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Uno dei fotografi italiani più influenti si racconta in una mostra antologica

Guido Harari, 50 anni di foto e incontri

Alla Fabbrica del Vapore di Milano

 

Lo cerchi e lo trovi che sta sistemando una esposizione di libri e riviste d’epoca. Poi lo segui mentre si appresta ad apporre le targhette identificative delle foto esposte e appena finito si attarda a definire l’installazione di una enorme immagine di Luciano Pavarotti che più iconica non potrebbe essere. Poi lo vedi definire dove inserire dei cartelli indicatori del percorso della mostra. Insomma, per essere l’artista a cui la mostra è dedicata è un bel “pièce de resistance” (ricordando Bruce Springsteen…). Ma lui, Guido Harari, è fatto così: preciso, attento ai dettagli, metodico, desideroso di offrire sempre il meglio a chi visiterà la mostra (a chi vedrà e comprerà una sua foto, a chi acquisterà e leggerà un suo libro…) perché, essendo rimasto fondamentalmente un fan (come da sua ammissione nel corso della conferenza stampa di presentazione della mostra ‘Incontri’, alla Fabbrica del Vapore di Milano dal 28 ottobre fino al 1° aprile 2024), è come “ossessionato” dalla necessità di dare il meglio, di offrire bellezza, di consegnare al pubblico un’esperienza unica e irripetibile.

L’idea di questa mostra (già allestita ad Ancona e Ferrara) ha la sua genesi nella produzione e pubblicazione del libro ‘Remain in light – 50 anni di incontri’ ed è proprio nello scorrere di cinquant’anni di vita e professione e nell’esperienza degli incontri fatti, che sta il fulcro ed il senso di questa mostra. Un incontro importante per Milano (visto che Harari è nato a Milano) e per lo stesso protagonista, che nel corso del suo intervento alla conferenza stampa si è commosso nel ricordare i suoi anni milanesi (interrotti circa vent’anni fa per trasferirsi nelle Langhe) e la storia culturale della sua città che l’enorme fotografia posta alle sue spalle raccontava come meglio non si poteva: Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Dario Fo come protagonisti giganteschi ed imprescindibili della storia culturale ed artistica di Milano. La successiva citazione dello spettacolo del 1962, ‘Milanin, Milanon’, ha voluto, probabilmente, rappresentare un preciso momento storico culturale della città, che agli inizi del Novecento stava diventando un punto di riferimento per il Paese. Concetto che si rafforzò a cavallo tra gli anni ‘50 e ’60. Anni la cui importanza Harari, per ragioni anagrafiche, è stato in grado di percepire, prima e comprendere, dopo…

 

 

La mostra, situata su due livelli, si snoda in differenti sezioni che andiamo a segnalare al fine di sottolineare una sorta di crescita della passione, della professionalità, della ricerca, che negli anni hanno segnato la storia del fotografo (ma anche editore e scrittore) Guido Harari.

1 - Sapessi com’è strano è un omaggio a Milano. Città mai dimenticata ed immagini di protagonisti della sua vita.

2 - Light my fire, il big bang di una passione sintetizza ed esprime una sorta di stanza del protagonista adolescente alla ricerca della pietra filosofale del rock.

3 - All area access è il vaso di Pandora dei pass ricevuti negli anni al fine di potersi aggirare in tutti i meandri dei teatri e degli stadi che hanno ospitato i più disparati concerti visti (e gli artisti fotografati...).

4 - La musica che mi gira attorno rappresenta il viaggio nel mondo della grande musica. Quella musica che ha allietato la vita di chi è nato in quello che potrebbe essere ricordato (pur con tutte le sue tensioni e contraddizioni) come il periodo migliore della storia.

5 - Il ritratto come incontro è probabilmente da intendersi come il momento in cui Harari ha aperto il suo sguardo sul mondo in maniera creativa, cercando l’incontro con alcuni dei protagonisti del ‘900 e lasciando, “in pegno”, una sua fotografia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

6 - Italians è il racconto di un originale progetto nato a cavallo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni duemila. Sono immagini che rappresentano italiani famosi nel mondo ritratti in maniera impeccabile e attrattiva allo sguardo.

7 - Il sentimento dello sguardo. I fotografi è un omaggio ad alcuni dei fotografi che hanno ispirato Harari nel corso della sua carriera. I ritratti esposti sono un esempio del sentito rispetto mostrato nei loro confronti da un provetto collega.

8 - Fotografare senza macchina fotografia sembrerebbe rappresentare un ossimoro mentre, invece, è l’invito a scoprire anche il lavoro di editore e curatore svolto da Harari in questi anni. I libri in mostra stanno a testimoniare questa attività colma di inventiva e qualità.

9 - In cerca di un altrove è una sorta di fuga dalle aspettative degli estimatori delle foto musicali e dei ritratti di Harari che, invece, dimostra che anche ciò che si coglie nel quotidiano, che magari addirittura calpesti, può nascondere un’opera d’arte.

10 - Occhi di Milano, ultima sala del percorso espositivo, è il luogo in cui verranno esposte le fotografie che Harari scatterà, nello spazio denominato ‘Caverna Magica’, a coloro che vorranno prenotarsi per questa esperienza (vedi il relativo sito dedicato a questa iniziativa). 

 

E proprio in virtù di quanto appena ricordato, al percorso prettamente espositivo si aggiungono due altre proposte: la prima appunto è La caverna magica, mentre la seconda è Il ritratto sospeso. La prima proposta rappresenta quindi la possibilità di farsi ritrarre da Guido Harari nello spazio dedicato e dagli scatti eseguiti verrà tratta una immagine in stampa Fine Art, dimensioni 33x48 cm., che verrà consegnata alla persona (o persone) ritratta mentre una seconda copia verrà esposta, a rotazione, nella sezione Occhi di Milano. La seconda proposta discende dalla prima, in quanto una parte del ricavato delle foto scattate nella Caverna Magica verrà utilizzato per scattare altre foto avendo come punto di riferimento persone che, in città, vivono in situazioni di fragilità in differenti ambiti sociali, di disabilità, economici.

Per il resto cosa aggiungere, ho avuto il piacere di osservare la mostra il giorno precedente all’inaugurazione e nonostante l’agitazione per tutto quanto ancora da sistemare (il più tranquillo era paradossalmente proprio “l’omaggiato”) ogni fotografia richiamava una storia, un momento di vita trascorsa, lo scorrere del tempo, un ricordo personale o collettivo. Ogni foto trasmetteva un’emozione insieme a sensazioni altalenanti tra rimpianto, gioia, evocazione, stupore. Con l’impellente desiderio di scrivere sulle pareti che, nonostante tutto, la bellezza salverà il mondo.

Rosario Pantaleo

p.s.

a - Della mostra fanno parte integrante anche dei video che, proiettati su differenti schermi, illustreranno vari momenti della carriera di Harari.

B - A breve verrà presentato un documentario RAI sulla figura di Guido Harari e, infine, sarà edito da Rizzoli Lizard un libro sulla figura di Enzo Jannacci (‘Jannacci arrenditi! Fotoricordi di contrabbando’, curato da Harari in veste di autore/curatore.                

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Le foto di Milva (Milano, 1993), Umberto Eco (Milano, 2001) ed Ennio Morricone (Roma, 1998) sono tutte di Guido Harari

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Info utili

Fabbrica del Vapore
Via Procaccini, 4 – Milano

Durata: 28 ottobre 2023 – 1°aprile 2024
Aperta dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 19.00
Tutti i venerdì dalle 10.00 alle 22.00

Chiuso il lunedì ad eccezione del 25 dicembre, del 1°gennaio e del 1° aprile

www.mostraguidoharari.it
www.fabbricadelvapore.org
www.guidoharari.com
www.wallofsoundgallery.com

Per prenotare un ritratto: cavernamagicaharari.com

La prenotazione e l’acquisto del vari ritratti consentiranno di realizzare dei “ritratti sospesi” ai milanesi meno fortunati, che saranno esposti in mostra nella sezione ‘Occhi di Milano’.

Prenotazioni
TicketOne
https://www.ticketone.it/artist/guido-harari/guido-harari-incontri-3516192/

 

Ufficio Stampa
elenamaria.conenna@comune.milano.it

in collaborazione con Creation,
Federica Mariani 366.6493235

federicamariani.mail@gmail.com

 

Per informazioni inerenti il libro:
Donatella Giancola (donatella.giancola@rizzolilibri.it – 347 3305377)

 


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