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Six Bars Jail - Firenze

Giovanni Baglioni

Sono andato a vedere un live di Giovanni Baglioni e ve lo voglio raccontare, ma prima sento necessaria una premessa di merito. Faccio parte di quella “nicchia” di persone che ha una passione viscerale per il fingerstyle acustico, che considera il fingerstyle Musica con la M maiuscola. Musica che affascina ovviamente per la tecnica e lo studio che richiede, ma anche per come la chitarra, nelle mani dell’artista fingerstyle, riesca a diventare una vera orchestra, capace di generare un brano completo di tutte le frequenze disponibili. Mica poco, anzi, è molto, ma non è solo questo. Ci sono brani fingerstyle che sono in primis delle opere musicali meravigliose, non solo sfoggi di tecnica ma veri capolavori di composizione. Segnatevi questi brani per credere: Rylynn di Andy McKee, Ruby’s Eyes di Tommy Emmanuel, Faja Grande di Eric Roche.

La logica conseguenza di tutto questo è che, fosse per me, questi eroi del fingerstyle riempirebbero stadi, aprirebbero olimpiadi e mondiali, farebbero il tutto esaurito ovunque e, non sembri un’esagerazione, sarebbero conosciutissimi per le masse al pari di Vasco Rossi e Taylor Swift. L’ho detto prima, sono di parte, ed infatti la realtà è ben diversa. Nella ‘realtà’, quando si entra nell’argomento fingerstyle, la gente mi domanda: “finger che?”. E allora mi tocca spiegare daccapo le basi del concetto, che ormai ripeto a pappagallo (fingerstyle nel senso di musica strumentale suonata con la sola chitarra acustica usando le dita... bla bla bla...). Prima parlavo di stadi pieni di gente in ascolto, sognavo, certo, ma voglio dirvi che qualcosa di magico l’ho vissuto venerdì 19 gennaio nel leggendario ‘Six Bars Jail’ di Firenze, un locale che uno stadio non è, ma che è un vero tempio del fingerstyle, una realtà che da decenni organizza concerti di livello mondiale. Ha ospitato giganti del genere come John Renbourn, Pierre Bensusan, Andy McKee o Peter Finger, e grazie al quale ho potuto vedere e conoscere miei miti personali come Don Ross, Franco Morone e Peppino D’Agostino.

Da venerdì scorso, a questa lista si aggiunge Giovanni Baglioni, classe ‘82, artista dal cognome importante. Un cognome che probabilmente gli avrebbe permesso di fare pop e raggiungere una forte popolarità (anche se non è poi così matematico, ovvio, ma quel che voglio dire penso sia chiaro). E invece no. Invece Giovanni decide che è il fingerstyle la sua passione principale, e si mette a studiarlo giorno e notte per anni e anni. Fino a uscire con un autentico capolavoro come “Anima Meccanica” (2009) e collezionando decine di collaborazioni internazionali, fino alla nuova uscita “Vorrei Bastasse” di marzo 2023 (leggi qui la recensione sull’Isola)

 

La prima impressione che si ha nell’assistere a un suo concerto è l'umanità che traspare dall'uomo prima ancora che dall'artista, un approccio fatto di leggerezza e condivisione immediata. Si presenta con un sorriso spontaneo, una visibile commozione nel vedere l’affetto del pubblico e con una battuta che aiuta a scogliere la tensione. Il padrone di casa lo aveva presentato come un chitarrista ‘giovane’, e la sua risposta è stata “quando hai detto giovane ho pensato che all’ultimo avessi preso un altro...”. Rotto il ghiaccio arriva poi il silenzio, quello dovuto a questo tipo di live. La sua voce è scandita con cura quando presenta i pezzi, ci tiene molto ad offrire una chiave di lettura sul come sono nati e su quali sentimenti si basano, in modo da agevolarne l’ascolto. Ed è così che scopriamo che Sirena, brano dai riff fantasiosi e dalla melodia perfetta, vuole ricondurre a un canto di sirene in mare aperto che piano piano svanisce, simile a quello dell’Odissea o che Anima Meccanica, brano dalle ritmiche coinvolgenti e dai riff in quinta che gli danno un’anima rock, è ispirato agli omini meccanici degli orologi a cucù. E ancora, che Bloody Finger - brano dal tiro incredibile - si chiama così perché nel comporla – ricorda Giovanni - le corde erano diventate “rossicce” e il dito stava “allegramente zampillando sangue” senza che lui si fosse accorto di nulla, per poi chiudere l’aneddoto con “quindi voi in prima fila state attenti perché siete a portata di schizzo…”. Ma scopriamo anche che chiamare un pezzo semplicemente Toro Seduto, brano accattivante e complesso al tempo stesso, era banale, quindi aggiungiamoci anche un Ascendente Leone perché “il leone sarei io”.

Sul piano strettamente musicale le sue esibizioni sono precise e impeccabili, pur non mancando di ispirazione, respiri giusti e sentimento. Si apprezza quindi molto la tecnica, ma le sue composizioni sono prima di tutto opere musicali a tutto tondo. La tecnica è importante e di quello abbiamo già parlato, la dimostra ed è evidente, ma non di solo tecnica vivono i brani di Giovanni Baglioni (qui sotto in una foto di repertorio), ci ritroviamo un marcato contenuto artistico, in cui non manca mai una bella melodia, una progressione fantasiosa o un ritmo particolare; come solo i grandi compositori sanno fare. E infine, la cosa che colpisce in maniera netta è la sua visibile commozione nel momento degli applausi, il che rende più calda e intima l’atmosfera che si viene creare.

 

Noi appassionati del fingerstyle, noi “nicchia” di questo genere (ma che negli ultimi anni si sta allargando sempre di più, nel mondo ma anche in Italia) non possiamo che gioire di un talento del genere. È un gran musicista Baglioni, che arricchisce e impreziosisce la schiera dei chitarristi fingerstyle, aggiungendo un tassello in più a quel puzzle meraviglioso che è la musica con la emme Maiuscola.

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In dettaglio

  • Data: 2024-01-19
  • Luogo: Six Bars Jail - Firenze
  • Artista: Giovanni Baglioni

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