ultime notizie

Nuovo album per Roberta Giallo, anticipato ...

Quante volte aprendo un giornale, che sia cartaceo oppure online, veniamo travolti da notizie di attualità, cronaca dai toni negativi che ci predispongono a un senso di smarrimento e depressione ...

Grande ritorno sulle scene di Sergio Caputo, da sempre straordinario testimone di un gusto italiano capace di vestirsi di suoni internazionali

Dall'Italia agli Stati Uniti e ritorno

Si parte da Roma il 19 marzo, poi Milano il 25 e il 15 maggio a Firenze

Una soluzione che tanti musicisti invidierebbero: successo nel nostro paese, perfezionamento Oltreoceano, quindi un rientro con le spalle sufficientemente larghe per affrontare un mondo necessariamente diverso.  Sergio Caputo, tanti sabati italiani fa, ha dato la sua impronta alla canzone nazionale con una buona dose di ironia legata all'ispirazione melodica. Trent'anni dopo esce Pop, Jazz and Love  (Alcatraz Moon Italia) registrato tra Roma, Parigi e Londra. Per scoprire il nuovo Sergio Caputo dal vivo si può, dopo il debutto del tour italiano a Roma il 19 marzo, ascoltarlo anche alla Salumeria della musica di Milano il 25 marzo e a Firenze (Obihall) il 15 maggio (Info:  www.sergiocaputo.com).

Prima della partenza del tour abbiamo fatto qualche domanda a Sergio, cercando di andare oltre la classica promozione del nuovo disco ma toccando alcuni punti fermi del suo percorso musicale.

-----------------------------------------

Pop e jazz sono le due strade importanti della sua carriera musicale.  Sono nate insieme, oppure il pop (con il successo di pubblico) è arrivato prima del jazz?
Come tutti, ho coltivato prima il pop. Di sicuro il jazz non si sentiva ‘normalmente’ alla radio. In seguito, ovvero non appena sono stato abbastanza grande da uscire la sera e frequentare locali e club, mi sono appassionato al jazz.  E allora mi sono chiesto perché nessuno scrivesse più canzoni jazz, così l'ho fatto io e ho iniziato a travestirle da pop.  Questi sono gli ingredienti del mio stile (nella foto Sergio nel 1978, presa dal suo profilo facebook, ndr)

E quale tipo di jazz ha ispirato il Sergio Caputo compositore-esecutore?
Soprattutto il jazz suonato, e in particolare sassofonisti come John Coltrane e Charlie Parker, oltreché trombettisti come Dizzy Gillespie e Lester Bowie, questi ultimi due ho avuto la fortuna di incontrarli (nella foto Lester Bowie)

La composizione per Caputo da dove parte, dalla musica o dal testo? E se sì nel primo caso, da quale strumento?
Sempre dalla musica, con qualche parola in inglese nei "punti chiave".  L'ispirazione mi raggiunge nei momenti più impensati e non sempre ho la mia chitarra a portata di mano; per cui negli ultimi anni l'iPhone è il mio registratore per fissare le idee che mi piovono addosso.  La maggior parte delle canzoni di Pop, Jazz and Love sono nate sul mio telefono.  E poi, per paura di cancellarle per sbaglio, trasferite su computer alla prima opportunità.

Facciamo qualche passo ancora più indietro nel tempo. Quale ricordo hai dell'esperienza romana del Folkstudio?
Fumosa, letteralmente...

‘Un sabato italiano’ è l'album per cui sei conosciuto al grande pubblico. A distanza di tempo come ricordi la sua lavorazione? Soprattutto quale posto ritieni che abbia nel tuo percorso artistico?
Come dicevi giustamente tu, è l'album che mi ha dato la popolarità e, come sempre in questi casi, la gente tende ad associarmi a quello.  Una cosa è certa: questo album ha scavalcato anni (trent'anni) generazionali, costringendomi a farne un remake per attualizzarlo, e per così dire "classicizzarlo" in chiave più jazz.  Credo di esservi riuscito, e credo di poter dire che il sound di questa ultima versione non invecchierà.

Una domanda veloce anche sul Festival italiano per eccellenza, Sanremo, visto che ogni musicista vive quell'esperienza in modo personale. Tu ne hai fatto più di uno, ci racconti con quale stato d’animo li hai attraversati?
Le tre volte che vi ho partecipato ero un artista vincolato alle major, e la massima aspirazione di una casa discografica grande o piccola è di avere un artista a Sanremo.  La prima volta ci sono andato volentieri, la seconda mi hanno praticamente costretto, la terza ero consenziente ma demotivato, e infatti mesi dopo mi trasferii in Usa e ci rimasi fino a tre anni fa.

Mi sembra un’ottima sintesi. Ma oltre a quello che ci hai appena detto, c'era qualcos'altro che ti ha fatto decidere di attraversare l’Oceano per viverci?
La vita mi ha portato lì, così come molti anni dopo, mi ha riportato qui.  Gli Usa non sono solo un paese diverso dal nostro, si tratta proprio di un altro pianeta.  Ora sarebbe troppo lungo descrivere la mia esperienza in queste poche parole, ma sicuramente stare lì e lavorare lì - vicino alle mie radici di ascoltatore - mi ha arricchito sia  musicalmente che professionalmente, e oggi mi sento un musicista "maturo".

Raccontaci invece qualcosa dell'esperienza del romanzo, come è nata?
Tutti mi chiedevano "ma quando lo scrivi un libro?",  finché una volta me lo ha chiesto la Mondadori ed ha preso corpo questa idea.  Il secondo libro, invece, volevo scriverlo davvero, sentivo un’urgenza di raccontare e raccontarmi. ‘Un sabato italiano memories’ non racconta solo la mia vita nel periodo in cui scrivevo quelle canzoni, ma è anche il ritratto di un'epoca sospesa fra due decenni, e le emozioni tipiche di un'età che tutti attraversiamo.

Torniamo alla musica cantata e suonata. Oggi il mercato discografico è totalmente cambiato rispetto a qualche decennio fa. Cosa ti aspetti dalla realizzazione di questo nuovo album?
Per me Pop, Jazz and Love è un album di svolta, in cui ridefinisco il mio stile, e adotto l'inglese (mia seconda lingua ormai da anni) come lingua ufficiale della musica.  Credo sarà un album che marcherà la mia storia per parecchio tempo.  Ho avuto la fortuna di assistere di persona alla nascita di iTunes - cioè della nuova era della musica - nella sede della Apple in California, con Steve Jobs che passeggiava avanti e indietro sul palco e ci spiegava come sarebbe cambiato l'approccio della gente alla musica.

In modo positivo secondo te?
Le cose sono molto cambiate nell'era digitale, ma a parte la follia collettiva dei telefonini e dei social, sento che l'Italia non è ancora entrata nella nuova era.  Così siamo sospesi in un limbo in cui i negozi di dischi non ci sono più, ma la gente è ancora restia a comprare la musica online.  Oggi i dischi si fanno per venderli ai concerti, e per supportare un tour, oltreché naturalmente per documentare l'itinerario di un artista.  Mi auguro che le vendite digitali sostituiscano una volta per tutte quelle dei dischi di una volta.

E allora Pop, Jazz and Love caro Sergio. L’Italia è pronta a seguirti ancora con affetto.

https://www.facebook.com/caputo.sergio?fref=ts



Share |

0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento