Francesco Di Giuseppe
Dopo cinque lavori autoprodotti, Francesco Di Giuseppe giunge all’esordio ufficiale con un disco in cui quello che il musicista napoletano ama definire “particolar pop” mostra, in tracce strumentali chitarristiche, una delicatezza accorata, che disegna l’aria attorno a sé, così come nutre l’immaginazione.
Ad occhi chiusi è infatti semplice seguire, tra le note e nei cieli di Di Giuseppe, movimenti fluttuanti e geometrie raffinate disegnate nell’etere, scie di volo e brezze marine, che abbracciano spazi dilatati, tra ritmi e suoni spesso mediterranei, che portano colore caldi e pastosi alla grazia stilizzata degli arpeggi di chitarra classica. Ecco allora nella musica dell’artista la sensazione di ebbrezza leggera che sprigiona il librarsi verso la luna, le lievi traiettorie delle farfalle, che via via sembrano incrociarsi, per sfiorarsi in un turbinio di colori, mentre il ritmo si fa più vorticoso, i movimenti rapidi e veloci che sospingono e inebriano il volo dei gabbiani, che paiono volteggiare nell’aria al rincorrersi fitto delle note eleganti.
In Mare fermo la musica del chitarrista napoletano, classe 1979, si fa più tesa e maestosa, nella contemplazione di una bellezza rassicurante, ma anche sconfinata e gloriosa, così come in 110 km/h si fa più nervosa, quasi a descrivere l’aria che batte sui finestrini e il ritmo di marcia di un’automobile, ben cadenzata dai bassi, ma anche le tensioni che vibrano nell’orizzonte di questi brani sono solo fili leggeri come nastri di tulle.
L’ariosa e rilassata Dal decimo piano si vede il mare suona quasi sudamericana, mentre l’arrangiamento più articolato de La danza del principe e della monaca scandisce figure di danza in un ritmo brioso, a tratti quasi volutamente “grottesco”, con sapienza evocativa degna di una colonna sonora cinematografica, rintracciabile anche ne Le bancarelle del torrone, discesa pittoresca tra i vicoli di un’Italia densa di profumi.
Ne I suoi capelli al vento dalla dimensione collettiva si scivola in quella più intima, in un’aria di morbide carezze e seduzione, stemperata in quiete, serenità e dolcezza nell’inseguirsi delle note più basse; domestica e privata anche l’ambientazione ideale de Il finale di una scenata di gelosia, in cuila musica sembra percorrere gli scalini della progressione di una discussione, tra amarezza e confronto serrato.
Una lievità “crepuscolare” sfiora invece le “piccole cose” in La collezione di bomboniere, mentre Vento freddo del 12 agosto pare emulare e restituire in musica la forza, la direzione, l’umidità della brezza estiva più fresca, che cinge le strade. Infine in Notturno le chitarre di Di Giuseppe trasportano brividi, nel percorso lieve del vento.
In queste tracce sempre stringate ed efficaci, lontane da qualunque rischio di virtuosismo, pure insito in operazioni musicali del genere, si sente la maestria tecnica del musicista, ma si sa, questa non può mai bastare: è l’anima delicata dell’autore a dare alle canzoni un respiro interiore.
01. A poca distanza della luna
02. Il finale di una scenata di gelosia
03. Due farfalle in volo
04. La danza del principe e della monaca
05. I suoi capelli al vento
06. Ma che ci fanno i gabbiani a Frattamaggiore?
07. Il cielo nel fosso
08. Mare fermo
09. Le bancarelle del torrone
10. Dall’angolo della strada
11. Dal decimo piano si vede il mare
12. 110 km/h
13. La collezione di bomboniere
14. Vento freddo del 12 agosto
15. Notturno
Francesco Di Giuseppe: autore ed interprete di tutte le canzoni