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Mariposa

Con tanti se e tanti ma

Trattasi di domande semiserie partorite in un flusso di coscienza indotto dall’ascolto ininterrotto e completo di Semmai Semiplay, ultimo disco a firma Mariposa.
A scanso di equivoci sappiate che:
  • Ø Non ho mai staccato le dita dalla tastiera
  • Ø I ma, ma anche i se saranno certamente tanti

E poi ho pensato, non esattamente in quest’ordine:
  • Ø Un po’ d’ilarità, ma nemmeno troppa simpatia
  • Ø Se mi risponde Michele Orvieti nemmeno c’è bisogno di domande che tanto pure lui si fa guidare nelle risposte da dio solo sa cosa
  • Ø Ma no, proviamole a scrivere due battute intelligenti che questo disco mi sta piacendo
  • Ø Anche se Specchio e Clinique Veterinaire erano e restano due gran pezzi, difficili da eguagliare
  • Ø E al dancefloor ho sempre preferito il pop (qui nessun dubbio)
  • Ø Comunque se l’Isola mi chiede i pezzi preferiti io scelgo Santa Gina e Lago, che sono proprio due bei brani pop

Appurato ciò, prima di inoltrarvi nella lettura, sappiate anche che, Michele Orvieti monopolizzerà si la conversazione spesso tentando di farsi anche le domande oltre che darsi le risposte. Le intenzioni però sono buone, proprio come il buon Orvieti e la buona musica italiana che ci invita ad ascoltare. In sintesi: intervista buonista. A voi!

Nelle note stampa che accompagnano Semmai Semiplay leggo: sono proprio i Mariposa a saltare scompostamente e furiosamente in una danza dalle giacche fluo e dalle spalline decisamente troppo alte. In realtà a guardarvi bene continuate a non dare troppa importanza al look. O sono io che non me ne sono mai accorta?

Cara Laura, devi leggere bene tra le righe delle t-shirt sgargianti del nostro cantante Alessandro Fiori o tra le pieghe dei suoi fuseaux viola fortemente anni '90, nelle impercettibili variazioni di colore dei papillon del tastierista Michele Orvieti o tra le improbabili fantasie grafiche delle tuniche (finto) africane indossate ultimamente da Enrico Gabrielli. Solo così facendo capirai che non è come pensi.  

Mi hai già convinto. Continuo però a leggere sempre dalle note stampa: la musica dei Mariposa oggi è più trasversale che mai, tra i Talking Heads e gli XTC, tra i Flaming Lips e gli MGMT… E i T-Rex ce li siamo dimenticati?

Una componente “glam” è innegabile, anche se penseremmo più che altro volentieri ai primi Roxy Music. Peraltro, il nostro fiatista Enrico Gabrielli ci ha confessato di aver preso parte, alcuni mesi fa, ad una serata glam a Milano, vestito proprio come Andy MacKay, il sassofonista dei Roxy Music: giacca dai risvolti geroglifici, ciuffo alla Elvis e via dicendo. Che poi Brian Ferry abbia suonato alla festa di Letizia Moratti rimane tutto un mistero…

Brian alla corte di Letizia? Cambio subito argomento. Sette teste pensanti e che teste. Spesso sembra davvero che ognuna non c’entri nulla con le altre. Dopo undici dischi come riuscite a governarvi e a trovarvi per fare convergere le idee in un’unica direzione?

C'è una forma condivisa di equilibrio acquisita in anni di lavoro assieme: ad ognuno è riconosciuto un ruolo, un ambito, degli estremi di movimento. Ma soprattutto ci lasciamo prendere dagli entusiasmi secondo quella regola non scritta (e forse non vera) per cui “se una cosa ci entusiasma/ci piace/ci fa ridere allora entusiasmerà/piacerà/farà ridere anche un ipotetico pubblico”. In sostanza cazzeggiamo molto: sono voli particolari, spesso dettati dalla fatica o dalla stanchezza, di notte, tornando in furgone da un concerto, o mentre si montano gli strumenti sul palco. Ed ecco che nascono delle idee che poi prendono forza. I titoli dei nostri dischi, ad esempio, sono tutti nati così.   

Domanda seria senza se e senza ma. I Mariposa sono stati fra i primi, se non la prima band del circuito indipendente italiano, ad aprirsi a collaborazioni e progetti trasversali in tempi in cui si guardava con sospetto all’erba del vicino. Abbiamo superato questa diffidenza a collaborare a progetti comuni o c’è ancora chi evita e preferisce guardarsi le spalle?

Abbiamo sempre creduto che la cosa più interessante del lavorare nel campo della musica (della cultura, dell'arte in generale, con una buona dose di virgolette) sia la possibilità di collaborare, incontrarsi/scontrarsi, ibridarsi. Non è una cosa facile: la maggior parte degli artisti è spesso molto concentrata su se stessa (cosa comunque importante). E poi collaborare costa anche molta fatica: devi poterti mettere in discussione e azzardarti a criticare. Me è una modalità affascinante: così sono nate jam uniche assieme agli Zen Circus, o gli incontri discografici col compositore elettronico Lorenzo Brusci o la cover degli Addamanera nata per il progetto “Songswap” di Trovarobato (progetto discografico dove gli artisti dell'etichetta si coverizzano a vicenda....una specie di esempio enciclopedico di ciò di cui ti stiamo parlando!). O anche "Concerto Grosso", doppio set concertistico assieme ai grandissimi Julie's Haircut, con finale jammato tutti assieme su una traccia di Miles Davis.  

A proposito di collaborazioni il disco precedente ha ospitato anche David Allen dei Gong, formazione basilare per alcuni di voi. Chi vorreste accogliere prima o poi in casa Trovarobato? È ammesso il lancio lungo così come la mera marchetta.

(Risponde sempre Michele Orvieti, come già preventivato del resto…) È necessario specificare che, se Trovarobato nasce coi Mariposa e dall'esigenza dei Mariposa di gestire la propria attività, presto inizia a prendere una fisionomia propria e a non essere più un'esclusività della band. Detto questo. Invidiamo molto (ma la frase è da leggersi condita da numerosi sinceri sorrisi) a “La Fabbrica” i loro Two Pigeons, un duo davvero originale e musicalmente pirotecnico. Mi piacerebbe produrre un disco di canzoni di Marco Parente: sperimentali, sospese in aria col fil di ferro. Anche un disco di elettronica orchestrale con Okapi. O coinvolgere Paolo Angeli e Valerio Cosi in un progetto di Iosonouncane. Andare in tour coi Tuxedomoon…  

Tuxedomoon dici? Io mi ricordo che un paio di anni fa tentaste la carta sanremese, solo che il vostro contatto, se non ricordo male, non si dimostrò particolarmente embedded e non se ne fece nulla. Che voglia avete di riprovarci in un contesto del genere? Se tornasse Vota la Voce a Bologna per esempio…?

O magari puntare direttamente ad un dimensione più internazionale con L'Eurofestival, no? Peraltro l'edizione di quest'anno non l'avrebbe risollevata nemmeno la Carrà se si fosse messa a ballare il tuca-tuca come ai tempi d'oro. Il progetto legato al brano “Sanremo” in realtà era un progetto su Sanremo e non per Sanremo. Il tentativo di realizzare un brano che giocasse con gli stereotipi della canzone sanremese ma che parlasse della Sanremo città del festival della canzone. Un gioco di specchi. Ci siamo divertiti molto a registrarlo e a suonarlo dal vivo.

Tornando a Semmai Semiplay cosa o chi vi ha portato a sperimentare certe sonorità evidentemente più danzerecce rispetto al disco precedente?

Credo che i Mariposa siano stati contagiati molto da alcune belle reazioni del pubblico durante i nostri concerti del precedente tour: ballavano! Su brani per noi apparentemente non ballabili. Allora abbiamo provato a vedere cosa sarebbe successo a forzare un poco la mano. In realtà c'è una matrice funky sulla quale stiamo lavorando già da prima di “Mariposa” (l'album del 2009): un funky bianco e nervoso. Anche questo ci ha sicuramente portati alle esplorazioni di cui sopra. E poi, c'è veramente ancora bisogno di scrivere altre canzoni su cibo ed edifici!  

Sì d’accordo, ma poi tutte queste canzoni? Per esempio Semmai Semiplay a chi lo donereste? A famiglie cristiane, a coppiette appartate, a centri sociali, al direttore di Tv Sorrisi e Canzoni come suggerimento per la prossima copertina?

Semmai Semiplay lo dovremo prima o poi spedire all'artista Entice da Sorso, noto sciòmen-cabaret sardo, che col suo pianobar futurista ci ha ispirato il titolo e ha informato di se l'intero album.  

E anche questa intervista direi. Semmai Semiplay è già in tour da un po’ e continuerà a farsi vedere in giro per un po’. Rottamato il furgone dei Bluvertigo come procedono oggi gli spostamenti? I secret concert sulle piazzole delle autostrade sono ancora frequenti?

Sempre nell'ottica della rivalutazione del ritmo, adesso siamo più nella direzione dei “corsi di ballo”: già in rete si trovano egregi esempi forniti dal nostro bassista Valerio Canè che si esibisce in balli d'antan su musiche di Elvis e si cimenta, in altra occasione, in un'interpretazione tutta personale dei balli di gruppo all'interno di una splendida balera toscana. Abbiamo comunque sempre una passione per i mezzi di trasporto condivisi con colleghi importanti: attualmente dividiamo spesso il furgone degli amici Calibro 35. Sarebbe bello poter raggiungere i luoghi dei concerti in treno, con bici al seguito.  

Ed eccolo qui il domandone finale che vale tutta l’intervista. Da veri e propri infaticabili lavoratori, che a volte nemmeno vengono riconosciuti come tali, la pensione o l’età legata ad essa è fantascienza o un traguardo da esibire con fierezza presto o tardi? (Che chiedervi come vi vedete a 60 anni o come pensate di tirare a campare raggiunta la terza e quarta età nel Belpaese pare brutto…)

La quantità di concerti e i paletti imposti dall'EMPALS non ci permetteranno mai di avere una degna pensione legata ai nostri lavori musicali. Questa è una certezza che mi fa sprofondare nella tristezza.
Ma sto abilmente svicolando la tua domanda. Abbiamo mediamente 33 anni circa. E poi, se mi facevi questa domanda qualche settimana fa ti avrei risposto diversamente. Ma adesso abbiamo tutti quanti in testa un'idea così divertente per il nostro prossimo lavoro che non possiamo non dirti che abbiamo davvero ancora tante cose da dire. Prima o poi ti spieghiamo per bene.  

Ma come prima o poi? Ora, spiegatemi ora!

Possiamo solo anticiparti che abbiamo in mente uno straordinario con…

 (…continua)   

 

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