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Ricordando il FOLKSTUDIO: Ernesto Bassignano, Ugo Mazzei, Edoardo De Angelis, Mimmo Cavallo, Peppe Fonte.... e molti altri artisti, giovani e meno giovani... a raccontare di Cesaroni e dintorni

Ricordando il Folkstudio: venerdì 16 novembre a L'Asino che vola - Roma

Una serata di musica, passione e ricordi

 

Come un tizzone che cova sotto la cenere, così l’anima del Folkstudio di tanto in tanto riemerge per ricordare a tutti che all’inizio degli anni Sessanta, a Roma, un piccolo locale ha fatto diventare grande la canzone italiana. Puoi far cadere cenere quanto vuoi (e a volte anche fango), ma basta soffiare un po’ e tutto il fascino, la storia, i nomi, le canzoni, i personaggi che hanno dato vita al Folkstudio ritornano protagonisti.

Questa volta sono stati Ugo Mazzei (cantautore romano) e Jonathan Giustini (poliedrico operatore culturale che da anni si occupa di canzone d’autore)  a voler mettere in piedi una serata-evento che facesse rivivere quelle atmosfere di cui molti hanno sentito parlare ma che non hanno avuto modo di vivere da vicino.

Molti gli ospiti che Mazzei e Giustini hanno chiamato intorno a se per condividere  - giovedì 16 novembre – un ricordo, musicale, nel locale “L’Asino che Vola”. Sul palco del locale romano saliranno non solo musicisti che hanno “davvero” dato voce e corpo a quell’esperienza storica come Ernesto Bassignano, Edoardo De Angelis, Giovanna Marinuzzi, Francis Kuipers, (nell’articolo, le foto dei quattro artisti sono nell’ordine), ma anche amici, addetti ai lavori, artisti emergenti e… super-navigati… come Sandro Petrone, Mimmo Cavallo, Erica Boschiero, Anna Maria Castelli, Peppe Fonte, Paola Donzella, Tony Cercola e molti altri che in questi giorni stanno confermando la loro presenza.

Sapere come nacque il Folkstudio, di quale humus era permeato quel giro di amicizie, quali furono i protagonisti più influenti e quale marca di rosso andava per la maggiore, sono tutte domande che troveranno risposta certamente giovedì 16 novembre dalla viva voce di Bassignano, De Angelis, Kuipers e Giovanna Marinuzzi. In attesa di questa serata che già si preannuncia ricca di aneddoti, musica e ricordi, qui di seguito riassumiamo un po’ di storia del Folkstudio. Un bignami, un assaggio, così da lasciare un po’ di curiosità, giusto quelle cento, duecento domande da porre direttamente ai protagonisti di allora e di oggi…

La foto che abbiamo scelto in homepage per apertura di questo articolo ritrae Francesco Guccini, Paolo Pietrangeli e Giovanna Marini a riprova che al Folkstudio ci si divertiva, ma che si buttarono anche le basi per una (calda) stagione di impegno e di consapevolezza. Una forte convinzione di come le canzoni, e soprattutto le parole delle canzoni, avessero peso e profondità o, per dirla in una sola frase, di come quegli artisti avessero a cuore quell’indomita velleità di cambiare il mondo attraverso un linguaggio universale: la musica.

Racconta la leggenda: “Il Folkstudio era una cantina umida e puzzolente situata sotto un palazzo nel cuore di Trastevere (Roma). Le pareti erano insonorizzate con sacchi di iuta, c'era un piccolo bar con tre o quattro bottiglie, e la sala vera e propria era uno stanzone, in un angolo del quale c'era una pedana alta dieci centimetri, il palco. Da questa postazione precaria è partita gran parte della canzone d'autore italiana che oggi ascoltiamo. Si dice che perfino un non ancora famoso Robert Zimmerman (Bob Dylan), di passaggio a Roma, vi fece un'apparizione cui assistettero una trentina di persone. Il Folkstudio ha chiuso i battenti da molti anni. E noi ancora una volta lo vogliamo ricordare, aprendo i battenti di un altro giovane locale, con lo stesso spirito di un tempo, con la stessa passione di una volta.” (da una vecchia intervista a Giancarlo Cesaroni)

Situato originariamente a Roma in via Garibaldi, il Folkstudio era lo studio-cantina di un pittore americano: Harold Bradley, nel quale si riunivano amici pittori, artisti e musicisti provenienti da tutto il mondo. Avendo fruttato a Bradley denuncie di disturbo della quiete pubblica per le riunioni alquanto rumorose, il pittore decise di improntare il locale nella formula giuridica "circolo privato culturale apolitico".

Tale iniziativa ebbe un grande successo tra i giovani, perché, in una sola serata c’era la possibilità di spaziare dalla musica celtica a quella brasiliana, dalla canzone d’autore a quella politica, dal folk al blues. Il locale concedeva insomma la possibilità ai giovani di esprimersi nella piena libertà musicale, senza condizionamenti di quanto andasse per la maggiore.

Dopo alcuni anni, Harold Bradley, tornò a Chicago e la direzione del locale passò ad uno dei suoi fondatori, Giancarlo Cesaroni, che volle inaugurare una interessante e specifica sezione dedicata esclusivamente agli esordienti della canzone d’autore.

Il Folkstudio nasce nel '60 come un locale tra amici, con un associazionismo spontaneo e diviene subito, inconsapevolmente, un locale di successo. Le sue proposte diverse, la maniera di gestirle ed il tipo di presenza, ne fanno subito il locale intellettuale per eccellenza degli anni '60 - '62 e pian piano vero punto di riferimento, musicale e non, negli anni a seguire, specie nei primi anni Settanta.

Tale ruolo viene recitato costantemente ed è con questo meccanismo che il Folkstudio diventa il vivaio da cui passano agli inizi tutti i personaggi conosciuti e sconosciuti di oggi, da Francesco De Gregori (e suo fratello Luigi) ad Antonello Venditti, da Tommaso Vittorini a Massimo Urbani (presentati nel millenovecentosettantatre come le nuove leve del jazz), da tutti gli interpreti di musica popolare, da Maria Carta a Matteo Salvatore (qui a fianco nella foto), sino alle nuove proposte di musica sudamericana con i Quilapayun o i Condores nel 1968-1969, sino a Daniel Viglietti nel 1976, con i Black Jack David irlandesi del 1977 ed il continuo vivaio del Folkstudio Giovani.

In quest'ottica di riforma e di contrapposizione alla musica di consumo dilagante, si cerca di allargare i confini e presentare le proposte diverse su piano nazionale e nasce l'etichetta discografica nel 1975 con i dischi di Locasciulli, Chalot, Infantino, Harman, Sannucci, la Folk Magic Band, i Tarantolati, la musica contemporanea di Schiano e Guaccero e le Nacchere Rosse.

Sempre in quest'ottica di esportazione nazionale, vengono i tentativi di gestione comune di circuiti di spettacolo in Italia, con altri centri politicamente attivi, iniziati nel 1977 e proseguiti negli anni con i Folk Festival e con le aperture delle nuove frontiere musicali irlandese nel 1979 ed africana nel 1980.

Nel locale si continua con l’andare degli anni e nonostante le enormi difficoltà, a gestire sempre musica con lo stesso indirizzo. Ovvero, riprendendo poche parole del mitico Cesaroni: “Apertura ad nuova musica e sempre a nuovi personaggi, dando loro un palcoscenico per le loro proposte, un pubblico piccolo, ma buono per un riscontro, il massimo appoggio con i mezzi d'informazione per una propagazione del loro discorso, per aiutarli a proseguire nella strada intrapresa, fuori da un rapporto di dare ed avere e fuori da discorsi commerciali e di mass-media che specialmente oggi bombardano e distruggono ogni tentativo di proposta culturale. Questa in breve la storia e la finalità di intenti del Folkstudio.”

E come dare torto al povero Cesaroni? Ieri come oggi, anzi, oggi ancora più di ieri, queste parole sono sacrosante e pesano come macigni…

 

 

VENERDI 16 NOVEMBRE 2012

L’ASINO CHE VOLA

Via Antonio Coppi 12/D

(Zona Piazza Zama; Metro Furio Camillo) - ROMA

 

dalle ore 22.00, ingresso euro 12,00 inclusa prima consumazione

 

http://www.lasinochevola.com

http://www.franciskuipers.com

http://www.ernestobassignano.it/

http://www.edoardodeangelis.it/

http://www.giovannamarinuzzi.it

https://www.facebook.com/pages/Ugo-Mazzei/197975916908256


 


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