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Canzoni&Parole - Festival di musica italiana ...

  di Annalisa Belluco  ‘Canzoni & Parole’ il festival della canzone d’autore italiana organizzato dall’Associazione Musica Italiana Paris che ha esordito nel 2022 è pronto a riaccendere le luci della terza ...

Sul palco dell’Ariston tre giorni di grande musica, da Ranieri a Capossela, da Camanè a Cammariere, dalla Consoli alla Di Marco, fino a Gualtiero Bertelli. E la poesia improvvisata di David Riondino ed Enrico Rustici

Tra le ‘Terre di Mare’ salpa la nave della 41ª ed. del Premio Tenco

Nei prossimi giorni il resoconto del convegno su 'Cantautori a scuola' organizzato da Mario De Luigi'

Il Premio Tenco, quest’anno, è particolarmente difficile da raccontare. L'assenza di Enrico de Angelis – uno dei fondatori del Club Tenco e suo direttore artistico da vent'anni, dimessosi pochi mesi fa denunciando il pericoloso insinuarsi del variegato universo [commerciale] che ruota attorno al Festival di Sanremo all'interno del Club, minandone l'indipendenza e quindi lo spirito originario – aleggia un po' ovunque tra chi questo luogo da sempre lo frequenta e lo vive come approdo privilegiato della canzone d'autore. Tra defezioni di giornalisti e soci e il silenzio polemico di alcune importanti testate musicali, da una parte; autoincensamenti, barricamenti difensivi e conseguenti cadute antidemocratiche, dall'altra, noi ci siamo messi dalla parte della musica, come sempre, in ascolto della sua bellezza e in difesa della sua purezza. E, come sempre, ve la raccontiamo. (qui in alto una foto di Renzo Chiesa che immortala Antonio Silva mentre da' il via alla rassegna)

Diciamo subito che i tre giorni sono stati un evento musicale di enorme portata, con numerosi set di altissimo livello. Come del resto il Club Tenco ci ha sempre abituati. Una nota stonata però c'è stata, a parere di chi scrive, una nota importante come il bordone che sostiene la melodia. Infatti, in un momento delicato come questo, affidare al personaggio di Giuliano Sangiorgi – che annoverare tra gli autori di canzone d'arte secondo i criteri definiti dallo Statuto del Club è per lo meno discutibile – non solo l'interpretazione di una serie di canzoni di Luigi Tenco, ma anche e soprattutto il Lontano lontano di apertura della Rassegna, gesto storicamente simbolico da parte del Club e generalmente legato al filo conduttore (quest’anno “Terre di Mare”: difficile trovare una connessione logica), è stato certamente un errore. Da un punto di vista strettamente artistico, poi, sentire interpretare Tenco a suon di virtuosismi vocali ed effetti eco è stato davvero sgradevole; e se emozioni si sono provate, queste sono scaturite dall’eccelso lavoro del maestro Mauro Ottolini che con i suoi arrangiamenti ha saputo esaltare anche quest'anno la raffinatezza armonica, formale e poetica delle composizioni del grande cantautore alla cui figura artistica e intellettuale il Club si ispirò nel nascere.

Su tutto il resto non abbiamo che parole belle da spendere. Il lungo racconto suonato, cantato e recitato in ottava rima sul palco dell'Ariston è stato un viaggio pieno e appagante tra le Terre di Mare e ciò che queste hanno rimandato all’anima creativa degli artisti, ispirati dalle distese infinte di acqua e dai loro porti. Un viaggio che nella prima tappa del 19 ottobre ha accolto la premiazione delle Targhe Tenco 2017: primo fra tutti il raffinato collettivo Lastanzadigreta (qui sopra una 'parte' del sestetto piemontese) per il Miglior Esordio con Creature Selvagge. È stata quindi la volta di due artisti che sono stati considerati meritevoli della Targa per il Miglior Album in Dialetto, Canio Loguercio e Alessandro D'Alessandro con Canti, ballate e ipocondrie d'ammore: uno stile da sempre personalissimo, quello di Loguercio, che maneggia sonorità acustiche ed elettriche fino a toccare direttamente le corde dell’emozione pure passando attraverso l’ironia, e che ha trovato nel magistrale organetto di D’Alessandro un perfetto completamento artistico e comunicativo. Poi la radiosa Ginevra Di Marco, premiata per il suo disco di interpretazione del repertorio di Mercedes Sosa, intitolato La Rubia canta la Negra; una delle esibizioni più dense ed emozionanti dell’intera rassegna, così come il momento più toccante è stata la premiazione successiva, quella di Claudio Lolli per il Miglior Album Il grande freddo: il riconoscimento atteso per tutta una vita, la lettera grata e affettuosa del cantautore bolognese impossibilitato a presenziare per motivi di salute letta ad alta voce dal chitarrista e amico di sempre Paolo Capodacqua, il silenzio del suo cantare mancato e gli applausi forti del pubblico in sala. Ultima Targa a essere consegnata è stata quella per la Miglior Canzone, assegnata a Brunori Sas (nella foto in basso) per La verità: l’entusiasmo con cui è stato accolto dal pubblico di ogni età ha dimostrato la rara capacità di questo artista di saper parlare davvero a tutti.

Nella stessa prima serata segnaliamo il set di Carmen Consoli, in trio tutto al femminile con la sua chitarra – sempre assai ben suonata – violino, violoncello e canti dedicati al mare di Sicilia: intensissimo il suo breve concerto, al pari con quello della Di Marco forse tra le vette più alte della tre giorni. Ma ce ne sono state altre, come detto all’inizio. Fra tutte, altissime quelle toccate dai due Premi Tenco italiani di quest’anno: Massimo Ranieri (cui è andato il prestigioso riconoscimento quale Operatore culturale e che qui vediamo in una foto con di spalle Sergio Sacchi) ha cantato un pezzo di storia della canzone napoletana, città di mare e di canto per eccellenza, con la maestria che lo contraddistingue e accompagnato dall’orchestra e dagli arrangiamenti avvolgenti di un altro grande artista, Mauro Pagani. Splendidi i suoni, i ritmi, la voce, tutto. E poi l’assegnatario del Premio Tenco dedicato all’Artista, Vinicio Capossela: storicamente legato al Club fin da giovanissimo alle prese con i suoi primi capolavori, ha dunque pensato di mettere su un piccolo spettacolo giusto per l’occasione: lo ha chiamato “Cordàmi” ed è stato fatto di soli strumenti a corda, ad eccezione dei tamburi a cornice di Peppe Leone, circondato dai vecchi amici e quindi da tutta la sua storia, da Jimmy Villotti a Juan Carlos “Flaco” Biondini, da Glauco Zuppiroli ai greci Manolis Pappos e Dimitris Mistakidis, e tra sirene e incanti di mare ha ammaliato, ancora una volta, il pubblico del Tenco, e il suo set ha chiuso il sipario sulla 41a edizione.

Ha colpito meno il pubblico, dal palco, l’altro Premio Tenco per l’Operatore culturale, Camanè, ovvero “il fado”, personaggio simbolo della più tradizionale forma musicale portoghese. Mentre ha lasciato il segno “Flaco” Biondini e il suo tango morbido e struggente, dapprima con Scirocco, scritto con Francesco Guccini e qui in versione tutta argentina, e poi con brani “classici” come Cielo de los Tupamaros: indimenticabile.

Altra importantissima presenza è stata quella di Gualtiero Bertelli (qui sopra durante la sua esibizione), un caposaldo della canzone tradizionale vecchia e nuova, in splendida forma con la sua chitarra e fisarmonica, e accompagnato dal pianoforte; alla fine del suo set ha voluto regalare al pubblico, dedicandola soprattutto ai più giovani, la sua canzone più celebre, Nina ti te ricordi, che cantarono anche Francesco De Gregori e Giovanna Marini. Atri ospiti sono stati il poliedrico Bobo Rondelli, voce calda e accattivante, ironia e profondità, dolcezza e rock; il colorato, fitto e poliglotta gruppo dei Dinatatak, con tanto di fantastico ballerino di tip tap d’antan; il giovane Alessio Arena, figlio d’arte e talento scoperto in quel di Barcellona tra le tante “Cose di Amilcare”; il rocker nostrano Massimo Priviero, che ha raccontato in forma di canzone gli anni difficili che il mondo sta vivendo. E pure gli Ex-Otago, ad avviso di chi scrive i meno interessanti fra tutti per sonorità e temi, pur se pare stiano riscuotendo un notevole successo tra il pubblico più giovane.

Ineccepibile nello svolgere il compito di cantare i porti del Nord è stato l’artista calabrese Peppe Voltarelli, perfettamente a suo agio tra Léo Ferré e Jacques Brel, voce stentorea, cuore e istinto; così come il suo conterraneo Sergio Cammariere, altro artista venuto dal mare la cui storia è molto legata alla rassegna del Club (qui sotto nella foto). Anche lui, come Capossela, ha voluto con sé i musicisti che lo hanno accompagnato per una vita: un talento straordinario, il suo, che il pubblico del Tenco seppe riconoscere già alla fine degli Anni Novanta, e gli applausi della serata, anche da parte di giovanissimi che lo vedevano per la prima volta, non hanno fatto che confermare il reciproco feeling.

Non meno importante ed entusiasmante è stato, tra un set e l’altro, l’ingresso della poesia, impersonata da David Riondino e dal giovane medico e improvvisatore in ottava rima che ha portato con sé, Enrico Rustici: sembrano fatti l’uno per l’altro, su quel palco, i duellanti all’ultimo verso, e nei pochi minuti a loro disposizione hanno dato vita a siparietti di tale eleganza e acutezza ironica da scaldare il cuore e valere da soli un’intera serata.

E poi, tutto questo ben mischiato e shakerato e servito con ghiaccio al fortunato popolo del “dopo-Tenco”, dove come da tradizione di notte in notte sono passati dalla tavola al palco “privato” gli artisti, unendosi nelle inedite, esclusive e irripetibili jam session sanremesi («Per la serie: succede solo al Tenco!» è lo slogan caro al fedele “bravo presentatore” Antonio Silva). 

Con il mattatore onnipresente Bobo Rondelli, hanno generosamente condiviso il palco notturno misconosciuti artisti e celebrità internazionali, l’organetto talentuoso di Alessandro D’Alessandro ha risposto con disinvoltura agli inviti della chitarra e ai passi di danza di Jimmy Villotti, e per un attimo la storia stessa della canzone italiana si è ritrovata lì, facendosi beffe del tempo trascorso, con Mauro Pagani e Franco Mussida a farsi da spalla a vicenda e David Riondino a improvvisar rime («… che ci va via tutta quanta la pena/a rivedervi insieme sulla scena»), mentre al piano un entusiasta Sergio Cammariere aveva un vulcano tra le dita…

Insomma, tanta, tantissima bellezza anche quest’anno, non v’è che dire. Sulla convivenza – logistica e temporale – tra la tre giorni della Rassegna e Area Sanremo molto si è detto e molto si continuerà a dire. Da parte nostra, riteniamo che l’impegno del Club Tenco di far crescere i nuovi autori nella conoscenza di quanto più alto la canzone possa esprimere come forma d’arte sia solo positivo; e del resto, come Sergio Staino ha fatto notare al convegno “Cantautori a scuola” (nella foto in alto un momento del giovedì pomeriggio, con in prima fila il Ministro Valeria Fedeli; nei prossimi giorni potrete leggere un ampio resoconto sempre su queste pagine), è inutile provare a parlare ai giovani nella nostra lingua se noi stessi non impariamo a conoscere la loro: noi lamenteremmo sempre la loro “ignoranza” e loro il nostro anacronismo, sbagliando l’analisi gli uni e gli altri. Ma attenzione! Che il passaggio auspicato sia dal basso verso l’alto e non viceversa. Che tra una Terra di Mare e l’altra la nave della canzone d’autore prenda a esempio il coraggio dei salmoni di risalire la corrente e non decida, piuttosto, di invertire la rotta per seguire la moltitudine dei pesci e discendere in giù, dove – si sa – è sempre più facile andare.

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Per le foto si ringrazia Raffaella Vismara e Renzo Chiesa.

Un ringraziamento però va a tutti i fotografi che come sempre
seguono la rassegna. La foto qui sotto vuole essere un omaggio ai
principali fotografi di questa edizione 2017.
Nell'ordine, da sinistra, i loro nomi (che rimandano alle rispettive
pagine facebook):
Davide Merlenghi, Jacopo Gugliotta, Renzo Chiesa, Umberto Germinale,
Mauro Vigorosi, Raffaella Vismara, Luca Stadero, Angela Perri e
Marco Donatiello.
In basso, Emanuela Ranucci e Giuseppe Verrini


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