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Desio, Parco Tittoni

Eugenio Finardi

Quarant’anni di ...”Sugo” e Musica Ribelle

Un clima da lupi. Freddo e acqua per tutto il concerto. A scaldarci la voce di Eugenio Finardi ed i suoni incalzanti di una band di giovani super talenti. Le luci e la magia del Parco e della facciata della Villa a fare quasi da fondale scenografico-teatrale. “Sbarcato” qualche ora prima da un tour in Cina, Finardi ha instaurato immediatamente un clima emozionale con il numeroso pubblico presente. Eroi li ha chiamati. Eroi che sfidano le ira di Zeus pur di percorrere insieme un percorso in Rewind fra i brani di 40 anni di Musica Ribelle, uno show travolgente con tutti i motivi del disco cult Sugo che, uscito nel 1976, lo ha portato al successo e in cui sono contenuti, oltre alla canzone-manifesto Musica Ribelle, alcuni tra i brani più rappresentativi della sua carriera, come La Radio, Voglio e Oggi ho imparato a volare

Ombre sugli ombrelli, anime e cuori avvolte ed incappucciate in KW o mantelle. Una sola energia ad unirli: la voglia di cantare, la voglia di riappropriarsi di un tempo fuggito via troppo in fretta, un tempo in cui la tua generazione aveva ancora grandi sogni, dove il tuo futuro riuscivi ad immaginartelo, dove la parola insieme aveva un senso profondo, perché da solo non eri nessuno, insieme invece potevi cambiare il mondo e spingere i cambiamenti. Un tempo in cui Dignità e Diritti ti davano la forza e la speranza in un futuro migliore. I giovani oggi hanno” la paura del domani”;  la mia generazione invece era spinta dalla voglia di lasciare un segno, di dire la propria, anche attraverso la ribellione e la lotta.

Durante il concerto, quello che mi ha colpito oltre al senso di appartenere ad un mondo che non c’è più ma che mi ha vista seppur per un “Battito di ciglia” protagonista di un cambiamento culturale, era la gioia su quei volti segnati dallo scorrere inesorabile del tempo, ma anche quei lunghi interminabili silenzi, rotti solo dallo scrosciare della pioggia sugli ombrelli aperti ed allineati come una enorme formazione a “testuggine” Macedone. A Parco Tittoni generazioni apparentemente diverse unite dalla canzone d’autore, che li ha aiutati nella crescita sentimentale, culturale e civile. Silenzi che parlavano ai cuori e agli occhi di chi, seppur con un velo di malinconia, abbracciava il proprio compagno o compagna riuscendo a baciarsi incuranti degli sguardi altrui o di apparire “ridicoli”.


Dopo una prima parte di concerto in cui Finardi ha scaldato l’ugola, provata dal viaggio in Cina (Shanghai, Hefei e Pechino) e dal clima inclemente, con brani storici di repertorio, sono seguiti 38 minuti e mezzo di rabbia e sincerità per ripercorrere il disco a ritroso, canzone dopo canzone, fino a “Musica ribelle”. Il concerto si è concluso dopo un lunghissimo applauso finale che ha visto il dono da parte della band, di un ultimo brano che ha definitivamente “legato le anime” dei presenti facendole “portar via” insieme all’Extra Terrestre:“Extraterrestre portami via, voglio una stella che sia tutta mia. Extraterrestre vienimi a cercare, voglio un pianeta su cui ricominciare…” Un alieno “deus ex machina” del nostro secolo, l’equivalente della divinità della tragedia greca che entrava in scena, calata dall’alto, e sistemava le cose…”  Ma in fondo ognuno di noi sa che il cambiamento sta dentro l'animo. Solo scavando dentro noi stessi possiamo trovare la cura ai nostri mali. Se cambiamo città, amici, stile di vita e tante altre cose materiali nel giro di poco tempo riaffioreranno tutte le nostre problematiche. Quindi è inutile distrarsi da ciò che ci affligge, bisogna affrontarlo e vincerlo. 

Grazie  Eugenio per avermi ricordato chi sono e cosa voglio ancora essere.

Foto di Giorgio Cottini


 

 

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In dettaglio

  • Data: 2016-06-11
  • Luogo: Desio, Parco Tittoni
  • Artista: Eugenio Finardi

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