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Musica e Rivoluzione

“Musica e Rivoluzione. Come trasformare una rivoluzione socio-politica in una rivoluzione musicale”. E’ questo il titolo di uno dei convegni più interessanti del Medimex. Alla prima edizione del Mediterranean Music Expo, rassegna di tendenze e realtà musicali che vibrano e vivono sulle sponde del Marenostrum, si è parlato anche di “Primavera Araba”. Di questa R-Evolution di pensiero che delle passioni e mode artistico-culturali giovanili arabe ne ha fatto una bandiera di riscossa socio-politica nel mondo intero.

L’incontro, condotto dal giornalista di Radio3 Valerio Corzani, più che un convegno è un confronto tra Europa, Egitto, Tunisia e Algeria. A parlarne ci sono l’Assessore al Mediterraneo della Regione Puglia, Silvia Godelli, l’Assessore alle Politiche Giovanili della stessa Regione, Nicola Frantoianni, e gli ospiti d’onore: Reem Kassem, presidente dell’organizzazione egiziana Agora Arts & Culture, Baadia Bouhrizi, emergente e brava cantante tunisina, Thameur Mekki, giornalista tunisino, Sami Sadak del circuito francese di musiche del mondo Babelmed, M.Zaheir Bouzid, organizzatore del Festival Dimajazz di Costantina (Algeria), e Nabil Salameh, cantante dei Radiodervish. Apre il confronto la giovane Reem Kasseem.

Il suo racconto inizia a vibrare di emozione quando Reem parla dei giovani di Alessandria d’Egitto e di quanto il loro fervore culturale stia contribuendo a far ri-nascere un Egitto migliore, malgrado le difficoltà del momento. Racconta di come la stessa partecipazione al convegno l’abbia messa a rischio tra pit stop ai check-point e procedure varie da rispettare per uscire dal paese. I tunisini Baadia Bouhrizi e Thameur Mekki, invece, mettono l’accento sui disagi che molti musicisti di paesi come, appunto, Tunisia, Algeria ed Egitto devono subire tutte le volte che richiedono un visto per andare a suonare ad un concerto o ritirare un premio oltre frontiera, anche se invitati da fans e organizzatori di Festival internazionali. Tuttavia, in molti paesi arabi si è fatto di necessità virtù traendo beneficio dalla Rete e dalle sue potenzialità. Sono, infatti, tanti i giovani artisti emergenti che si sono potuti affermare riscuotendo successo soprattutto all’estero, proprio grazie alla messa online e alla condivisione virtuale tramite social network dei propri brani musicali. E questo ha dato vita anche a nuove tendenze e influenze musicali.

Il dibattito poi si accende con il “J’accuse” di Mekki alla cosiddetta cultura occidentale, agli stessi presenti in sala, a tutti gli europei che guardano dall’alto il “basso mondo arabo”. E sì perché, nella “distrazione dell’Occidente” – come l’ha definita Nabil dei Radiodervish - se è vero che la Primavera Araba è avvenuta sulla sponda più a Sud del Mediterraneo ed è iniziata grazie alle nuove generazioni; è altrettanto vero che ha scosso molti che erano dall’altra parte. Non tanto i giovani coetani europei che, come già detto, attraverso la Rete, i social network, i viaggi, i Festival internazionali, conoscevano già tendenze e realtà di diversi paesi arabi, quanto piuttosto i più grandi. Tutti i figli delle generazioni più “mature”, cresciuti a suon di pregiudizi e luoghi comuni che hanno sempre pensato al mondo arabo come a qualcosa di omogeneo e monolitico, mentre invece è molto più variegato.

E la Primavera Araba ha dimostrato proprio queste mille sfaccettature, facendo emergere un temperamento culturale molto più all’avanguardia del comune Occidente, pur senza avere, il più delle volte, gli stessi strumenti e risorse economiche. “Ci sarebbe ancora molto da dire” - conclude A M.Zaheir Bouzid, organizzatore del più noto Festival jazz d’Algeria, il Dimajazz di Costantina, ma lui preferisce non aggiungere altro. A microfoni spenti, però, parla di quell’Algeria che, specie in Italia, non conosce nessuno. E’ un paese che ha più di 165 festival musicali all’attivo ogni anno, che è un pullulare di musiche, suoni e generi di ogni sorta e che, nonostante la paura del terrorismo e gli abusi del potere, proprio con tutto questo vibrare di corde resta vivo.

Rimanendo sul tema, un altro evento del Medimex che merita una menzione speciale è il concerto del palestinese Ramzi Aburedwan e del suo ensemble Dal’Ouna tenutosi all’auditorium La Vallisa di Bari. A Ramzi è andato il Premio Regionale Mousiké non solo per la sua carriera artistica, ma soprattutto per il suo impegno didattico-sociale in Palestina. Qui, grazie alla sua scuola di musica Al Khamandjati, insegna ai bambini e ai giovani palestinesi dei campi profughi a giovarsi dell’arte dei suoni e del canto come strumento di pace e affermazione della propria identità culturale.

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