e non perché sono un figlio dei fiori che non pensa al domani.

La pioggia jazz di Nonostante i lampioni mi fa pensare che nella vita ci sono deformità, brutture, abiezioni varie... ma un sax forse le può alleviare. La musica, per te, ha questo potere?

Giustissimo, e se diventa più difficile trovare qualcosa di bello, quando lo si trova è ancora meglio. Comunque sarebbe preferibile se fosse facile.

La "medietà" è una condanna o una salvezza?

Non  lo so. Scherzo. Però sto esaurendo le perle di saggezza. Aspetta, vedo se riesco a racimolarne ancora un paio. Però bella domanda, come direbbe Elio: «Grazie per avermela fatta ».

Condanna o salvezza. Né l'una né l'altra, o tutte e due, qua si è nel regno del qualunquismo medio ed è giusto che risponda così

Prima  ascoltavo Una bella novità  e pensavo che non tutta la pioggia viene per nuocere...

A volte, l'ascolti infrangere il silenzio mentre scroscia... come un pianto liberatorio, che tardava a giungere ma è arrivato. La domanda che ti faccio è: considerando lo status quo della musica (indipendente e non) in Italia e in generale dell'Italia, credi in un possibile cambiamento di rotta?

E’ il pubblico che dovrebbe cambiare rotta, perché musica buona ce n'è, e anche originale, basti pensare ai Uochi Toki. Se il pubblico ipoteticamente cambiasse rotta su ciò che io intendo come buona musica italiana (e sono artisti del tutto sconosciuti ai più) mi toglierei una curiosità: scoprirei se diventa merda pure quello o se l'aumento di attenzione (e di interessi di conseguenza) favorisce la creatività. Ma è un dubbio che mi posso anche tenere, non sono e non voglio essere in una posizione da poter giudicare scenari musicali e sociali. Certo fa rabbia vedere gente di qualità che magari non guadagna niente, mentre altri di cui non farò i nomi come D'Alessio guadagnare cifre spropositate (e comunque non mi piace neanche l'opposizione manichea bene contro male, tanto in tutti gli ambiti ci sono gli stessi meccanismi).

A Palazzo delle Esposizioni, ti ho ascoltato con piacere suonare insieme ad altri musicisti torinesi. Esiste una "scuola torinese"? E se sì, quanto e come influisce una città come Torino su un certo modo di fare musica (che trovo davvero nuovo, non emulante)?

Esiste, a quanto pare. Ma ce l'ha dovuto spiegare qualcun altro, noi non è che ci prestassimo tutta quest'attenzione. I musicisti in una città finiscono per conoscersi e rimescolarsi in modi convulsi, e qua siamo svariati a presentarsi con le proprie composizioni a suonare nei locali, e sicuramente il frequentarsi, unitamente al contesto che abbiamo in comune ci avranno influenzato nella stessa direzione. Ci sono i cantautori come Vittorio Cane, col quale suono la tastiera all'occorrenza, Stefano Amen, Matteo Castellano (mattatore indiscusso di quella sala del MEI d'autore, normalmente un po' spenta: ha fatto spettacolo con tutto se stesso e sul momento, non limitandosi a proporre le sue canzoni), Totozingaro. Ma c'è anche molto altro, i Movie Star Junkies, rock sporco e selvaggio di ottimo livello, Paolo Spaccamonti, che costruisce delle affascinanti suite di tappeti chitarristici col solo ausilio di una loop station, e altri che sicuramente sto dimenticando.

Il poema del becchino è un pezzo che affronta un tema inconsueto per la contemporaneità che viviamo. Quale essere mortale, come ti poni di fronte alla caducità della vita?

Attendo fiducioso.

 Cosa si cela dietro l'arcano I am the tonno?

Alcuni fan hanno voluto leggerci dentro un messaggio occulto sulla presunta morte di un membro de Lorsoglabro. In realtà è una serie di ordini in codice impartiti da me che solo i vertici della massoneria internazionale possono comprendere. Ascoltandola al contrario si scopre che contiene un messaggio che rigirato a sua volta al contrario è una serie di ordini in codice impartiti da me che solo i vertici della massoneria internazionale possono comprendere.

Lo sospettavo...

Per concludere: Deian, allo specchio, cosa domanda? Deian, riflesso, cosa risponde?

"Cazzo ti guardi?"

Deve anche rispondersi, giusto?

"La faccia".

Tristan Martinelli è il fratello di Deian, ha suonato ne Lorsoglabro e avuto una parte importante nella gestazione del disco. 

Com'è suonare col proprio fratello? 

Chiedilo agli Oasis: un incubo. Già una band porta sempre a dinamiche in qualche modo familiari, se ci aggiungi anche quelle vere è un casino. Il fatto è che io mi sentivo in qualche modo responsabile, perché se è vero che Deian scrive delle bellissime canzoni è anche vero che non aveva mai affrontato un vero studio di registrazione, così mi sono fatto carico di gran parte degli arrangiamenti del disco, e sono abbastanza soddisfatto del risultato, ma se ascolti Il fantasma dell'impossibile (il dischetto che s'è registrato da solo in mansarda, con un quattro piste, una chitarra scassata e due giocattoli) sicuramente suona "più Deian". Poi divergenze caratteriali e impegni diversi (lui sta a Torino, io a Genova, e suono con altri due gruppi) ci han portato alla decisione di non suonare insieme dal vivo, ma continuiamo a discutere di musica, e spero che vorrà coinvolgermi nelle registrazioni del prossimo lavoro: è cresciuto molto, ha sviluppato sicurezza e acquisito cognizioni, anche tecniche, credo che sarà più interessante lavorare al prossimo. Sarà più lavorare con lui che per lui.  

Il "difficile secondo disco"?

Ma no, le canzoni ci sono già, sarà una passeggiata in confronto a questo. In genere o uno mira basso e registra in casa con poche ambizioni, concentrandosi più sulle canzoni che sulle orchestrazioni, o si affida a qualcuno con più esperienza: noi abbiamo voluto mirare alto facendo di testa nostra (con un grande aiuto da Cristiano Lo Mele, ma neanche lui è riuscito ad arginare del tutto il caos sprigionato dai fratelli Martinelli). Deian lo ha affrontato come dovesse morire il giorno dopo, come se le migliori canzoni che avrebbe mai scritto fossero tutte lì, ora che ne ha altre all'altezza (e anche migliori, secondo me) questo primo disco, in prospettiva, non è più "il" disco ma un disco, coi suoi pregi e i suoi difetti. E ce ne sono tanti, degli uni come degli altri. E il più grande difetto è anche il miglior pregio: avere fatto, appunto, di testa nostra, sbagliando come è normale per un'opera prima senza un vero produttore (Cristiano ci ha lasciati molto liberi, fermandoci solo quand'eravamo su una strada evidentemente sbagliata, ma quasi mai imponendo una sua direzione) ma anche avvicinandoci quanto più possibile alla nostra idea di come dovevano suonare quelle canzoni.

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