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Alessandro Mannarino

Me sò 'mbriacato

Personaggio atipico, Mannarino. Autore diretto, calato pienamente in un contesto metropolitano e multietnico quale quello della capitale, romano fino all’osso ma capace di assorbire come una spugna suoni e suggestioni lontane. Bar della Rabbia è un ottimo esordio con canzoni sincere, popolari, dai testi arguti che rifuggono dalle banalità di certa musica d’autore. E sincero e arguto lo è anche Alessandro, che in questo periodo, tra disco in uscita e partecipazioni importanti, sta vivendo un periodo davvero affollato.


La prima cosa che vorrei chiederti riguarda la tua città e il rapporto che hai con essa. Bar della Rabbia è profondamente calato nella Roma d’oggi, con i suoi personaggi e le sue periferie.

La romanità che si trova nel disco è un fossile vivo sottopelle che conserva ricordi e modi di essere di Roma che ho assorbito sin da ragazzino. Il più romano del Bar della Rabbia sono io, i personaggi credo siano apolidi, stereotipi senza patria e senza appartenenza... raccontati però da un romanaccio. Più cresco e più amo Roma. E' una città che deve fare i conti col potere, ci sono idee nuove, il vento è profumato e i tramonti poesie gratuite... peccato le strisce blu!

Immagino che sia stata la multietnicità di Roma a metterti in contatto con i suoni che provengono dall’Est Europa o dagli altri continenti. Cosa rispondi a chi dice che il nostro paese non sarà multietnico? Ma non trovi che lo sia già?

Crederesti a qualcuno se ti dicesse che l'umanità non scoprirà mai la penicillina? Risponderesti che è stata già scoperta. Che sia proprio la multietnicità la penicillina per questi imbecilli?! Rinchiusi nelle loro “cricche aperitive” sul litorale romano, sorretti da macchinoni a vetri scuri, camicie pregiate e  puzza di morte addosso. E' per questo che si fanno tante docce? Se ne andrà un giorno sta puzza? I sorrisi degli africani sono bianchi di speranza, i capelli delle rumene profumati di lavoro, preferisco loro a tanti italiani.

Le tue canzoni si reggono su un equilibrio molto efficace che potremmo situare a metà tra la canzone d’autore e il mood da stornellatore/cantastorie che racconta ciò che vede. Ti ritrovi in questa definizione?

Sì, grazie! 

Bar della rabbia ha un intro e un outro, soluzione spesso impiegata nei concept-album. Ritieni che Bar della Rabbia, anche se in senso lato, possa essere considerato tale?

Sì. Lo è!  Il concetto era un bar dove raccontare le storie degli avventori, con un lieto fine solo musicale che è la risposta all'intro. Nell'intro la voce di una donna promette ai derelitti del bar una sorte migliore, purché cantino e suonino per scacciare la disperazione. Nel finale una banda sgangherata suona un motivo che dice " je se la pò fa!".

Un elemento che non manca nel tuo disco è quello legato alle radici e alla tradizione della nostra musica, in particolar modo quella del Sud Italia. Qual è il tuo rapporto con la tradizione?

Tremendo! La amo ma la odio pure. Vorrei fare qualcosa di più londinese. Mi piace il termine londinese. W Modugno! Ma i Beatles non erano folk? E Bob Dylan? E il funky non sembra ancora più folk con tamburi africani e trombe risuscitate da un funerale irlandese? Forse tutto è folk! Forse la tradizione è il presente e io voglio allontanarmi dalla tradizione, ma lei è ovunque e in costante cambiamento. La tradizione è la mia giacca che si sta scucendo. Chi ha ragione l'ago, il filo o il buco? Forse domani indosserò un gilet.


Nelle canzoni del Bar della Rabbia ci sono molti personaggi che potremmo definire marginali, e in generale c’è una certa attenzione per la lingua, anche quando usi il dialetto. Come lavori ai tuoi testi?

Mi sento responsabile verso i protagonisti delle mie storie! Ci sto attento. Mi piace cucinare senza ricetta, ma annusando e ispirandomi, scegliendo le spezie a intuito. poi tiro tutto col vino!

Ti abbiamo visto sul palco del Primo Maggio. Al di là di tutte le considerazioni che si possono fare in relazione ad un evento come quello, che effetto fa ritrovarsi di fronte ad un oceano di persone?

Ho avuto paura. Ho tremato. Alla fine mi sono sciolto. Ancora lo devo capire bene.

Stai vivendo un periodo molto positivo, fatto di riconoscimenti importanti, come il premio Musicultura e il Club Tenco,  e i riscontri non sono solo nazionali, visto che la Putumayo, la celebre label di world-music,  ha realizzato una compilation dedicata all’Italia nella quale c’è anche la tua Me So’Mbriacato. Altra piccola grande soddisfazione, immagino, per un appassionato di musiche del mondo.

Quando facevo il dj nei locali tutti i fine settimana ascoltavo a ruota le compilation Putumayo.

Cercavo pezzi da passare, e intanto giravo il mondo stando sul mio letto.

Quando mi hanno contattato per darmi la notizia mi sono commosso e pure ora se ci ripenso mi viene la lacrimuccia. E' stato il riconoscimento più emozionante. Un sogno che si è avverato.

Cosa ascolti in questo periodo? E più in generale, ci sono musicisti, anche stranieri, che apprezzi particolarmente?

Sto ascoltando un pò di tutto, molto reggae roots, poi Vaja con Dios, Beirut, Paolo Conte, l'ultimo di Dylan

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